La nuova formula della Coppa Davis ha preso forma col sorteggio effettuato a Madrid: sei gironi, con le prime classificate e le migliori due seconde che si qualificheranno per i quarti di finale. Due singolari e un doppio al meglio dei tre set sul cemento indoor. L’Italia in un girone di ferro con Stati Unitii e CanadaCol sorteggio delle Finals ha preso forma la nuova formula della Coppa Davis. In prima fila, a fianco del Presidente ITF Dave Haggerty, quel Gerard Piquè che con la sua Kosmos si è garantito l’organizzazione dell’evento per i prossimi venticinque anni a fronte di un ricchissimo investimento economico e di risultati in termini di visibilità e audience che andranno verificati. Proprio Piquè ha rivelato un altro dettaglio e cioè che Leo Messi è anche lui socio di Kosmos e quindi «che è felicissimo di questa iniziativa perché anche lui fa parte di questa nuova Coppa Davis. Ci conosciamo da tanti anni e abbiamo diviso tanti momenti incredibili di sport: la Coppa Davis sarà una di quelli». Piquè ha poi sottolineato che a Messi «piace molto il tennis anche se non lo pratica», a differenza di altri compagni della sua carriera calcistica con i quali Piquè ha diviso il campo da tennis, come Cesc Fabregas. Piquè ha inoltre dichiarato di essere sempre stato «un grande appassionato, fin da ragazzino, quando con mio padre andavo ad assistere ai match del torneo di Barcellona al Real Club. Da piccolo giocavo a tennis e calcio, poi ho scelto quest’ultimo perché mi riusciva meglio, anche se gioco benino a tennis». Per quanto riguarda la Davis ha detto di «odiare quando la chiamano la Coppa Piquè. La Davis è uno degli eventi sportivi più storici e importanti, molti non hanno ancora compreso il nostro cambio di formula ma vogliamo convincerli che è stato giusto e necessario. Non ho ancora avuto la chance di parlare con Federer (e comunque la Svizzera non si è qualificata per le Finals n.d.r.), mentre con Djokovic ho un ottimo rapporto, anche se come Presidente dei giocatori ATP ha ammesso alcune sue perplessità: spero di vederlo a Madrid a novembre. Cosa penso invece delle critiche di Lleyton Hewitt? Lo rispetto tanto come giocatore ma deve capire che Kosmos non è solo Piquè ma una squadra che conta anche di ex-giocatori come Albert Costa e Galo Blanco che la Coppa Davis l’hanno giocata. Appena mi sono tuffato in questa nuova avventura, la prima cosa che ho capito che dovevo circondarmi di gente che conosceva bene il mondo del tennis, i giocatori, le federazioni e i fans per creare quell’evento che una manifestazione come la Coppa Davis merita».

Le Finals si giocheranno alla Caja Magica di Madrid dal 18 al 24 novembre e vedranno impegnate diciotto nazioni divise in sei gruppi da tre; le prime classificate e le migliori due seconde si qualificheranno per i quarti di finale a eliminazione diretta. Si giocheranno due singolari e un doppio al meglio dei tre set (scelta discutibile ma inevitabile, vista la mole di incontri che si dovranno disputare in un arco temporale così ristretto) su una superficie in cemento, indoor.


Il sorteggio non è stato positivo per l’Italia, infilata in un girone di ferro insieme agli Stati Uniti e al Canada. E se gli Usa non erano la squadra di prima fascia più scomoda, certamente lo era il Canada tra quelle della terza fascia: battere sul rapido al coperto un Milos Raonic ritrovatosi su altissimi livelli e un Denis Shapovalov che sta crescendo e che si trova particolarmente a suo agio in quelle condizioni, sarà una vera impresa. Forse più abbordabili gli Stati Uniti, che però possono contare su John Isner e Frances Tiafoe, quest’ultimo ancora incostante ma che pare avvertire molto il senso patrio. Ovviamente il doppio può fare la differenza, e avere in squadra specialisti come i fratelli Bryan (o Jack Sock) è una bella risorsa. L’Italia deve sperare nella crescita di Matteo Berrettini, il giocatore che (insieme ad Andreas Seppi) si trova meglio su questa superficie. I due azzurri meglio classificati invece, Fabio Fognini e Marco Cecchinato, faticano di più (soprattutto quest’ultimo), mentre il doppio è un po’ da inventare, con la coppia Fognini-Berrettini comunque favorita. Sarà importante la differenza punti, set e perfino game, perché si può cercare di qualificarsi anche passando dalla porta di servizio, tra le due migliori seconde classificate. Lo stesso direttore delle Finals, Albert Costa, ha definito il nostro gruppo come «il più difficile e interessante», mentre capitan Barazzutti ha onestamente ammesso «di non essere per nulla contento del sorteggio ma che la squadra si farà trovare pronta».

Negli altri gironi, spicca il gruppo B con Croazia, Spagna e Russia. Paradossalmente, chi vincerà il girone dell’Italia potrebbe avere un quarto di finale abbordabile, probabilmente contro l’Australia che dovrebbe essere priva di Nick Kyrgios e Bernard Tomic, ribelli nei confronti di capitan Hewitt. E proprio le defezioni potrebbero fare la differenza: la Serbia con o senza Djokovic, la Germania con o senza Zverev, la Francia con o senza Pouille, cambiano pelle notevolmente. Così come eventuali infortuni e una condizione di forma che, a fine stagione, è sempre un rebus. Per questo sarà una competizione molto aperta.

E anche molto discussa: giocare due singolari e un doppio al meglio dei tre set vuol dire stravolgere i cardini di una manifestazione creata nel 1900 ma che stava perdendo di interesse, snobbata dai giocatori più forti. Proprio la presenza dei top players sarà fondamentale per garantire l’interesse che merita la Coppa Davis. La formula andrà giudicata dopo aver assistito alla prima edizione che certamente susciterà interesse come tutte le grandi novità. Ma servirebbe Nostradamus per intuire se sarà o meno un successo di pubblico e audience.