L’INTERVISTA. Marco Cecchinato, classe 1992, ha sfiorato il main draw a Roma. Ha ceduto a Kavcic, ma è uscito tra gli applausi. “L’anno prossimo vorrei essere pronto per gli ATP”.
Marco Cecchinato è nato a Palermo il 30 settembre 1992

Dall'inviato a Roma, Riccardo Bisti – 15 maggio 2012

 
Era un umile iscritto alle pre-qualificazioni. Qualche giorno dopo, Marco Cecchinato stava per diventare l’eroe azzurro. Dopo aver ottenuto la più bella vittoria in carriera contro Go Soeda, per poco non entrava nel main draw degli Internazionali BNL d’Italia. Ha strappato il primo set e Blaz Kavcic, poi si è arreso con l’onore delle armi ma ha lottato fino all’ultima palla. Il pubblico del Foro Italico ama i ragazzi di cuore e gli ha tributato un grande applauso, quasi un abbraccio collettivo. Lui compirà 20 anni a settembre ed ha l’atteggiamento giusto. In campo non si lamenta, è attento e “ordinato”. Si costruisce i punti con attenzione, supportato a gran voce da coach Francesco Aldi, uno che sapeva sempre cosa fare sul campo da tennis. Marco, siciliano trapiantato in Alto Adige (e poi tornato all’ovile), ha ambizioni ancora più importanti. Dopo Federico Gaio è il "1992" italiano meglio piazzato in classifica. Sono loro i ragazzi destinati a raccogliere il testimone dai nostri attuali top-players. E per questo vanno seguiti con attenzione.

Marco, dai futures a un passo dal tabellone di un Masters 1000….
E' stata l’emozione tennistica più importante della mia vita. Non avevo mai giocato due partite di fila a questo livello. La wild card per le qualificazioni me la sono meritata vincendo le pre-quali, poi è iniziata una specie di sogno. Non dimenticherò mai la vittoria contro il numero 59 del mondo (Go Soeda, ndr), ma anche contro Kavcic credo di aver fatto un’ottima prova. E poi che pubblico! E’ stata un’emozione speciale, a fine partita, vedere bimbi e ragazzi che mi rincorrevano per foto e autografi. Vuol dire che sono piaciuto!
 
Che differenza hai riscontrato tra i giocatori che affronti abitualmente e due top 100 come Soeda e Kavcic?
I grandi giocatori lottano su ogni punto allo stesso modo. Sono presenti dall'inizio alla fine. Nel mondo Futures, invece, ci sono alti e bassi. Qui non puoi permetterti un calo, una distrazione. Devi lottare e basta.
 
Come procede il lavoro con il tuo coach?
Con Francesco Aldi sto lavorando molto bene da quasi un anno. Grazie a lui sto giocando alla pari contro giocatori importanti, e tutto sommato credo di avere il livello. Me l’hanno detto anche due coach tra i migliori al mondo come Piatti e Sartori. Adesso devo essere bravo a fare alcune scelte di vita e continuare a crescere. Sul piano tecnico, quando vado in tensione o in fatica incontro un po’ di difficoltà. Devo essere più sciolto nei movimenti e sentirmi sicuro anche nei momenti importanti, indipendentemente dal punteggio.
 
Hai avuto la fortuna di giocare a allenarti con giocatori importanti come Seppi, Gasquet, Ljubicic. Dovessi “rubare” qualcosa, che cosa gli prenderesti?
Sono ragazzi meravigliosi. Sono allegri, solari, umili…dei veri esempi. Quello che conosco meglio è Seppi. Mi ha insegnato tantissime cose e lo ringrazio. Gli invidio la convinzione: sin da piccolo è stato convinto di arrivare, e infatti è giunto al numero 27 ATP. E poi l’umiltà e la grandissima forza di volontà.
 
Tecnica, fisico e testa. Cosa è più importante?
Per me è più importante la testa. Ormai a tennis giocano tutti bene, non c’è più il tennista impreparato o incompleto. Prima era più importante la tecnica, oggi direi la testa ma è fondamentale anche la componente fisica.
 
Attualmente sei numero 507 ATP. Hai ambizioni importanti, ma la classifica va ancora costruita. Che tipo di programmazione farai?
A Roma credo di aver dato dimostrazione che il livello di gioco è buono. Per questo vorrei evitare il più possibile i tornei futures. La prossima settimana andrò a Nizza a firmare per le qualificazioni e resterò tutto la settimana ad allenarmi con Andreas fino alla sua sconfitta. Poi farò una settimana di preparazione a tornerò a giocare i challenger, a partire da Caltanissetta. Di certo non ho problemi di motivazione nel giocare i futures, ma quest’anno vorrei lanciarmi nel mondo challenger e l’anno prossimo essere pronto per i tornei ATP.
 
Non sei ancora così conosciuto. Ci racconti la tua storia?
Sono nato a Palermo e ho iniziato a giocare con mio zio, il maestro Gabriele Palpacelli. Mi ha seguito fino a 11-12 anni di età. Poi ho iniziato con suo figlio Francesco che mi ha guidato fino ai 16 anni. Allora c’è stata la scelta di andare via di casa, che per me è stata una grande prova di maturità. Sono andato a Caldaro, dall’altra parte d’Italia. Ho vissuto là per due anni e ho imparato tante cose, non solo tennisticamente. Ho vissuto da solo, mi sono cucinato da solo, mi solo lavato la roba da solo…tutte cose importanti, formative. Adesso lavoro con Francesco Aldi, con cui faccio base a Palermo, ma ultimamente ho avuto la fortuna di allenarmi con tue top coach come Riccardo Piatti e Massimo Sartori.
 
Nei futures si guadagna poco. Dal punto di vista economica come te la cavi?
Nei futures, purtroppo, non si guadagna. Infatti io vorrei alzare il livello quanto prima anche per ragioni di portafoglio, per evitare di andare sempre in “pari”. Per fortuna ho qualche aiuto molto importante: il contributo della Federazione, il supporto della Serie A (gioco con il Circolo Tennis Palermo) e anche un piccolo sponsor.
 
A fine anno dove ti troviamo in classifica?
Non mi pongo obiettivi. Come dico sempre, il mio unico obiettivo è avere il livello dei migliori giocatori. Una volta raggiunto quello, la classifica verrà da sé.