IL CASO – Un’inchiesta porta alla luce l’imbarazzante ruolo di Wayne Odesnik. Per avere uno sconto di pena, avrebbe dato informazioni su colleghi in merito a doping e scommesse.
Wayne Odesnik si è qualificato per Wimbledon, ma ha perso in 5 set contro Wang
Di Riccardo Bisti – 26 giugno 2013
Il primo turno di Wimbledon tra Jimmy Wang e Wayne Odesnik non era tra i più nobili, eppure ha attirato l’attenzione degli addetti ai lavori. Si è imposto il taiwanese in cinque set, ma il risultato interessava poco. Ancora una volta, Odesnik torna nell’occhio del ciclone. E non solo perché è trapelata la notizia di una sua presunta connessione con la clinica di Tony Bosch a Miami (una specie di Fuentes americano che avrebbe fornito prodotti dopanti ad atleti di diverse discipline). Una lunga indagine di Sports Intelligence ha fornito alcune risposte alla domanda che tutti si erano posti almeno una volta: in cosa consiste la “sostanziale assistenza” offerta da Odesnik alle autorità, tanto da ridurgli del 50% la sanzione per doping? E' emersa un’inquietante mancanza di trasparenza nel mondo del tennis. Tutto nasce nel 2009, ancora prima che la polizia australiana gli trovasse siringhe e fiale di ormone in valigia. In quella edizione di Wimbledon, furono giocate circa un milione di sterline sulla sua sconfitta in tre set contro Jurgen Melzer. La Tennis Integrity Unit indagò su di lui, così come ha fatto per diversi giocatori. Poi c’è stato l’episodio del 2010, con la squalifica di due anni per possesso di sostanze vietate. Per vedersi ridotta la sanzione, Odesnik avrebbe siglato un accordo con le autorità del tennis per diventare un informatore su entrambe le piaghe del tennis: doping e scommesse. Una spia, un insider dello spogliatoio. L’affare è stato portato tramite alcuni avvocati ed è giunto a buon fine. Nel gennaio 2011, Odesnik ha testimoniato nel processo a Daniel Koellerer, anche se le informazioni dell’americano non hanno inciso nella squalifica perché ritenute inattendibili. E’ abbastanza incredibile, così come è incredibile che abbia mantenuto il suo status di “informatore” (whistle blower). ITF e TIU hanno mantenuto il più stretto riserbo sull’argomento. Pare che lo sconto di pena fosse legato a una condizione: se Odesnik non si fosse rivelato attendibile, o fosse finito in prima persona in casi di doping o partite truccate, la sanzione sarebbe tornata in vigore.
Nel 2011, nel tentativo di costruirsi un buon ranking, ha giocato oltre 20 tornei in giro per il mondo. Stati Uniti, Colombia, Panama, Slovacchia, Italia, Germania, Brasile, Argentina, Uruguay, Ecuador…pare che abbia raccolto informazioni da passare alle autorità tennistiche. Ma non era l’unico. Una fonte non identificata ha detto a Sport Intelligence che la TIU cerca di convincere i giocatori a passare informazioni sugli altri. La Tennis Integrity Unit è finanziata da ITF, ATP, WTA e dai tornei del Grande Slam, ma si muove nell’ombra. Non è dato sapere se a qualche giocatore è stato permesso di continuare a giocare in cambio di informazioni. Qualche settimana fa, in un’intervista al Daily Mail, un anonimo “esperto” ha detto che potrebbe esserci interesse a coprire qualche nome. Dodici mesi fa, Odesnik giocò il torneo di Wimbledon e rispose con stizza a chi lo accusava di essere una spia. “Scrivetelo in maiuscolo: al 100% non ho mai parlato male di alcun giocatore e non ho mai fatto la spia o qualcosa del genere. Non so dove avete sentito questa storia, ma è falso al 100%”. Il tempo e – soprattutto – i documenti hanno testimoniato che non diceva il vero. Sports Intelligence si è procurata il video di un’udienza dell’aprile 2011 in cui Odesnik viene interrogato sul suo ruolo. Ecco un estratto.
– Ha dato informazioni su qualcuno, ad esclusione di Daniel Koellerer?
– Ho dato informazioni su qualche altro giocatore.
– Su quale argomento? Doping, partite truccate o cosa?
– Ho dato informazioni su entrambe le questioni.
– La parte relativa a Koellerer era una piccola parte delle informazioni o era la principale?
– Era una piccola parte.
– Quindi la riduzione della sua squalifica non è arrivata solo grazie alle informazioni su Koellerer?
– E’ corretto. Non solo Koellerer.
