Il francese si conferma all'altezza dei connazionali (addirittura cinque agli ottavi!) e vince un match ostico contro Kevin Anderson. Ha saputo soffrire, ha tenuto duro quando gli stava scappando via, ma le sue pennellate l'hanno premiato. 

E' un inno alla gioia, quello del pubblico francese. Un inno che ha incorniciato la sofferta vittoria di Richard Gasquet su Kevin Anderson (4-6 7-6 7-5 6-4). Quinto giocatore di casa a raggiungere gli ottavi di finale. Forse il più atteso, di sicuro il più amato e osannato. Sembra oramai un sbiadito ricordo il supplizio patito in Coppa Davis. Il pubblico ha dimenticato tutto. Si intonano canti, s'arriva financo al “Victoire ! Victoire!” come in "Fuga per la Vittoria". Tutto molto bello. Di certo non per Kevin Anderson, autore di un ottimo incontro. Un incontro divertente, per gli astanti e per i giocatori, spesso colti dalle telecamere con il sorriso sulle labbra, anche dopo aver subito un vincente. Incontro condito di numerosi vincenti, appunto, errori e occasioni mancate. Nel primo set è il sudafricano ad essere più propositivo e aggressivo. Gasquet appare in balia dei colpi dell'avversario. Già al quinto game è costretto a inventarsi colpi d'alta scuola, per depennare le sei palle break concesse. Meraviglie di rovescio e soprattutto di dritto, tirato fuori dal cilindro in maniera insolita, durante tutta la disputa. Il francese, però, è ostinato. Desidera nel profondo perdere questo set. E due game più avanti offre altre due palle break a Kevin. Che con un vincente di rovescio ottiene il break e si avvia a vincere il primo set. Riccardino non ci sta. Sarebbe davvero troppo per lui l'onta dell'unico francese eliminato al terzo turno e comincia ad essere più propositivo.

LAMPI DI SPLENDORE
Nel secondo set è lui a condurre le danze. Senza rinunciare all'immancabile dose di autolesionismo. Se sulla prima palla break, nel sesto gioco, è Anderson a salvarsi con un gran rovescio, nel decimo gioco , sulla seconda chance in dote (che è anche un setpoint) è lui a sbagliare con la sua arma migliore, il rovescio. Ci si rifugia al tiebreak. Il pubblico comincia a scandire a gran voce il nome di Richard. E il nostro non può che ripagare tanto amore. Fugge subito 3 a 0 e si procura quattro set point tutti assieme. Spreca ovviamente il primo, sul secondo ci pensa l'arbitro , subissato dai fischi, a cancellarne il punto facendolo ripetere. Ma poi eccolo palesarsi, alla terza possibilità, in tutto il suo splendore. Incrocia un dritto di rara bellezza e il secondo set, tra il giubilo generale, è suo. Il terzo set è quello delle occasioni perse, per Kevin. Il quale combatte, contro tutto e contro tutti. Nemmeno uno spettatore dalla sua parte. La continua ricerca del vincente spesso lo premia. E si procura tante, troppe occasioni. Una palla break nel quinto gioco. Tre nel settimo, dopo aver infilato tre punti da urlo. Ma i rimpianti finiscono dove iniziano le perle inanellate da Richard. Lob, rovescio, dritto, tutto il repertorio sciorinato per restare a galla ed estasiare le folle. Puntuale, dopo tanto sprecare, giunge il gol subito. Nell'undicesimo gioco Kevin spegne l'interruttore. Tre errori gratuiti e un doppio fallo. E il più facile dei break per Gasquet. Che conclude il set senza alcun patema. La partita è finita. Il quarto set dura più del necessario solo per le innate doti di masochismo di Richard, che concretizza solo una delle palle break concessegli e al momento di servire per il match regala più di un bypass in tribuna. Ma la vittoria arriva. Riccardino si butta per terra. Son canti di gioia. E sarà festa fino al mattino. In attesa del guastafeste Nole, suo avversario negli ottavi.