US OPEN – Un terrificante Wawrinka spazza via Murray in tre set. Lo svizzero ha sfoderato una prestazione surreale, senza concedere palle break. I segreti? Il nuovo coach e la famiglia riunita.
Stanislas Wawrinka tira uno dei migliori rovesci del circuito
Di Riccardo Bisti – 6 settembre 2013
“Come possiamo dire che Roger Federer sia il più grande di tutti i tempi se non siamo nemmeno sicuri che sia il più forte della sua epoca?”. La frase, un filo provocatoria, è una delle più famose di Rino Tommasi. L’allusione era agli scontri diretti contro Rafael Nadal. Oggi, il declino di Federer sembra avere un ulteriore effetto collaterale. Siamo sicuri che sia il più forte tennista svizzero? Se lo sono chiesti in tanti dopo la terrificante prestazione di Stanislas Wawrinka nei quarti dello Us Open, dove ha schiantato Andy Murray con un severo 6-4 6-3 6-2. Nessun infortunio, nessuna scusa: Wawrinka ha giocato a livelli altissimi, ricordando la super-partita di otto mesi fa a Melbourne contro Djokovic. Sotto 1-6 e 1-4, il serbo riuscì a rimontare e vincere 12-10 al quinto. Col senno di poi, fu la vera finale del torneo. Murray non ha fatto altrettanto ed è stato travolto da un’onda che lo ha trascinato via ancor prima che potesse organizzarsi. Una lezione di tennis che spaventa. A 28 anni, e al 35esimo tentativo, lo svizzero ha centrato la prima semifinale Slam in carriera. Un risultato eccezionale ma non inatteso, soprattutto dopo il salto di qualità dei mesi scorsi. “Quest’anno sono cambiate tante cose per me – ha detto lo svizzero, che ha scelto di farsi allenare da Magnus Norman – i primi mesi sono stati molto duri, con alcune sconfitte dolorose, ma allo stesso tempo molto positivi. Perchè ho espresso un ottimo livello di gioco”. Ma se parli di "Iron Stan", non puoi non citare Roger Federer. “In tanti mi hanno detto che sono stato sfortunato ad averlo davanti. Io ho sempre detto di no. Ho trovato i lati positivi di questa situazione. Quando sono arrivato nel circuito ero giovane, timido. Averlo davanti era meglio. Poi ho avuto l’opportunità di allenarmi spesso con lui. E poi la Davis, le Olimpiadi. Posso solo essere grato a Roger, questo è sicuro”.
Nel 2008 hanno vinto l’oro olimpico in doppio, sviluppando una bella amicizia. Anche in questi giorni, dopo l’eliminazione di Federer, sono rimasti in contatto via SMS. Ogni messaggio di Federer è un’iniezione di fiducia, ma mai come le chiacchierate via Skype con la piccola Alexia, rimasta a casa con la moglie Ilham. La coppia si è ricomposta dopo una clamorosa separazione nel settembre 2010, quando la bambina aveva meno di un anno. Wawrinka tornò a casa da una trasferta in Kazakistan e disse alla moglie che la famiglia era una distrazione troppo grande. Prese le sue cose e si trasferì in un albergo. “Se me lo avesse detto prima, avremmo potuto affrontare insieme il problema” disse Ilham. Era un periodo difficile per Stan: si era appena separato con lo storico coach Dimitri Zavialoff, che lo aveva preso da bambino quando Stanislas prendeva lezioni nella piccola città di St. Barthelemy, a 10 minuti da Losanna. Per un po’ ci ha provato con Peter Lundgren, ma il salto di qualità è arrivato con Magnus Norman. E si è riunito con la famiglia. Nel 2010 era convinto di avere solo altri 5 anni di tennis davanti a sè, e decise di focalizzarsi sulla racchetta. Poi si è reso conto che cinque anni non sono nulla in confronto alla vita. E a una famiglia. Qualche fisima gli è rimasta: moglie e figlia, infatti, sono rimaste in Svizzera. “Non è facile viaggiare con un bambino, soprattutto nel tennis. Mi presento al club al mattino, torno la sera…non avrei tempo per starle dietro”. I casi di alcuni colleghi (Federer su tutti) lo smentiscono, ma tant’è. Tuttavia, la famiglia gli ha regalato la giusta maturità. “La differenza rispetto al passato? Quest’anno riesco a giocare bene anche quando non sono in giornata – dice Wawrinka – in passato, nei giorni cattivi, ho giocato alcune partite disastrose. E ho perso quando avrei dovuto vincere”.
Il 12-10 patito in Australia contro Djokovic gli è servito contro Murray. “Non c’è dubbio. Durante quella partita, sapevo che stavo giocando contro il migliore al mondo, il più forte di tutti sul cemento, il campione in carica. Eppure l’ho tenuto in campo per 5 ore”. Prima di affrontare Murray, lo svizzero aveva espresso buone sensazioni. “Mi piace giocare contro Andy. Ci conosciamo bene, capita di allenarsi insieme. Se partirò bene, potrò fare qualcosa di buono”. Eppure aveva ammesso la superiorità dei primi quattro sul resto del gruppo. “Beh, è un dato di fatto che abbiano vinto tutto negli ultimi anni. Solo quest’anno Federer ha perso il ritmo, ma prima erano molto migliori del resto del gruppo. Tuttavia credo che ci siano alcuni giocatori in grado di metterli in difficoltà”. Lui è tra questi. Lo ha dimostrato in una partita eccezionale, in cui Murray è stato messo in un angolo dall'inizio alla fine. L’aveva studiata a tavolino, presentandosi a rete in decine di occasioni e cogliendo un buon numero di punti, aiutato anche dal vento. Ma gli attacchi di Stan erano talmente “cattivi”, incisivi e violenti, che spesso Andy ci arrivava male. E doveva giocare modesti pallonetti. Il match è definitivamente girato nel decimo game del primo set, quando lo svizzero ha avuto bisogno di sei setpoint per mettere la testa avanti. Da lì in poi, è stato uno show. E Murray ha confermato di avere limiti precisi quando va in difficoltà e il clima non gli è favorevole (cioè ovunque, tranne che sul Centre Court di Wimbledon). Wawrinka ha dominato in ogni settore del gioco: 45 vincenti a 15, 31 punti su 42 discese a rete e una presenza agonistica molto vivace. Ha raccolto l’88% dei punti con la prima di servizio e non ha concesso una sola palla break. Soltanto nell’ultimo game si è trovato 0-30, ma poi ha giocato un paio di super-punti che hanno rimesso le cose a posto. Murray è entrato in confusione e non ha fatto nulla per cambiare le cose, mostrando una netta involuzione rispetto a Wimbledon. Nel terzo set, ha alzato bandiera bianca, regalando un break con un drittaccio in rete e un doppio fallo. Forse aveva già la testa alla Coppa Davis, dove tornerà a giocare dopo un paio d’anni d’assenza. Guiderà la Gran Bretagna al successo contro la Croazia priva di Marin Cilic. A New York ci resta Wawrinka. Il regno americano di Murray è durato un anno. E a fine anno c’è il rischio che la Svizzera abbia un nuovo numero 1.
US OPEN 2013 – UOMINI
Quarti di Finale
Stanislas Wawrinka (SUI) b. Andy Murray (GBR) 6-4 6-3 6-2
Novak Djokovic (SRB) b. Mikhail Youzhny (RUS) 6-3 6-2 3-6 6-0
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