Il serbo rischia grosso contro un generoso Hewitt, ma tira fuori il meglio di sé nel momento più importante. Sull’erba, tuttavia, ha ancora un paio di lacune. Nei quarti sfiderà Tsonga.
Hewitt e Djokovic si esaltano quando indossano la maglia della nazionale
Di Riccardo Bisti – 1 agosto 2012
La classifica parlava chiaro. Da una parte il numero 2 del mondo, dall’altra il 159. Però Lleyton Hewitt e Novak Djokovic sono pari nel numero di successi a Wimbledon. E l’australiano ha vinto sette tornei sull'erba contro uno solo del serbo. Si spiega così, in due parole, la gran fatica con cui "Nole" si è qualificato per i quarti del torneo olimpico. Al secondo turno aveva spazzato via Andy Roddick. Stavolta ha rischiato di perdere, soprattutto dopo essersi fatto riprendere sul 5-5 del secondo set dopo aver faticosamente strappato il servizio a Hewitt nel nono game. Forse aveva bisogno di un vero spavento per riprendere a giocare bene. Il break che ha spezzato in due la partita è arrivato sul 6-5. Djokovic lo ha ottenuto con grande maestria: un vincente di dritto, uno di rovescio e una bella smorzata. In assenza di regali, si è preso lui la vittoria. Hewitt è stato encomiabile. Negli ultimi anni si è operato cinque volte. L’ultima a febbraio, quando gli hanno inserito due viti al posto di un’articolazione. Per questo è crollato in classifica e ha avuto bisogno di una wild card per partecipare. Ma quando è in forma può ancora competere con i migliori, anche se per tempi sempre più brevi. Oggi è durato un set e mezzo, quando dettava a suo piacimento gli scambi da fondocampo. Il pressing del serbo non gli dava alcun fastidio, anzi vi si appoggiava senza problema. Ha messo a nudo i limiti di Djokovic sull’erba: il rovescio in slice e la relativa debolezza quando deve mettere i piedi dentro il campo.
I tifosi australiani gridavano “Aussie, Aussie, Aussie” e hanno goduto quando Djokovic ha messo out un pallonetto quando fronteggiava una palla break sul 4-4. La palla è stata accompagnata dal consueto “C’mon!!!” di Hewitt, spiritato verso il suo box (in cui c’era anche il golfista Greg Norman). Djokovic, sempre arrazzato quando si tratta di giocare per la Serbia, era nel panico. La sensazione di impotenza è andata avanti fino a metà del secondo set. Serviva bene, ma aveva problemi nello scambio da fondocampo. Quando è stato infilato dall’ennesimo passante di Hewitt, sembrava che si fosse buttato a rete perché non trovava vie d’uscita. Mentre la sorpresa di avvicinava, “Nola” ha alzato il livello di gioco. Ha trovato il primo break con due ottimi dritti, abbandonandosi a un urlo di quelli che esaltano i suoi tifosi e fanno arrabbiare i detrattori. Hewitt non si è arreso, ma quando è finito il secondo set si è capito che la benzina era finita. Nel quarto game del terzo set, quando è iniziata la fuga decisiva, Hewitt ha commesso il primo vero errore gratuito con il rovescio. Sempre più stanco, si è arreso ai perfidi dropshot del serbo, anche perché nel post-operazione ha detto che la corsa in avanti gli crea più problemi rispetto agli spostamenti laterali. Il prossimo avversario di Nole, in un bel contrasto di stili, sarà Jo Wilfried Tsonga, straordinario a recuperare dopo le fatiche del match-record contro Raonic e bravo a superare Feliciano Lopez con il punteggio di 7-6 6-4.
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