Da giocatore, Boris Becker ha vinto sei tornei del Grande Slam. Da quando siede sulla panchina di Novak Djokovic (insieme a Marian Vajda, ci mancherebbe) ne ha già vinti altrettanti. Con la differenza che ci ha impiegato due anni e mezzo, mentre da tennista ce ne vollero dieci. “Devo ammettere che adesso sono meglio come coach che come giocatore” ha detto Boris alla Bild, lanciando l’affermazione strappa-titolo. Vincendo a Parigi, il serbo è diventato il terzo uomo nella storia a detenere tutti i quattro tornei del Grande Slam. L’ultimo a riuscirci era stato Rod Laver, mentre non ce l’hanno fatta nemmeno i grandi rivali Roger Federer e Rafael Nadal.
Quando gli hanno chiesto se Nole potrà infilare il Calendar Grand Slam, Boris non si è tirato indietro: “Continueremo a combattere. Ho già riservato il mio posto a Wimbledon, siamo consapevoli di questa opportunità storica. Tuttavia anche i Giochi Olimpici sono un grande traguardo per Novak. E’ chiaro, ed è la ragione per cui sarò anche a Rio de Janeiro per sostenerlo”. Secondo Becker, la sua migliore qualità da allenatore è la capacità di analizzare gli avversari e i match, nonché il riuscire a mettersi nei panni di un giocatore per poter valutare diversi scenari. Le statistiche dicono che soltanto 38 dei 192 Slam dell’Era Open sono stati vinti da un giocatore con più di 29 anni. In teoria, dunque, il dominio di Djokovic potrebbe anche ridimensionarsi. Ma il serbo ha già mandato in malora diversi dogmi. E poi, con un coach del genere…
“Sono più bravo da coach che da giocatore”
E’ un Boris Becker raggiante quello che ha parlato alla Bild dopo il successo di Djokovic a Parigi. In meno di tre anni, ha eguagliato il suo palmares da giocatore e svela le sue principali capacità: l’analisi degli avversari e la capacità di immedesimarsi nelle situazioni di gioco. “Grande Slam? Continueremo a combattere”