In una intervista rilasciata al Daily Telegraph, Neil Stubley, guru dei campi in erba di Church Road, ha spiegato perché l’ipotesi slittamento data per Wimbledon non era praticabile. Anche se in passato, su quegli stessi campi, altre competizioni in periodi diversi si sono disputate

L’erba non si adatta ai cambi di clima

Quelle due settimane passate ad osservare ogni singola fogliolina, a curare maniacalmente ogni ciuffetto verde, per presentare in mondovisione il suo lavoro, stavolta gli mancheranno. «Quando ho sentito l’annuncio della cancellazione in tv mi sono sentito un po’ vuoto dentro», ammette Neil Stubley, il capo giardiniere di Wimbledon. «Uno dei lati belli del mio mestiere è che posso mostrare il frutto della mia fatica a tutto il mondo ogni anno. Gli occhi di tutti sono puntati per vedere in che stato è il Centre Court il primo giorno dei Championships, ed è sempre un momento di tensione», ha raccontato al Daily Telegraph. «Sarà strano, fra giugno e luglio, non sentirsi addosso quell’adrenalina».

L’All England Club per qualche tempo ha considerato l’ipotesi di far slittare il torneo ad agosto, ma l’erba non è la terra, o il cemento. E’ una superficie viva, che non si adatta così facilmente ai cambi del clima. «A fine estate il sole si abbassa sull’orizzonte», spiega Stubley. «Quindi la rugiada arriva prima, e i campi diventano scivolosi. La finestra utile per giocare si accorcia sia all’inizio sia alla fine del giorno. Sarebbe bellissimo poter gareggiare a fine estate e in autunno, purtroppo non è possibile».

Si è già giocato in altri periodi ma…

Per altre occasioni i Doherty Gates sono stati aperti anche più in là con la stagione, ma Wimbledon è un evento estremamente complesso. «E’ vero che abbiamo ospitato incontri di Coppa Davis in settembre, ma in quel caso gli incontri iniziano alle 11 e 30 del mattino, o a mezzogiorno, e finiscono attorno alle 5 del pomeriggio». E solo per la durata di un weekend. «Durante i Championships invece si parte alle 11 e si finisce alle nove di sera tutti i giorni. Mettere in campo 670 match nel corso di 13 giorni è già una sfida complicata nel caldo estivo, figuriamoci in altri periodi dell’anno».

Per gran parte della sua storia Wimbledon è stato in calendario a cavallo di giugno e di luglio. Dal 2015 si è deciso di spostarlo avanti di una settimana per dare più spazio alla stagione sull’erba, della quale rappresenta il culmine e la giustificazione vera. Ma è il termine estremo, impossibile da superare anche in casi di emergenza assoluta come quello di oggi. Il Club del resto è assicurato contro la pandemia; riceverà circa 113 milioni di euro di indennizzo e ha deciso di non licenziare né mettere in cassa integrazione nessuno dei suoi dipendenti.

Stubley e il suo team di 15 giardinieri continueranno a tenere in ordine i campi, lottando contro le erbacce e le volpi che ne ne minacciano lo splendore. Il distanziamento sociale vieterà però le pause per il tè in comune, e i rinforzi che arrivano solitamente dall’estero durante il periodo cruciale dei torneo stavolta resteranno a casa. «Mettiamola così: avrò più tempo per stare con miei figli», conclude Stubley. «Sarà comunque un’estate strana per tante persone».