Raonic e Dancevic bastonano la Spagna “C” e portano il paese ad un passo da uno storico quarto di finale (traguardo mai raggiunto). Strepitoso Dancevic. Ad aprile potremmo andarci noi…
Il team canadese di Coppa Davis: da sinistra
Dancevic, Raonic, Nestor, Pospisil e Laurendau
Di Riccardo Bisti – 2 febbraio 2013
La speranza (ma era davvero una speranza?) di ospitare gli spagnoli ad aprile sta franando sotto le bombe di Milos Raonic e i tocchi vellutati dello spadaccino Frank Dancevic. A Vancouver, il Canada è avanti 2-0 contro gli scarti della Spagna. In singolare hanno giocato Albert Ramos e un acciaccato Marcel Granollers, sofferente a una spalla già dall’Australian Open. Se la vittoria di Raonic ci poteva stare, sorprende il mondo con cui Dancevic ha superato 6-1 6-2 6-2 Granollers. “Perfecto” lo ha definito Alex Corretja, capitano sfortunato. Il canadese è sempre stato bello da vedere, ma probabilmente non si era mai espresso come al Thunderbird Sports Centre. “E’ stata una delle migliori partite della mia vita” ha detto. Era un eufemismo, perché è difficile fare di meglio. Merita i complimenti anche il capitano Martin Laurendau, che lo ha preferito al giovane Vasek Pospisil. “Frank è un giocatore molto creativo, è come gli artisti: si basa sull’ispirazione. Quando è ispirato, può fare cose incredibili. Rendere in questo modo per tre set, ad esempio”. Granollers ha avuto una palla break a inizio partita, poi è iniziata la mattanza. “Ha giocato a occhio chiusi – ha ammesso Corretja – Gli entrava tutto, è stato perfetto. Non ha incontrato alcun problema. Non c’era modo per metterlo in difficoltà. Incredibile. Sarebbe bello vederlo così nel tour”. Le statistiche non possono raccontare un capolavoro durato 108 minuti, in cui il canadese ha tirato 42 colpi vincenti, ha trasformato sei palle break su undici e – soprattutto – ha cancellato tutte le chance (13) concesse a Granollers.
“Non credo di aver tirato un colpo meglio degli altri – ha detto Dancevic – semplicemente ho giocato tanti buoni colpi, uno dopo l’altro. Ho preso molti rischi, soprattutto in risposta. Forse ho esagerato con l’aggressività, ma visto che andava tutto bene…perché non provarci? Ho tirato 5-6 colpi spettacolari in successione, non ricordo da quanto tempo non mi succedeva”. Quando gli hanno chiesto se ricordava un match altrettanto positivo, ha ricordato una vittoria su David Nalbandian a Wimbledon 2008. Finì 6-4 6-2 6-4 sul campo 1. “Anche allora vinsi in tre set e giocai una partita perfetta. Ma è anche stata l’ultima volta. A Wimbledon ero ispirato, ma stavolta ancora di più. La Davis è diversa, giochi per il tuo paese e stiamo affrontando il team numero 1 al mondo. Ringrazio il pubblico, che mi ha dato una grossa mano”. Il capolavoro canadese era iniziato con Milos Raonic, vincitore in quattro set su un generoso Albert Ramos. La sua vittoria è passata in secondo piano, anche perché avrebbe potuto vincere più facilmente. Ha perso il primo set, sciupando più di un’occasione e un vantaggio di 5-3 nel tie-break prima di perdere gli ultimi quattro punti. Poi ha preso subito un break di vantaggio nel secondo e il match è filato via liscio. “Mi ha fatto piacere vedere tanti giovani tra il pubblico” ha detto Raonic. Il Canada è ad un passo da un risultato storico: in quattro partecipazioni al World Group non ha mai superato il primo turno. Può riuscirci adesso grazie a un team improvvisamente competitivo, che a breve sarà rinforzato dall’innesto di Jesse Levine, numero 81 ATP, nato e cresciuto in Canada ma trasferitosi negli States all’età di 13 anni. Tornato nel paese natale, non ha fatto in tempo a sistemare le pratiche burocratiche per essere convocato, ma era in panchina a fare il tifo, indossando orgogliosamente la tuta con la foglia d’acero.
Se l’Italia dovesse battere la Croazia, dunque, è probabilissimo che i prossimi 5-7 aprile si debba andare in Canada, giacchè un sorteggio malandrino ha regalato ai canadesi il fattore campo tra due squadre che non si sono mai affrontate. Ci aspetta un campo rapidissimo, anche se gli spagnoli lo hanno trovato giocabile. “Ma quando giochi contro Raonic, ogni campo può sembrare molto veloce” ha sospirato Albert Ramos. Il team canadese è frutto di un progetto avviato anni fa da Tennis Canada, quando hanno deciso di dare una svolta assumendo alcuni dei migliori coach in circolazione (tra cui il nostro Roberto Brogin) e creando una scuola che sta dando i suoi frutti. Perché dietro a Raonic, Dancevic, Pospisil e Nestor (nessuno dei quattro, curiosamente, ha origini canadesi) spingono giovani interessanti: su tutti Filip Peliwo e la graziosa Eugenie Bouchard. Eh si, il Canada è proprio uno spauracchio.
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