A quasi 38 anni, il francese diventa il secondo più anziano di sempre a vincere un torneo Challenger, rilanciando una carriera che sembrava agli sgoccioli. Un personaggio particolare, che ama visitare i posti in cui gioca. “La mia casa è il mondo, direi che il mio stile di vita è di ispirazione buddista”

Campioni di longevità come Roger Federer e (fatte le debite proporzioni) Ivo Karlovic stanno facendo cose importanti, rese ancora più speciali in virtù della loro età. Ma se Federer è una leggenda, e Ivo Karlovic è dotato di un servizio-bomba che riduce gli sforzi, non si può dire altrettanto di Stephane Robert. Classe 1980, il francese di Montargis compirà 38 anni il prossimo 17 maggio, ma sta vivendo una terza giovinezza. Fuori dall'establishment del tennis francese, ha perso nelle qualificazioni dell'Australian Open ma è rimasto Down Under per un paio di settimane, ricaricando le batterie prima di giocare (e vincere) il Challenger di Burnie. In semifinale ha superato un avversario ostico come Yoshihito Nishioka, mentre nel match clou ha concesso appena tre game a Denis Altmaier, giovane tedesco sponsorizzato da Sky. “Ho finito la semifinale molto tardi, ero un po' stanco e provavo a chiudere il punto in massimo 3-4 colpi. Tuttavia ho fatto 30 minuti di stretching, il recupero giusto, e in finale stavo molto bene. Bella atmosfera, superficie ottima… il giorno perfetto”. Con questo successo, Robert è risalito al numero 164 ATP con un obiettivo molto chiaro: “Tornare tra i top-100, giocando bene nei Challenger e poi, chissà, fare altrettanto negli Slam e negli ATP”. L'Australia porta bene a Robert, che quattro anni fa colse gli ottavi all'Australian Open da lucky loser. Lo avvisarono 20 minuti prima di scendere in campo, è finita che ha vinto tre partite prima di arrendersi con onore ad Andy Murray. A parte gli infortuni e le noie fisiche (anni fa aveva contratto una rara forma di epatite), ha scelto uno stile di vita particolare, diverso da quello dei colleghi. Non ha vinto titoli ATP (vanta una finale al defunto torneo di Johannesburg), ma si è aggiudicato nove Challenger. A 37 anni e 8 mesi, è il secondo più anziano di sempre a vincerne uno. Per ora gli sta davanti soltanto Dick Norman, che ne aveva 38 e 1 mese quando vinse a Città del Messico nel 2009. “Non ho le stesse priorità degli altri giocatori – racconta Stephane – io cerco soprattutto il piacere”. Per “piacere” si intende la voglia di viaggiare, scoprire ogni angolo del mondo.

I SOLDATI DI KARSHI
Il suo insolito stile di vita è rappresentato dalla frase: “Io investo i miei soldi nei viaggi. La mia casa è il mondo. Non ho niente da dimostrare, quello che mi interessa è immergermi nello stile di vita dei posti che visito. Mi piacerebbe completare il mio giro del mondo”. In virtù di questo, non sorprende vederlo giocare in Australia, mentre in Europa pullula di tornei. Dopo il successo a Burnie si è spostato in Tasmania, a Launceston, dove ha già superato il primo turno battendo il connazionale Gianni Mina. “Sono molto legato alla natura – dice Robert – adoro le creazioni della natura e sono molto meno interessato a quello che realizzano gli uomini. Una delle materie che preferisco è la psicologia. Sto molto attento a come comunico con me stesso durante una partita, non voglio che il cervello vada per conto suo. Direi che la mia ispirazione è più buddista”. Nella sua carriera, i luoghi più affascinanti che dice di aver incontrato sono Thailandia e India.Ogni volta che vado in un posto nuovo, consulto TripAdvisor per godermi al meglio il posto”. La sua carriera è piena di aneddoti, di situazioni speciali, buone per essere raccontate e magari raccolte in un libro. Una volta gli hanno chiesto se ha mai avuto paura. “Paura no, ma qualcosa di curioso mi è successo a Karshi, in Uzbekistan. Il campo centrale era bellissimo, così gli organizzatori hanno chiesto di venire alla cerimonia inaugurale. Lo stadio era pieno, c'era un'atmosfera in stile sovietico. Ma poi, durante la settimana non c'era nessuno. In finale si è riempito nuovamente, ma quando qualche spettatore parlava troppo, era disattento o non applaudiva al momento giusto, un soldato lo prendeva e lo accompagnava fuori. È stato qualcosa di folle”. Fossimo una casa editrice francese, non esiteremmo a chiamarlo. Ma prima deve completare il suo viaggio nel tennis. “Adesso sto bene, non vedo perché debba pensare al ritiro”. Già, perchè?

ATP CHALLENGER – I VINCITORI PIÙ ANZIANI
Dick Norman, Città del Messico 2009 – 38 anni e 1 mese
Stephane Robert, Burnie 2018 – 37 anni e 8 mesi
Bob Carmichael, Hobart 1978 – 37 anni e 6 mesi
Stephane Robert, Kobe 2017 – 37 anni e 5 mesi
Victor Estrella Burgos, Santo Domingo 2017 – 37 anni