La tempistica è curiosa. Nel momento in cui Flavia Pennetta abbandona il tour, almeno nelle vesti di giocatrice, il suo ex grande amore Carlos Moyà riprende a viaggiare. Intendiamoci: dopo il ritiro non è mai uscito dall'ambiente. Ha aperto un'accademia a Madrid insieme al suo amico Roberto Carretero, si è riciclato nelle vesti di opinionista e nel 2014 è stato capitano di Coppa Davis. Tuttavia, non aveva ancora fatto il coach. I pezzi del puzzle si sono messi insieme quando Ivan Ljubicic ha ricevuto la chiamata di Roger Federer. Non poteva dirgli di no, allora ha chiuso la collaborazione con Milos Raonic. Rimasto senza un head-coach (salvo la preziosa collaborazione con Riccardo Piatti), ha subito contattato Moyà. Non ha avuto dubbi: l'unico timore riguardava la concorrenza, visto che il maiorchino è molto richiesto. L'operazione è andata in porto e lo avrà al suo angolo per quindici settimane, a partire dall'Australian Open. “Il contatto è nato quando Milos ha cessato la collaborazione con Ljubicic – ha detto Moyà – mi ha chiamato il suo manager, mi ha spiegato il progetto e mi ha chiesto se mi interessava farne parte, qualora avessero scelto proprio me”. I due si erano già incrociati a Kobe e Manila, durante un paio di tappe dell'IPTL. Moyà ha fatto le sue domande, voleva vederci chiaro, ma alla fine ha detto sì. “Non si sono fatti sentire per qualche settimana. Immagino che abbiano valutato alcune opzioni, poi mi hanno dato la conferma. Avevano scelto me. E' una delle mie più grandi sfide da quando ho smesso di giocare”. Fino ad oggi, Moyà aveva ricevuto diverse proposte ma aveva sempre rifiutato. Il motivo principale riguardava la famiglia, visto che con la compagna Carolina Cerezuela ha messo al mondo tre bambini. “Infatti, in questi anni ho svolto alcune attività che richiedevano meno tempo”.
QUINDICI SETTIMANE ALL'ANNO
Moyà sarà il sostituto naturale di Ljubicic e affiancherà Riccardo Piatti. Ovviamente lo conosce, ma non ha la stessa intesa che poteva avere il croato, al fianco del tecnico comasco da oltre 20 anni. “Ma adesso era il momento perfetto per entrare nel tour – ha spiegato Moyà, 39 anni – sarò il coach di Raonic insieme a Piatti. Ovviamente Riccardo passerà più tempo insieme a lui, perché quando non ci saranno tornei faranno base a Monte Carlo. Milos ha un team ben organizzato e strutturato, il che va benissimo per me: io non posso viaggiare 30 settimane all'anno e restare vincolato a un giocatore per 365 giorni. Credo che Milos abbia eccezionali margini di miglioramento: questa è la ragione principale per cui ho accettato. Per ora non ha limiti”. Secondo Moyà, il canadese può ottenere grandi risultati già a partire dal 2016, a patto che il fisico lo lasci in pace. E non è scontato, visto che si tratta di un omone di 196 centimetri per un peso di 98 chili. Tra l'altro, per Raonic sarà una specie di ritorno al passato, poiché ha lavorato per anni con un altro coach spagnolo, l'ex top-100 Galo Blanco.
"NADAL NON E' MAI STATO UN'OPZIONE"
Ma se Moyà ben conosce le qualità di Raonic, ci si domanda perché il canadese abbia scelto proprio lui. A quanto pare, la moda dei super-coach è ancora in voga. Tanti giocatori attuali, con alterne fortune, hanno chiesto aiuto ai top-10 del passato. Chi ha vissuto certe situazioni (punti importanti in situazioni importanti) può dare quel suggerimento in più. “Cercherò di trasmettere questa esperienza a Milos – dice Moyà, vincitore del Roland Garros nel 1998 – credo che voglia imparare a gestire al meglio queste situazioni. Fino ad oggi ha ottenuto tre grandi risultati: semifinali a Wimbledon e finali nei Masters 1000 di Montreal e Parigi Bercy. Mi ha detto che in quelle partite non ha saputo mantenere il rendimento espresso nei turni precedenti. Magari posso dargli qualche suggerimento, inoltre ho un vantaggio: ho affrontato tutti i top-player che oggi è chiamato a battere. Mi manca solo Nishikori, ma per il resto credo di poter dire qualcosa di importante”. In passato, Moyà è stato accostato a Rafa Nadal. Quando il maiorchino è entrato in crisi, è subito emerso il nome del suo idolo d'infanzia, conterraneo e amico quasi fraterno. “Non è mai stata un'opzione concreta – ha tagliato corto Moyà – Rafa ha un team solido e strutturato. Lui ha sempre avuto le idee chiare: io gli sono stato vicino come amico, niente di più. Sono convinto che manterrà lo stesso team per il resto della sua carriera. Quelle voci erano speculazioni dovute al fatto che siamo amico. Non si cambia allenatore alle prime difficoltà, e restare con Toni è una scelta molto saggia. Sono sicuro che avrà un grande 2016”. Un anno in cui potrebbero trovarsi da avversari. Uno in campo, l'altro in tribuna.