Di Marco Caldara – 13 gennaio 2015
Roberto Marcora sarà uno dei sette uomini azzurri in gara nelle qualificazioni
Duecentoventiquattro racchette in cerca di gloria. Mentre i primi big si stanno già allenando a Melbourne Park, una valanga di giocatori meno noti sta raggiungendo l’Australia per disputare le qualificazioni, ultima via per accedere al main draw del primo Slam stagionale. Dalla porta di servizio proveranno a passare novantasei donne, in gara per dodici posti, e centoventotto uomini, che se ne contenderanno sedici. Dal bosniaco Damir Dzumhur, numero 109 del mondo e primo della lista maschile, al diciottenne statunitense Jared Donaldson, numero 261 e ultimo ‘dentro’, ce n’è per tutti i gusti. Gente in grado di vincere due tornei ATP come Nicolas Mahut o Steve Darcis, una coppia che proprio a un Major (Wimbledon) deve gran parte della propria notorietà, un semifinalista Slam come Jurgen Melzer, quell’Aljaz Bedene finalista a Chennai solo ieri, il talento folle ma ancora inespresso di Benoit Paire, più alcuni dei migliori teenager del panorama internazionale: Zverev, Nishioka, Jarry e Ymer. Nella truppa maschile anche sette tennisti azzurri, guidati da Luca Vanni, l’unico dei nostri che potrà beneficiare di una delle trentadue teste di serie. Reduce da un inizio di stagione positivo, con la qualificazione a Chennai e la battaglia con Ricardas Berankis, il ‘gigante buono’ ha mostrato di avere le armi per potersela giocare anche con i top 100, e andrà a caccia della prima qualificazione in carriera in un torneo del Grande Slam. Dopo la toccata e fuga ad Auckland, teatro di una sconfitta col francese Jules Marie frutto più del jet lag (e delle poche ore di sonno) che dei reali valori dei contendenti, il 29enne aretino è pronto per scaricare sul Plexicushion di Melbourne tutta la sua voglia di continuare a scalare la classifica, che solo dodici mesi fa lo vedeva alla posizione numero 833. La garanzia di non dover subito sfidare uno dei migliori è un buon punto di partenza, e anche la superficie – ottima per sfruttare il servizio ma dal rimbalzo piuttosto alto negli scambi – dovrebbe dargli una mano.
VIOLA SOGNA IL BIS
Prima volta in Australia anche per Stefano Travaglia, capace di superare due turni nelle qualificazioni dell’ATP di Sydney, prima di ben figurare al cospetto di Viktor Troicki, e per Roberto Marcora, anch’egli entrato nel giro delle qualificazioni Slam dallo scorso Us Open. Accompagnato da coach Uros Vico, il varesino ha rimediato altrettante sconfitte nelle prime due uscite in terra australiana, ma, facendo leva su un servizio di alto livello, ha le carte in regola per sognare il main draw. Lo stesso discorso vale per altri tre azzurri, Andrea Arnaboldi, Matteo Viola e Thomas Fabbiano, tre che hanno già saggiato l’aria dei grandi tornei, qualificandosi una volta in un appuntamento del Grande Slam. Arnaboldi ci è riuscito all’ultimo Roland Garros, Fabbiano allo Us Open del 2013, mentre Viola ce l’ha fatta proprio in Australia, nel 2012, quando da 5-0 40-0 sotto al primo turno ribaltò il match contro Dusan Lajovic salvando sette match-point, poi ne cancellò due pure ad Antonio Veic, e quindi si prese un posto nel main draw beffando Rik De Voest al turno decisivo. Un risultato un tempo inimmaginabile per un giocatore che sembrava più adatto alla terra battuta mentre ora rende meglio sul duro, e forse proprio in Australia può giocarsi al meglio le proprie chance. Chiude il quadro degli azzurri in gara il ventiduenne siciliano Marco Cecchinato: uno che ai campi in cemento si adatta meno bene rispetto ai compagni di spedizione, ma è pur sempre il più futuribile del gruppo.
BRIANTI E… BARBIERI?
Fra le donne, invece, l’Italia paga lo scarso numero di giocatrici fra la 100esima e la 200esima posizione del ranking (appena una, contro i sei uomini), e anche la minor capienza del tabellone di qualificazione. Così, l’unica azzurra sicura di un posto è Alberta Brianti, numero 192 WTA, che proprio down under ha vinto cinque dei sei match conquistati in carriera nei tornei del Grande Slam. La parmense ha superato per quattro volte il primo turno, e nel 2010 si è spinta sino al terzo round, battendo all’esordio Varvara Lepchenko e superandosi al round successivo contro Sabine Lisicki, prima di cedere a Sam Stosur. Cinque anni più tardi 'Tina' non è più su quei livelli, ma nonostante le quasi 35 primavere non ha perso la voglia di mettersi in gioco. Menomale. In un circuito femminile sempre più uniforme, la sua fantasia e un rovescio a una mano da museo d’arte sono ossigeno puro. Con lei potrebbe esserci anche Gioia Barbieri, ancora fuori di tre posizioni dal tabellone cadetto, ma comunque in Australia nella speranza (possibile) che all’ultimo si liberi un posto. Se lo meriterebbe: dopo un periodo di cambiamenti che l’ha portata dalla San Marino Tennis Academy di Giorgio Galimberti a un breve periodo di prova negli States con Claudio Pistolesi, e quindi al Piccari Tennis Team di Anzio insieme a Karin Knapp, la ventitreenne di Forlimpopoli si è fermata appena un mese tra novembre e dicembre, prima di riprendere l’attività full-time, con l'Australian Open nel mirino. Addirittura, nella speranza di racimolare quella ventina di punti in grado di fare la differenza è andata in Tunisia per giocare due tornei da 10mila dollari, partendo con umiltà dalle qualificazioni. Tra poche ore scoprirà se gli sforzi saranno serviti oppure no.