Vale su per giù lo stesso discorso fatto l’altro giorno dopo il successo su Rosol: Stan Wawrinka vince, ma per convincere serve ben altro. Al secondo turno non ha avuto bisogno di stare in campo cinque set, perché Taro Daniel non ha la stoffa del ceco e a livello Slam è praticamente un principiante (cinque match con quello di oggi e una sola vittoria, lunedì per ritiro contro Klizan), ma avuto due set-point nel primo, è stato avanti 4-2 nel terzo, ha obbligato il campione uscente a sudare. E per Wawrinka non è affatto un buon segno. È vero che aveva un discreto margine, e nei momenti importanti l’ha tirato fuori proprio come l’altro ieri, ma vien da chiedersi come mai si riduca a dover risolvere dei problemi che potrebbe tranquillamente evitare di crearsi. Sul Suzanne Lenglen è finita 7-6 6-3 6-4, con un set da numero tre del mondo, il secondo, in mezzo ad altri due bruttini. Wawrinka si è limitato al minimo indispensabile, mentre Daniel ha mostrato buona parte delle sue qualità, forgiate sulla terra di Valencia, nella stessa accademia di Sara Errani e David Ferrer. Il giapponese, che tocca il metro e 90 grazie ai geni di papà Paul, statunitense, ha messo in campo tanta tenacia ed è riuscito a portare il match sui suoi binari: scambi lunghi e poco spettacolo, ma tanta consistenza, sufficiente e complicare la vita al rivale.
E poi ha saputo far male anche col diritto, il suo colpo meno nobile, utilizzato a dovere per salire 6-4 al tie-break, dopo una sberla in cross. E solo lì, finalmente, si è vista tutta la differenza di categoria fra i due giocatori. Wawrinka ha salvato il primo con un magnifico pressing di diritto, poi ha sparato due ace e ha chiuso 9-7, prendendosi una fondamentale “premier manche”, come la chiamano a Parigi. Il secondo perfetto sembrava preludio a un terzo ancor più facile, invece un break in apertura ha ridato fiducia a Daniel, ma il sogno è durato solo fino al 4-2. Wawrinka si è risvegliato, ha stretto i denti e ha ripreso in mano il set nel corpo a corpo dell’ottavo game, il più lungo del match. Lo svizzero ha mancato quattro palle-break, ma sulla quinta ha spazzato la riga con la classica frustata col rovescio lungolinea, ha allargato le braccia e si è lasciato sfuggire un sorriso, prendendosi il 4-4 allo scoccare delle due ore. E due game più in là si è preso il terzo turno. “È stato un buon match e sono felice di averlo chiuso in due set. Avrei potuto fare meglio e ho avuto degli alti e bassi – ha detto lo svizzero in conferenza stampa –, ma sono contento di aver vinto in tre set. Credo che il mio avversario abbia giocato bene, io ho avuto un sacco di chance per andare avanti nel primo set, non le ho sfruttare e lui è salito di livello. Quindi ho iniziato a fare un po’ fatica, ho sbagliato qualche scelta di gioco, per questo ho commesso così tanti errori. Penso di poter giocare meglio, ma credo comunque di aver fatto ciò che dovevo fare. Alla fine sono qui per vincere, tre, quattro o cinque set non fa differenza. Ovviamente è meglio in tre, per risparmiare energie, ma quando entro in campo non sono ossessionato dalla possibile durata dell’incontro. Anche se servono quattro o cinque ore”.
Al terzo round lo svizzero avrà ben poco da scherzare. Il nome dell’avversario, Jeremy Chardy, spaventa fino a un certo punto, ma “Jim” non è affatto l’ultimo arrivato, ha giocato alla grande contro Leo Mayer e Pavlasek ed è pur sempre un francese a Parigi. “È un giocatore pericoloso, colpisce molto forte da fondo, ha un gran servizio, cerca di comandare col diritto. E poi gioca in casa, adora i French Open, qui ha disputato alcuni grandi match. Avrò bisogno di giocare meglio rispetto a oggi, ma il discorso è sempre lo stesso. Dipende da come gioco, da come sto. So cosa devo fare contro di lui. Se riesco a giocare come devo, ho tutte le soluzioni che mi servono”. Fossimo nel Wawrinka dei primi due turni, tuttavia, non saremmo comunque i più tranquilli del pianeta.
ROLAND GARROS – Secondo turno
Stan Wawrinka (SUI) b. Taro Daniel (JPN) 7-6 6-3 6-4
“Stan”, per il bis ci vuole (molto) di più
Lo svizzero passa in tre set contro Taro Daniel, ma continua a complicarsi la vita e sprecare energie importanti. L’esatto opposto di ciò che dovrebbe fare uno che punta a ripetere il miracolo del 2015. Al terzo turno c’è Jeremy Chardy, e per questo Wawrinka non sarà una passeggiata.