La Guarda Civil ha ultimato un'indagine che ha portato a 14 arresti: sgominata una presunta organizzazione che si reclutava tennisti per ottenere guadagni illeciti tramite le scommesse. Furti di identità e prestanome consentivano alla stessa persona di gestire più account. Tra i leader, un mafioso armeno e l'ex n.236 ATP Marc Fornell.

I termini sono diversi, ma il principio è lo stesso che aveva portato alle accuse (poi cadute) a Daniele Bracciali e Potito Starace. “Associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva”. Rispetto alla “banda” di scommettitori un po' sgangherata di cui si era parlato in Itala, l'Operacion Bitures portata a termine dalla Guardia Civil spagnola ha fruttato 14 arresti e oltre 40 indagati, peraltro con un chiaro legame con la malavita. Il principio è noto a chiunque segua il tennis: si era creata una rete di giocatori, non più di primo pelo, impegnati nei tornei di seconda fascia, disposti a perdere partite in cambio di guadagni illeciti. Ma andiamo con ordine: a gestire il tutto ci sarebbe stato un mafioso di origine armena, residente a Valencia, di nome Melkumyam. Sarebbe stato il punto di riferimento in Spagna di un organizzazione criminale, specializzata nelle scommesse sportive (ma non solo: le indagini parlano anche di traffico di droga, contrabbando di tabacco, estorsioni, furti e riciclaggio di denaro sporco). Melkumyam si è concentrato sul tennis, sport che si presta ottimamente a operazioni illecite, soprattutto a livelli più bassi. E allora avrebbe preso contatto con alcuni giocatori di seconda fascia. Il più forte – ed elemento chiave dell'organizzazione – sarebbe Marco Fornell-Mestres, ex numero 236 ATP e ancora in attività. Un tipo simpatico, che in tanti anni ha giocato oltre 1500 partite nel circuito professionistico. Lo ricordiamo dieci anni fa, impegnato al Challenger di Alessandria, in cui chiedeva informazioni sui risultati al Roland Garros del suo amico David Marrero, che in quei giorni giocava il suo unico Slam in singolare.

ACCOUNT RUBATI
Secondo quanto riporta El Confidencial, avrebbero fatto parte dell'organizzazione altri tre giocatori: tra loro Marcos Giraldi, salito alle cronache qualche anno fa perché girava per il circuito a bordo di un furgone (e non aveva voglia di parlare di scommesse). Pressoché sconosciuti gli altri due: il 38nne Jordi Marsé Vidri e il 33enne Marcos Torralbo-Albos. Oltre ad aggiustare i risultati delle loro partite, i quattro si sarebbero impegnati a reclutare altri giocatori disposti a vendersi qualche match in cambio di guadagni illeciti. I tentacoli dell'organizzazione si sarebbero sviluppati in diverse città spagnole: Valencia, Barcellona, Murcia, Pontevedra e nelle Asturie. Viste le immense possibilità di scommettere sui vari match, i giocatori potevano intascare 1.000 euro anche soltanto per subire un break. Per un singolo match si poteva arrivare anche 5.000 euro. I giocatori coinvolti nella rete sarebbero stati così tanti che, in certi casi, entrambi i protagonisti di un match erano a conoscenza della combine. Si stima che le attività illecite possano aver fruttato un guadagno di 2 milioni di euro. Curiosamente, le scommesse non erano effettuate presso le agenzie asiatiche (le meno controllabili e preferite dalla malavita), ma soprattutto in quelle spagnole. Le giocate erano effettuate con account rubati a cittadini spagnoli: questo permetteva di aprire vari conti, gestiti da una singola persona. In questo modo, si riusciva a sfuggire ai radar dei controlli, evitando che ogni singolo account potesse avere movimenti sospetti. Le stesse identità rubate erano utili anche per ritirare i guadagni illeciti tramite i pagamenti virtuali.

L'INTERMEDIARIO?
Il sistema più utilizzato era il britannico Skrill, una specie di paypal che serviva per recuperare i fondi e poi riciclarli in altre attività. Tra i giocatori coinvolti, sembra che Fornell fosse quello principalmente coinvolto: in queste ore sarà ascoltato da un giudice insieme altri sette arrestati, tra cui il malvivente armeno. Secondo l'accusa, l'organizzazione era composta da una serie di figure: tennisti, familiari, intermediari, investitori e prestanome. Inizialmente, Fornell avrebbe truccato le partite con l'aiuto di alcuni prestanome che effettuavano scommesse per conto suo. Quando gli organi di controllo avevano iniziato a sospettare qualcosa, si sarebbe riciclato nel ruolo di intermediario per reclutare altri giocatori. Secondo alcuni indizi, tra l'altro, i tennisti non si limitavano a un guadagno fisso, ma avevano un guadagno percentuale anche sulle scommesse. In questo caso, il grado di colpevolezza dei giocatori sarebbe ancora maggiore. Nella sua carriera, Fornell (che è ancora in attività: la scorsa settimana era a Santa Margherita di Pula) ha guadagnato poco più di 200.000 dollari. Con cifre del genere è comprensibile sentire il profumo della tentazione. Ma caderci no, quello no. Le premesse sembrano diverse rispetto a quanto accaduto in Italia, con accuse ben più precise. Tuttavia, è doveroso rispettare la presunzione di innocenza fino a quando le cose saranno più chiare.