Oggi Odesnik torna alla ribalta perché il suo nome appare nei registri del 2009, del 2010 e del 2011 della clinica di Tony Bosch, accusato di aver fornito sostanze vietate a diverse stelle dello sport, soprattutto pugili e campioni di baseball. Sull’argomento c’è il più stretto riserbo sia dell’ITF che del suo avvocato (Chris Lyons). L’unico a parlare è proprio Odesnik: “Non ho mai acquistato ormone della crescita, né sostanze illegali, da qualsiasi persona”. Ma facciamo un passo indietro e ricordiamo il Caso-Koellerer. L’austriaco era noto per il suo atteggiamento da spaccone (l’aneddotica è colma, ed è comprensiva di una scazzottata epocale con il povero Federico Luzzi, che peraltro costò a Koellerer una breve squalifica). La prima squalifica lo colpì perché il suo manager aveva stipulato un accordo con un’agenzia di scommesse, i cui banner sono comparsi sul sito di Koellerer. Ma non era accusato di aver truccato (o provato a truccare) una partita. Le accuse che hanno condotto alla squalifica risalgono al 2011 e sono state ratificate dal CAS di Losanna, tribunale ultimo per questo tipo di controversie. La sentenza del CAS è simile a quella del Caso Savic, di cui si era occupato Federico Ferrero: tutti i dati sensibili sono stati censurati, ma non è difficile risalire ai nomi. Ecco cosa sarebbe successo:
1) Nell’ottobre 2009, Koellerer ha chiesto a Jarkko Nieminen di perdere deliberatamente il loro match a Vienna. Andò effettivamente così, ma il finlandese non accettò la proposta e denunciò il tentativo di corruzione.
2) Durante quel torneo, Odesnik ha detto che Nieminen aveva ricevuto una proposta da Koellerer, e che Koellerer gli aveva chiesto se fosse interessato a truccare qualche partita. In quel caso, lui sarebbe stata la persona a cui rivolgersi. A quanto pare, Odesnik non è stato creduto.
3) Nel giugno 2010, Koellerer avrebbe chiesto al connazionale Martin Slanar se era interessato a qualche match aggiustato. Slanar non è stato creduto.
4) Koellerer avrebbe chiamato un paio di volte lo spagnolo Daniel Munoz de la Nava, tra il giugno e il luglio 2010, chiedendogli se fosse interessato a guadagnare soldi tramite i suoi match. La testimonianza di Munoz de la Nava è stata ritenuta attendibile.
In altre parole, il giudice Tim Kerr ha squalificato a vita Koellerer sulla base delle accuse di Nieminen e Munoz de la Nava, mentre le testimonianze di Koellerer e Slanar non sono state ritenute attendibili. Va detto che in nessun caso c’è stata la prova provata dell’avvenuta corruzione (o tentativo di corruzione). Non c’è alcuna certezza sul fatto che Koellerer sia riuscito a truccare anche solo una partita. Non c’è traccia di scommesse, registrazioni telefoniche (a differenza di quanto accaduto per Savic). Lo stesso giudice, nella sentenza, ha specificato che, se non avesse utilizzato la soglia più bassa per una prova, sarebbe stato molto difficile condannare Koellerer. Sembra che diversi testimoni del caso Koellerer abbiano infranto le regole, poiché non avrebbero subito informato le autorità (la famosa “omessa denuncia” tanto nota anche nel calcio italiano). Secondo Sports Intelligence, questi giocatori non sono stati condannati in cambio di informazioni. Al processo Koellerer c’erano tutti: il suo avvocato (Herbert Heigl) e il suo manager (Manfred Narayka), oltre ai capi della TIU, i rappresentanti di ATP e ITF, Stuart Miller dell’antidoping e un assortimento di avvocati e consulenti. I testimoni, presenti in aula o in videoconferenza, erano Daniel Munoz de la Nava, Martin Fischer, Philipp Oswald, Andreas Haider Maurer, Martin Slanar, Jarkko Nieminen e sua madre Leena. Durante il processo, furono Odesnik e Slanar a dire di non essere “sorpresi” dalle continue malefatte del tennis. “Queste storie le sento quasi tutti i giorni” ha detto Slanar. Sull’argomento fu interrogato anche Odesnik. Ecco le sue parole.
– Non è abbastanza scioccante che un giocatore chieda a un collega se è disposto ad aggiustare una partita?
– Non è la cosa più strana che ho sentito nel circuito.
– No?
– No.
Dopo la sconfitta contro Wang, l’americano continua a dare risposte poco comprensibili. “Non ho alcun collegamento con la clinica di Miami. Se volete, potete chiedere al mio avvocato. E’ una notizia vecchia (questo è vero, risale a 4 mesi fa, ndr). Negli ultimi tre anni vengo testato su base mensile. Vengo controllato in gara, fuori dalla gara, sangue, urine, USADA…non ho mai fatto nulla di male. Sono pulito”. Vabbè. E sulle scommesse? “Non ho niente da dire. La TIU è in contatto con il mio avvocato, ma si tratta di informazioni vecchie e riservate”. E’ chiaro che Odesnik ha avuto precise indicazioni. Meglio non parlare ed evitare problemi. Ma non c’è dubbio che qualcosa bolle in pentola. E che il circuito ATP ha un sottobosco misterioso e sgradevole, fatto di spie, “pentiti” e situazioni poco chiare. E’ giusto operare così nell’ombra? E, soprattutto (ammesso che sia vero), è giusto non punire i giocatori in cambio di informazioni?
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