Siglando una doppietta a livello Challenger che mancava da 29 anni, il vincitore dello Us Open juniores Taylor Fritz ha attirato parecchia attenzione su di sé. È lui il campione che gli States aspettano? Forse sì, a patto che sappia convivere con le pressioni.Si chiama Taylor Fritz, ha 17 anni e a livello Challenger è l’uomo del momento. Il motivo è semplice, si è appena reso protagonista di un risultato che nel circuito minore ATP si era visto una volta sola: vincere due tornei consecutivi da minorenne. L’unico a farcela fu nel 1986 l’austriaco Horst Skoff (poi top 20), che un mese prima di festeggiare la maggiore età vinse prima a Chartes (Francia) e poi a Dortmund (Germania), sfondando il muro dei top 100. Da allora, altri sette giocatori erano riusciti a prendersi due titoli prima dei 18, fra i quali Djokovic, Nadal, Berdych, Gasquet e Del Potro, ma mai nessuno ce l’aveva fatta in due tornei di fila. Ci è riuscito il giovane di Rancho Santa Fe (California), che compirà 18 anni il prossimo 28 ottobre e ha alzato al cielo uno via l’altro i trofei del 100.000 dollari di Sacramento e del 50.000 di Fairfield, sempre negli Stati Uniti, trovandosi catapultato nel giro di otto giorni dalla posizione numero 694 fino alla 232. E fa niente se il suo coetaneo Zverev vanta già due semifinali ATP e un posto da top 100 da qualche mese, nel Tour ormai non c’è più fretta. “L’età media dei top 100 è sempre più alta”, analizza papà Guy, buon giocatore negli anni ’70 e poi coach affermato a San Diego, dove ha sposato Kathy May (numero 10 WTA nel ’77, con tre quarti Slam alle spalle) e messo una racchetta in mano al figlio ad appena due anni. L’ha seguito a lungo in prima persona, dopo aver lavorato anche con CoCo Vandeweghe, per poi dirottarlo nelle mani del coach USTA David Nainkin (già a fianco di Fish, Querrey e Stephens), che lo allena a Carson insieme al trainer Rodney Marshall. Insieme, i tre hanno costruito un’accoppiata servizio-diritto di alto livello, con l’obiettivo di seguire le orme di Pete Sampras, e vissuto uno splendido 2015 negli Slam under 18. Prima la finale al Roland Garros, poi la semifinale a Wimbledon, quindi il successo allo Us Open, il torneo sognato sin da ragazzino. “Ho chiuso la mia carriera juniores nella maniera più bella – ha detto – e aperto quella da ‘pro’ ancora meglio. Ma c’è tanto lavoro da fare, siamo solo all’inizio del percorso”. Nel frattempo i giornalisti delle testate più importanti si sono accorti di lui, sono già arrivati i primi complimenti importanti sui social, da Billie Jean King a Brad Gilbert, e c’è da scommettere che molto presto il sito ATP provvederà a caricare una foto nel suo profilo.
GENERAZIONE DI FENOMENI?
Fritz è la punta di diamante di una generazione d’oro: quattro dei primi cinque del ranking under 18 portano bandiera statunitense, e si sono presi tre Slam. Lo Us Open a Fritz, il Roland Garros a Tommy Paul e Wimbledon al gigante Reilly Opelka. Con loro anche il ’98 Michael Mmoh, più Frances Tiafoe e Stefan Kozlov. È vero che negli States hanno bruciato una valanga di potenziali campioni, ma stavolta sembrano veramente in parecchi perché nessuno riesca a prendere il posto di Andy Roddick, ultimo a vincere uno Slam e raggiungere la vetta del ranking ATP. “Vedo molto più potenziale in questo gruppo rispetto a quelli degli anni passati – ha detto Brad Gilbert – e sarei scioccato se almeno tre di questi ragazzi non arriveranno fra i primi 25 della classifica”. Ma in USA vogliono ben altro, e l’uomo giusto, secondo lo storico coach di Andre Agassi, pare proprio Fritz. “Ha parecchie qualità, e negli ultimi due anni ha compiuto grandissimi progressi. Mi ricorda un po’ Todd Martin, per la sua stazza (è altro 193 centimetri, ndr) e per la facilità con cui colpisce. Non è ancora arrivato a certi livelli, ma credo possa diventare quel tipo di giocatore”. E pensare che da piccolino preferiva calcio, basket e baseball, e due anni fa, quando arrivò in Florida al centro d’allenamento della USTA insieme a una quindicina di coetanei, si accorse di essere il peggiore del gruppo. “Non ce n’era uno con cui riuscivo a vincere – ricorda – perché tutti avevano una diversa mentalità, erano già professionisti”. Lui invece era ancora un ragazzino, piuttosto pigro, che vedeva la racchetta come un semplice divertimento. In California vinceva anche senza allenarsi troppo, senza seguire una dieta particolare, non aveva mai sentito il bisogno di dedicare più attenzione al tennis. Ma su scala nazionale serviva ben altro. “Ho capito che la strada verso il professionismo era molto più lunga di quanto pensassi, e per diventare un giocatore bisognava lavorare molto più duramente”. Basta cibi poco salutari, tanta atletica e molte più ore in campo, grazie alla possibilità concordata coi genitori di seguire online gli ultimi anni di superiori, senza obbligo di frequentare. “Una decisione molto difficile – racconta la madre – perché era un ottimo studente, e io solo sempre stata contraria alla scuola fai da te. Ma alla fine abbiamo dovuto cedere”.
