
Ahmed Nassar direttore esecutivo della Ptpa
Leggere l’attacco della Ptpa a praticamente tutte le sigle che governano oggi il tennis – Atp, Wta, Itf, Itia – come la guerra di Nole contro l’establishment, oltre che riduttivo, mi sembra falso.
Djokovic, certo, ama il ruolo di Masaniello di lusso. Sguazza da sempre nella competizione, non solo dentro ma anche fuori il campo. Aspira ad essere un leader carismatico (forse politico) per la Serbia e vorrebbe diventare, probabilmente, il futuro ‘commissioner’ del tennis.
Può essere che accada, perchè la confusione oggi è grande sotto il cielo. Una rivoluzione del calendario è in vista per il 2028, ci sono le pressioni dei famosi nuovi mercati – l’Arabia con i suoi soldi, l’Oriente con la sua demografia – tutti insomma vogliono una fetta della torta che per un secolo e mezzo è stata gestita da una oligarchia a volte illuminata, altre decisamente meno.
Ma la vera spinta propulsiva alla rivolta, inutile nasconderlo, è quella di chi, come Bill Ackman, grande guru americano degli hedge fund, vuole strappare il comando dello sport a comitati olimpici e federazioni per trasformarlo in un business privato.
Il direttore esecutivo della Ptpa infatti è Ahmad Nassar, che guarda caso è anche il ‘chief executive’ di Winners Alliance, la società finanziata proprio da Bill Ackman, che anche nell’atletica sta provando a scassare il sistema con una nuova lega di cui è testimonial Michael Johnson. Un negoziatore scafatissimo, Nassar, visto che prima di entrare a far parte della Ptpa, ha fondato e lavorato per tre anni come Ceo fondatore di OneTeam Partners, una società di marketing e media che rappresenta gli interessi commerciali di atleti di diversi sport. Prima ancora, Nassar è stato presidente di Nfl Players Inc. contribuendo a raddoppiare le entrate e gli stipendi dei giocatori.
Eccolo, l’argomento che (legittimamente) attira più di qualsiasi cosa i tennisti che danno il loro sostegno alla Ptpa: gli schei, la grana, il conquibus.
Morale: possiamo alzare i sopraccigli e fare ironie davanti all’attacco velleitario e sotto molti punti di vista sgrammaticato che la Ptpa ha portato al ‘sistema tennis’ con il suo comunicato. D’altra parte, che le fake news, le mezze verità e le bugie strumentali facciano opinione, spesso molto più di un approccio razionale ai problemi, ce lo dovrebbe aver insegnato da tempo un signore con il ciuffo che oggi siede alla Casa Bianca.
Ma rendiamoci conto che si tratta solo di un piccolo tassello di una lotta che vuole portare ad un Nuovo Ordine dello sport mondiale, gestito non più da associazioni più o meno no profit, ma da ‘players’ privati che hanno in mente esclusivamente il profitto (Piqué è stato il primo, maldestro esempio nel tennis) e sono pronti a stravolgere spirito e regolamenti di tutte le discipline pur di massimizzare le entrate. Che ci piaccia o no è con loro, prima che con Djokovic, che vanno fatti i conti.