Sorpresa: a pochi giorni dall'inizio della nuova stagione, il coach americano annuncia la fine della partnership. Sorprende la tempistica, ma i risultati non sono stati all'altezza. E adesso chi sceglierà Sloane? Sul web circolano nomi improbabili… 

Avrebbero dovuto spaccare il mondo, ma è stato un sostanziale fallimento. Quando Nick Saviano fu scaricato da Eugenie Bouchard (peraltro con pessimi risultati), Sloane Stephens l'ha contattato e ingaggiato al volo. Si pensava che la “colored” americana avrebbe ritrovato i fasti del 2013, quando colse la semifinale in Australia battendo nientemeno che Serena Williams. E qualche buontempone l'aveva già definita “la Nuova Serena”. Però non era stata capace di vincere un solo torneo WTA, perdendo ben sei semifinali. Con Saviano ha interrotto la serie, fin quasi imbarazzante, vincendo il piccolo torneo di Washington, ma nel complesso non è andata bene. “Io e Sloane non lavoreremo insieme nel 2016 – ha annunciato il coach americano – è stato gratificante e piacevole allenarla nei grandi tornei e ottenere ottimi risultati, in particolare il suo primo titolo WTA”. A parte le dichiarazioni di facciata, non è andata proprio così. La Stephens fatica a vincere le partite importanti, è vittima di lunghi cali di concentrazione e a volte sembra che non le piaccia giocare a tennis. La separazione con Saviano è la seconda di un certo tipo, poiché l'anno scorso aveva lasciato nientemeno che Paul Annacone, ex di Federer. Senza dimenticare la parentesi con Thomas Hogstedt. Ma questa è ancora più dolorosa, poiché Saviano la conosceva fin da quando aveva 11 anni. “Quest'anno ho avuto tanti alti e bassi, non mi hanno regalato nulla – ha detto la Stephens a Washington, unico squillo stagionale – ho dovuto lottare per ogni vittoria e adesso posso dire di aver vinto un torneo”. Negli Slam, il miglior risultato è arrivato al Roland Garros: ha battuto Venus Williams, poi ha perso da Serena negli ottavi, non prima di averle scippato un set. Ma le sconfitte al primo turno in Australia e a New York sono state particolarmente dolorose.

 

 
SCENARI IMPROBABILI

Saviano ha 59 anni e, come detto, è noto soprattutto per gli ottimi risultati con Eugenie Bouchard. La sua attività proseguirà nella sua accademia di Plantation, Florida, denominata “Saviano High Performance Tennis Academy”. Dice che allenerà ottimi giocatori, sia professionisti che junior, ma non ha fatto nomi. Negli undici mesi con la Stephens, ha provato a migliorarne la concentrazione e a farla divertire sul campo da tennis. Non ce l'ha fatta, se non a sprazzi. La lascia al numero 30 WTA, classifica insufficiente per una ragazza dal grosso potenziale, sia tecnico che commerciale. E ci si domanda chi sarà il suo prossimo allenatore. Il noto magazine multilingue “Vavel” ha ipotizzato una serie di possibili scenari. Partendo dalle esperienze passate, peraltro quasi sempre limitate ai coach USTA, ha fatto i nomi di alcuni papabili. Ma ci sembrano soprattutto fantasie. Sembra improbabile l'opzione Lindsay Davenport. L'americana ha fatto buone cose con Madison Keys, ma la partnership è terminata perché la ex n.1 non aveva la possibilità di viaggiare ogni settimana. Il problema si ripresenterebbe con la Stephens, che ha certamente bisogno di una guida molto presente. E' stato fatto il nome di Martina Navratilova e sembra quasi impossibile. Martina ha tutte le qualità del mondo, ma l'esperienza con la Radwanska è stata fallimentare, quasi terribile. La Navratilova ha un mucchio di impegni che le impediscono di impegnarsi al 100%. Jimmy Connors ha funzionato discretamente con Roddick, è durato un match con la Sharapova e aveva intrapreso una mini-collaborazione con la Bouchard prima che la canadese avesse l'incidente nello spogliatoio di Flushing Meadows. Difficile che Jimbo abbia voglia di impegnarsi con una giocatrice dal potenziale ancora inespresso, soprattutto oggi che ha 63 anni. L'impressione è che Sloane, fantasie a parte, debba rivolgersi a un coach esperto e che sappia tenerla lontana dall'ansia di arrivare. Tre anni fa era il volto nuovo del tennis, oggi è in odore di bluff. Dorato, competitivo, ma pur sempre bluff.