TAYLOR COME CRISTIANO RONALDO
Non se ne sono pentiti, così come probabilmente non si pentiranno della decisione presa insieme al figlio lo scorso 28 agosto. Dopo essere diventato il primo statunitense degli ultimi dieci anni a guidare la classifica mondiale juniores, Fritz ha deciso di passare professionista firmando per l’agenzia californiana CAA Sports, la stessa che annovera oltre mille atleti in tutto il mondo, fra i quali Cristiano Ronaldo e altri tennisti di spessore. I genitori avrebbero preferito facesse almeno un anno al college di Los Angeles, ma i risultati li hanno convinti. “Voleva a tutti i cosi passare 'pro', e ha vinto la sua battaglia”, raccontava il padre un paio di mesi fa. “Sono scettico perché ha ancora bisogno di tempo. Ha ottenuto dei risultati importanti, ma con una programmazione limitata. La firma del contratto prevede un numero ben preciso di tornei, e sono parecchi, la situazione cambia. Io sto cercando di proteggerlo da eventuali infortuni, perché credo abbia concrete chance di diventare un giocatore di alto livello. Dopo la vittoria al Roland Garros è cambiato tutto. È diventato ancora più sicuro di sé, più determinato, più testardo. Si è fissato degli obiettivi e sta facendo di tutto per raggiungerli”. Guy Fritz non sapeva ancora che un paio di mesi dopo quello del figlio sarebbe diventato il volto nuovo del tennis a stelle e strisce, che ha già la giusta maturità per stare lontano da inutili pressioni. “Cerco di non dare peso alla situazione, e tenere tutte le voci fuori dalla mia testa. Ci sono un sacco di ragazzi che giocano al mio livello, cerchiamo di spingerci a vicenda per diventare tutti dei tennisti migliori”. Ma se fino a qualche tempo fa parevano tutti allo stesso livello, ora c’è qualcuno a indicare la strada. Lo stesso che due anni fa non trovava un avversario da battere, mentre ora aspetta da sedici match qualcuno in grado di battere lui.
VINCITORI DI DUE TORNEI CHALLENGER PRIMA DEI 18 ANNI D’ETÀ
1. Richard Gasquet (Montauban 2002 e Sarajevo 2003) – 16 anni e 9 mesi
2. Rafael Nadal (Barletta e Segovia 2003) –17 anni e 1 mese
3. Bernard Tomic (Melbourne 2009 e Burnie 2010) – 17 anni e 3 mesi
4. Novak Djokovic (Budapest e Aachen 2004) – 17 anni e 5 mesi
5. Juan Martin Del Potro (Montevideo 2005 e Aguascalientes 2006) – 17 anni e 6 mesi
6. Kent Carlsson (Neu Ulm 1984 e Messina 1985) – 17 anni e 8 mesi
7. Horst Skoff (Chartres e Dortmund 1986 CONSECUTIVI) –17 anni e 10 mesi
8. Tomas Berdych (Budaors e Graz 2003) – 17 anni e 11 mesi
9. Taylor Fritz (Sacramento e Fairfield 2015 CONSECUTIVI) –17 anni e 11 mesi
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