LE PAROLE DI DJOKOVIC – Il serbo prende con filosofia la sconfitta in finale, ma è amareggiato per la scarsa incisività sulle palle break. “Però non ero neanche sicuro di venire a New York, ho deciso solo una settimana prima. Per questo, la finale è un ottimo risultato. Si impara di più dalle sconfitte che dalle vittorie”.Ecco le frasi più significative di Novak Djokovic nella conferenza stampa dopo la sconfitta in finale allo Us Open.
“Non ci sono dubbi sul fatto che Stan meriti di stare tra i big. Ha vinto tre Slam diversi, una medaglia olimpica e gioca al meglio nei grandi match”.
“Sono stato pessimo nelle palle break a mio favore. In partite come questa, se non sfrutti le occasioni il tuo avversario se le prende. Lui è stato più coraggioso, perché ha fatto un passo dentro il campo e ha giocato aggressivo, mentre io aspettavo che le cose accadessero”.
“Nel quarto set ho avuto qualche problema con le unghie dei piedi, ho iniziato a sanguinare. Era piuttosto doloroso muoversi, ma ci ho provato. Non penso che sia necessario parlarne. Lui ha vinto la partita e ha meritato di alzare il trofeo, tutto qui. Non voglio parlarne, sennò poi sembra che cerco scuse”.
“Mi sono saltati i nervi nei momenti importanti, mentre lui ha mantenuto la calma. Credo che questo abbia fatto la differenza. A volte succede, anche se hai esperienza e sai cosa fare. In certi momenti del match è stato troppo più bravo di me”.
“Dopo Rio ho avuto qualche dubbio se giocare o meno questo torneo. Non era il dito del piede, questo è apparso solo oggi. Qualche altro problema sembrava più grave, poi ho deciso di venire solo 8-9 giorni prima del torneo. Andare in finale è stato piuttosto sorprendente”.
“La palla di Stan è molto pesante, soprattutto dalla parte del rovescio. Il dritto è molto piatto. Lui cerca di spingere soprattutto dal lato destro, poi con il rovescio ha anche un ottimo slice. Lo usa con efficacia in fase difensiva ed è in grado di buttarti fuori dal campo con il rovescio incrociato. Credo che sia uno dei migliori colpi del tour”.
“Vincere quattro Slam di fila è stato un traguardo incredibile e ne sono molto orgoglioso. La sconfitta di oggi non può mettere in ombra i grandi momenti che ho vissuto in Australia e soprattutto a Parigi. Vincere due Slam su quattro è un ottimo risultato, poi ho giocato una terza finale. Non ho rimpianti. Ovviamente mi sarebbe piaciuto vincere un altro titolo, ma tant’è. Devi stringere la mano all’avversario e accettare la sconfitta. Non è la prima e non sarà l’ultima volta che perdo un match importante. Spero di trarne insegnamento e di migliorare. E’ il ciclo della vita per tutti gli atleti”.
“Ovviamente c’è delusione, soprattutto dopo aver perso una partita di quattro ore, ma domani proverò a guardarla da una diversa prospettiva e dire: ‘Wow, ho giocato una finale’. Voglio dire, non è mica un brutto risultato”.
“Per me il successo non è soltanto vincere partite o sollevare trofei, è molto di più. Mi piace giocare a tennis, mi piace lo sport, ho scelto di fare questo. Ma quando arrivi a certi livelli e hai un certo status, assume una certa importanza quello che dici, come ti comporti, cosa fai. Non è comparabile con quello che devono fare giocatori meno noti. Questo tipo di privilegio mi ha dato tante lezioni di vita e mi ha regalato esperienza. Ho imparato molto su di me, su chi potrei essere, su chi dovrei diventare”.
“Questo match è stato abbastanza simile alla finale di Parigi 2015. Sono partito bene, ho vinto il primo set e c’è stato equilibrio nel secondo. Poi lui ha trovato il suo tennis e credo che abbia giocato al meglio nel quarto, passava con agio da un colpo all’altro, trovava gli angoli, era aggressivo, prendeva ogni chance”.
“La vita è sempre una grande lezione, un grande libro. Noi dobbiamo continuare a scrivere storie, ci sarà sempre un’altra storia da scrivere. Ovviamente mi auguravo che la fine della storia di questo Us Open fosse diversa, ma imparo molto più dalle sconfitte come queste che dalle vittorie. Quando vinci va tutto bene e non ti accorgi di certe cose, che invece sono molto rilevanti. Quando perdi, invece, ti poni tante domande, ad esempio se hai fatto le cose giuste o no e cosa puoi fare per migliorare come persona e come giocatore. In questo momento mi trovo in questa posizione ed è quello a cui penserò negli ultimi mesi dell’anno e nel 2017”.
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