ANNESSI E GIANNESSI – Lo spezzino scrive per TennisBest e ci racconta la sua dura risalita verso i quartieri alti del ranking mondiale. La profezia di Infantino, l'esempio di Estrella Burgos, una domenica speciale, la pioggia portoghese e quella sciagurata mattina a Cherbourg… 

Mi sarebbe piaciuto iniziare raccontandovi un successo, invece bisogna ancora aspettare. La classifica ATP mi vede al numero 414, ma ormai ho smesso di guardarla. Il problema al polso destro mi ha costretto a un intervento chirurgico, lo scorso 11 dicembre, a Barcellona. Non sono seccato per l'infortunio – quelli ci stanno – ma perchè ho perso troppo tempo per capire l'esatta entità del problema. I primi consulti mi avevano detto di non preoccuparmi, così ho continuato a giocare col dolore. Poi abbiamo approfondito e ci siamo resi conto che l'unica soluzione era operarsi. Oggi sto meglio, mi sto allenando duramente, ma non potrò giocare tornei fino alla seconda metà di maggio. Potrò usufruire di un ranking protetto intorno al numero 290, il che mi consentirà di alternare la ripresa tra challenger e futures, ma è ancora presto per stabilire un programma. Stare fermo è dura, anche perchè in passato ho avuto tanti problemi fisici, ma in questi casi bisogna avere pazienza. Al Centro FIT di Tirrenia si lavora duro, tra lunghe sedute di allenamenti e preparazione fisica, ai quali devo aggiungere la fisioterapia. Mi sento bene, anche se non sono ancora in grado di tirare il rovescio a due mani. Per adesso lo gioco in slice, ma mi diverto anche con il rovescio a una mano. Devo dire che non mi riesce neanche troppo male…


LE MIE FOTO IN SEGRETERIA

Sono contento di essere tornato a Tirrenia. Ho trascorso tanti anni al Centro FIT e, in un momento di difficoltà, sono stati loro a chiamarmi e mi ha fatto piacere: vuol dire che ho lasciato un buon ricordo. Chissà, magari pensano che possa fare ancora qualcosa di buono! L'amico Riccardo Bisti mi ha riferito che Eduardo Infantino è molto ottimista, mi vede addirittura tra i top 80 entro due-tre anni. Dice che se non ci riesco mi spacca la faccia! Lo ringrazio: in effetti, mi ha sempre dato l'idea di crederci molto e non c'è dubbio che il miglior periodo della mia carriera, il 2011, sia partito con una dura preparazione in Argentina, voluta proprio da lui. Eduardo è un grande allenatore, a volte basta anche solo la sua presenza per dare quel qualcosa in più. La sua fiducia è uno stimolo per impegnarsi e vi assicuro che lo sto facendo. I lunghi periodi di stop hanno anche qualche lato positivo: nelle ultime settimane, infatti, ho potuto incontrare i ragazzini di alcune scuole tennis: li ho fatti giocare, ci siamo divertiti insieme e ho potuto raccontare la mia esperienza, cercando di dare qualche consiglio (a loro, ma soprattutto ai genitori!) su come vivere al meglio il nostro bellissimo sport. E' successo a Poggibonsi e Levanto, splendido paesino nella mia provincia, La Spezia. Mi ha fatto particolarmente piacere per l'amicizia con i maestri Massimo e Virginia e perchè ho potuto fare un tuffo nel passato: nella segreteria del club ho trovato alcune vecchie foto di tornei di quarta categoria dove arrivai in finale! Avrò avuto 10 anni!


