Grande partita del livornese, che lotta come un forsennato e supera Nalbandian con il punteggio di 3-6 6-3 7-5. Per lui è la prima semifinale ATP dopo nove mesi.
La frustrazione di Nalbandian, battuto da un grande Filippo Volandri
Di Riccardo Bisti – 18 febbraio 2012
Quando era numero 25 del mondo e batteva Federer al Foro Italico, Filippo Volandri veniva criticato per il suo servizio. Niente da dire, è una piaga che ne ha limitato la carriera, soprattutto sui campi veloci. Ma adesso che ha 30 anni e nessuno gli chiede più nulla, tutti hanno imparato ad apprezzarlo. Di sicuro è il tennista italiano con più cuore. Poi ha un rovescio che è poesia. Nei quarti di finale del torneo ATP di San Paolo (475.300$, terra) ha malmenato sulla diagonale sinistra un certo David Nalbandian, pure lui dotato di un rovescio eccezionale. Qualche anno fa, nel tentativo di indovinare il "giocatore perfetto", chiedemmo a tutti i top 100 di indicare il miglior dritto, il miglio servizio e così via. Werner Eschauer, roccioso giocatore austriaco che stava vivendo il suo miglior momento, compilò con agio tutte le voci. Arrivato al rovescio si fermò. Le opzioni non gli piacevamo. Ragionò, guardò per aria, si fermò ancora. A un certo punto scrisse: "Volandri". Chissà chi voterebbe Nalbandian dopo il 3-6 6-3 7-5 con cui il livornese lo ha cacciato dal torneo, ripetendo l'exploit di Monte Carlo 2003, quando in un certo senso "iniziò" la sua carriera. Alcuni rovesci lungolinea, uniti a una strepitosa preparazione fisica, gli hanno consentito di portare a casa la migliore vittoria degli ultimi anni. Volandri è sereno, tranquillo. Si concede qualche telecronaca per Sky, è consapevole che la sua carriera, bene o male, l'ha fatta. Ma si sente ancora forte e ha il vantaggio di giocare a cuor leggero. Sarà così anche nella semifinale brasiliana, in cui se la vedrà con il vincente di Mayer-Bellucci, giocato nella notte.
Non potrebbe essere altrimenti per un giocatore che si è visto sospendere per doping solo perchè si era dato una spruzzata di Ventolin di troppo durante un attacco d'asma. E' stato pienamente riabilitato, ma il danno era fatto. Fuori dai primi 200 del mondo, sembrava finito. Eppure era stato il numero 1 italiano a lungo, autore di grandi risultati al di là della clamorosa semifinale romana, 29 anni dopo Corrado Barazzutti. Si pensava che fosse appagato, che non gli interessasse più. Invece ha dato una lezione a tanti giovani, ripartendo dal circuito challenger e riprendendosi un posto tra i top 100. Como, Manerbio, San Marino, Genova, Roma Rai, Roma Due Ponti…li ha giocati tutti, nella speranza di risalire. E ce l'ha fatta. Adesso si gode un grande risultato e continua ad avere un grande vantaggio sugli avversari: giocare tranquillo. E quando nessuno si aspetta qualcosa da te…è proprio allora che i successi si godono appieno.
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