A colloquio con Dylan Bennett, uno dei top players olandesi. Uno sport in crescita (anche in Italia), che merita di essere praticato. E se lo dice un campione…
Dylan Bennett è uno dei migliori giocatori di squash
di Lorenzo Cazzaniga – 4 ottobre 2012
Squash boom! Se volete avere un'idea di cosa voglia dire basta organizzarsi un viaggetto in Olanda: distese di campi distribuiti in centinaia di club in tutto il paese e migliaia di appassionati pronti a prenderli d'assalto. In generale, gli sport con racchetta godono di particolare notorietà nei Paesi Bassi, ma lo squash in Olanda è comunque un'eccezione per la popolarità che ha raggiunto. Noi abbiamo incontrato uno dei loro migliori giocatori, Dylan Bennett. Fermato da un infortunio, sta ora tornando su livelli molto alti, aiutato anche da uno sponsor made in Italy come Double Ar e da una famiglia che respira squash dalla mattina alla sera.
È stato in Italia per giocare i Campionati a Squadre: come giudica il livello dello squash nel nostro paese?
Credo sia in crescita, avete un paio di buoni giocatori ma non il campione che consentirebbe di fare un grande salto in termini di popolarità. Non so quanto stiano progredendo i giovani perché la strada verso il professionismo è dura. Ma lo è in tutta Europa, non solo in Italia. Però l'interesse è indubbio e lo si vede dalla qualità dei giocatori che hanno preso parte ai Campionati a Squadre e dall'interesse che ha generato il torneo. Il problema è che l'Italia eccelle in tanti sport, quindi credo che gli appassionati pretendano di avere subito un top 10, mentre negli sport individuali raggiungere certi traguardi è molto complicato.
In Olanda lo squash è già uno degli sport più praticati.
Vero, il quarto in senso assoluto. Molti lo praticano a livello amatoriale ma c'è una buona base di giovani. In più, tra uomini e donne, siamo una decina tra i top 100 al mondo. Il problema restano i soldi perché la crisi ha colpito anche lo sport. Io, per esempio, quando torno a casa devo insegnare per qualche ora la settimana per pagarmi tutte le trasferte.
Come si è avvicinato allo squash?
Il mio patrigno è stato coach nazionale seniors e juniors per 14 anni e mi ha avviato allo squash. Poi ci si è messa anche mia mamma! In realtà non mi hanno mai forzato ma continuando a guardare match e a passare del tempo sui campi, mi è venuto naturale provare.
Quest'anno Londra ha ospitato i Giochi Olimpici ma lo squash non è stato ammesso: che sensazioni prova a rimanere escluso da questa competizione?
Francamente sono deluso da questa decisione perché credo che lo squash abbia tutte le caratteristiche per farne parte. Sarebbe una grande occasione per ottenere più visibilità e, di conseguenza, maggiori sponsor. Perché sarebbe bello che il n.40 del mondo di squash guadagnasse come il n.40 del mondo di tennis. Comunque la situazione sta migliorando anche per noi, anche se lentamente.
A questo punto della sua carriera, qual è il suo obiettivo?
Tornare tra i top 40 come un paio di stagioni fa, quando mi sono dovuto fermare per infortunio. È complicato perché il livello medio si è notevolmente alzato: solo i primi 10 sono di un'altra categoria. Ma se il numero 20 incappa in una brutta giornata, può perdere anche dal numero 100.
Cosa pensa di fare una volta terminata la carriera da professionista?
Resterò nel mondo dello squash perché è l'ambiente dove sono cresciuto e maturato e mi trovo splendidamente. Poi la mia famiglia è proprietaria di uno squash club con 15 campi a Eindhoven, in Olanda ed è normale che continui a lavorarci anch'io. Lo squash è stato la mia vita fin qui e sono convinto che continuerà ad esserlo anche dopo che avrò abbandonato il circuito pro.
Anche in Italia lo squash sta tornando a godere di ottima popolarità: ci dia dei buoni motivi per cominciare a giocare.
Beh, prima di tutto c'è l'aspetto competitivo. Si colpisce contro un muro ma non c'è una rete a dividervi dal vostro avversario, un fatto esalta le qualità caratteriali: infatti l'aspetto psicologico è determinante. Bisogna essere come Roger Federer: giocare un punto e, se è girato male, dimenticarselo in un istante. E poi con lo squash ci si tiene in grande forma fisica: avete idea di quante calorie si bruciano in una partita?
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