di Giorgio Spalluto – foto Getty Images
Tre tornei. Tanto è durata l’attesa di Serena Williams prima di tornare al successo dopo un anno di pausa. A Eastbourne, dopo un primo set imbarazzante contro la Pironkova (poi comunque battuta), aveva sfiorato il colpaccio contro la Zvonareva. A Wimbledon aveva superato tre turni prima di arrendersi a un’ispiratissima Marion Bartoli, che poi si sarebbe arresa alla Lisicki, che a sua volta avrebbe dovuto lasciare strada alla Sharapova.
A Stanford, un mese dopo, Serena ha fatto il percorso contrario. Dopo aver asfaltato in bicicletta (6-0 6-0) la Rodionova, nei quarti ha strapazzato Maria Sharapova, prima di dare una lezione di tennis alla Lisicki (6-1 6-2), chiudendo il cerchio nell’ultimo atto, contro quella Marion Bartoli che aveva osato metterle i bastoni tra le ruote ai Championships. In un colpo solo ha steso una dopo l’altro finalista, semifinalista e quarto finalista dell’ultimo Wimbledon, mostrando al mondo intero e a se stessa di essersi pienamente ristabilita.
Serena, dunque, conquista il primo titolo da Wimbledon 2010, battendo Marion Bartoli per 7-5 6-1. Non è stata, però, una passeggiata come nelle precedenti mattanze ai danni di Sharapova e Lisicki. La “corsa” ha, infatti, personalità da vendere e non si lascia certo intimidire dalla voglia di rivincita di Serenona. La tattica della numero 9 del mondo di aggredire immediatamente la sua avversaria nei fondamentali d’inizio gioco, dà i suoi frutti per buona parte del primo set.
Serena non è letale al servizio come nei giorni precedenti e subisce l’iniziativa della francese che si invola sul 4-2 e ha a disposizione ben tre palle break per il doppio break di vantaggio.
Due errori in risposta della Bartoli e un ace consentono a Serena di cavarsi d’impaccio e di rimanere attaccata alla sua avversaria che comincia a concedere qualcosa, conscia di aver mancato un’occasione forse irripetibile.
Nel game successivo la francese commette due doppi falli (uno sulla palla break) concedendo il controbreak (4-4) a Serena che però restituisce il favore commettendo a sua volta due doppi falli e altrettanti gratuiti. La Bartoli non concretizza neanche questo presente dell’americana che si riprende il break di svantaggio (5-5), dando il la a un parziale mortifero di otto giochi consecutivi.
Annichilita dal ritorno veemente della sua avversaria, Marion lamenta anche un problema alla mano, che però non pare determinante ai fini dell’esito finale di un match che probabilmente si è deciso nel settimo game del primo set, in cui la Bartoli non è riuscita a staccare definitivamente Serena.
Per la Williams, quello conquistato a Stanford è il 38° alloro in carriera su 52 finali. Ovviamente diventa la giocatrice dal ranking più basso a imporsi quest’anno nel circuito, data l’inverosimile classifica (questa settimana era numero 169) da cui è stata costretta a ripartire. Con i 470 punti che questo successo le porta in dote, sale al numero 79 Wta. Novanta posti in un colpo solo. Tremate, tremate, la Williams è tornata.
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