QUEL TIE-BREAK IN PORTOGALLO…

E' stato bello molto piacevole. Tutti i ragazzi erano molto ben impostati tecnicamente (complimenti ai maestri!) e mi sono divertito nel dare qualche consiglio. Mi ha fatto impazzire una bimba di 3 anni che mi aveva “sfidato” su Instagram e poi mi ha dedicato un bel disegno! Speriamo di regalarle presto qualche soddisfazione. Più in generale, è stato un weekend particolare perchè il 19 marzo era San Giuseppe, Santo Patrono della mia città, con annessa una fiera che occupa tutto il centro della città. Massima trasgressione? Un gran bel panino, in barba alla ferrea dieta che devo rispettare 6 giorni su 7. Ma voglio tornare a dare battaglia sul campo: non ho ancora 25 anni, fisicamente sto benissimo e l'età media dei top 100 è sempre più alta. Punti di riferimento? Facile: Victor Estrella. Lo conosco, è stato straordinario ad entrare addirittura tra i top 50 a 35 anni. L'ho affrontato qualche anno fa nelle qualificazioni dello US Open e l'ho battuto. Quel risultato mi dà ancora più motivazioni. Non sarà facile, ma ci proverò. Oltre a stare bene fisicamente, oggi mi sento ancora più temprato sul piano caratteriale. Non soltanto a causa degli infortuni, ma da un tipo di vita che in un certo senso ti “costringe” ad essere forte. Mi piace ricordare un paio di aneddoti per farvi capire le difficoltà di questo sport: il primo risale al 2010, quando sgomitavo ancora nei tornei futures. Andai in Portogallo, a Lagos (sì, come la capitale della Nigeria), e trovai un tabellone di qualificazioni da infarto: 128 giocatori! Per essere ammessi nel main draw bisognava vincere quattro partite. Passai tre turni di “quali”, persi al quarto ma fui ripescato come lucky loser. Trovai il portoghese Pedro Sousa, ma iniziò a piovere a tutta forza. Pioggia il lunedì, pioggia il martedì, pioggia il mercoledì… arrivammo al giovedì e bisognava giocare il primo turno! Lotta furibonda, un set pari. Di nuovo pioggia. Il giorno dopo sostituirono il terzo set con un tie-break a 10 punti.. .e lo persi dieci a zero! Entrai in campo teso, un doppio fallo mio, un ace suo e tanti saluti. Morale della favola: passai una settimana in Portogallo, lottai come un pazzo, presi valanghe d'acqua e per un cavolo di tie-break tornai a casa con zero punti e zero dollari.

L'AUTO A NOLEGGIO DI CHERBOURG
L'altro episodio è più recente, risale a due anni fa. Avevo appena perso nelle qualificazioni a Marsiglia (dove avevo battuto Kukushkin, non esattamente uno sprovveduto sul veloce…) ed ero indeciso se andare alle qualificazioni dell'ATP 500 di Dubai o al challenger di Cherbourg, dove ero il primo escluso dal tabellone principale. Al venerdì mi chiamò Cecilia Ghe dell'ATP, dicendomi che ero entrato nelle qualificazioni di Dubai ma ero ancora fuori da Cherbourg. Convinto di entrare (al venerdì, di solito, ci sono parecchi forfait) le dissi di cancellarmi da Dubai e così, da Parigi, con un'auto a noleggio, feci quattro ore di viaggio fino a Cherbourg. Una volta sul posto mi resi conto che non si era ritirato nessuno. Firmai per le “quali” e il mattino dopo scoprimmo che si giocava in un altro circolo, in un luogo triste come può essere la campagna francese. Pioggia, sotto un pallone, zero spettatori e un avversario sconosciuto ma super motivato (Yannick Thivant). Un'oretta e via: persi 6-4 6-2 e tornai a Parigi con la coda tra le gambe. Insomma: dal sole di Dubai a un pallone pressostatico alla periferia di Cherbourg: mica male, eh? Ma non finisce qui: feci il riscaldamento con Jesse Huta Galung e pure lui fu eliminato nelle qualificazioni. Però fu ripescato come lucky loser: inutile che vi dica chi vinse il torneo…
Insomma, è dura ma non mi è mai piaciuto piangermi addosso. A volte la ruota gira per un niente. L'importante è farsi trovare pronti quando gira bene. E non bisogna mai dimenticare che siamo dei privilegiati. Io, in particolare, ringrazio di cuore la FIT per darmi ancora assistenza tecnica al Centro di Tirrenia, dove non manca nulla e siamo seguiti alla grande. Per questo sto dando il massimo e spero di tornare più forte di prima.
Alla prossima!

 

Ale