Tutti aspettavano Alexander Zverev, ma in semifinale ci va l'ultimo arrivato: Jack Sock si mostra abilissimo nel gestire i momenti chiave e acciuffa il secondo posto nel girone. È il primo americano a centrare le semifinali dopo Andy Roddick nel 2007. La vittoria a Parigi Bercy ha fatto nascere un nuovo giocatore.E il miracolo alla fine si è compiuto. Jack Sock, l'ultimo arrivato, vola in semifinale. Sono passati 10 anni dall'ultimo statunitense così avanti alle ATP Finals, quando si giocava ancora a Shanghai e il leader yankee si chiamava Andy Roddick. Un risultato incredibile quanto impronosticabile, al quale Sock è il primo a non credere. Quando, a fine partita, dopo l'ennesimo sciagurato errore di Zverev, si ritrova vincitore di un incontro che ha iniziato bene, proseguito malissimo e finito col portare a casa. Grazie ai suoi colpi, al suo coraggio e alla sciagurata prestazione del tedesco, che nell'ultimo parziale ha fatto il bello e soprattutto il cattivo tempo. Con errori e distrazioni che un numero tre al mondo, seppur così giovane, non si dovrebbe permettere. Dopo poco meno di due ore, lo score segnava 6-4 1-6 6-4. È stato un incontro in bilico tra colpi spettacolari e tanti, tantissimi errori da una parte e dall'altra. Zverev è mancato in quel che dovrebbe essere la sua arma migliore, il servizio: 8 doppi falli, 5 dei quali nel set decisivo. Un'enormità per chi dovrebbe far terra bruciata, dall'alto dei suoi 198 centimetri. L'incontro inizia tra il fastidioso potrarsi del brusio e le risa del pubblico, troppo preoccupato a banchettare anzichè accorgersi di quel che accade in campo. È un altro piccolo segnale di come questo Masters non stia funzionando, almeno sul piano tecnico.

UN SET DI BUIO, POI È DI NUOVO JACK
A innervosirsi è soprattutto Sock: nel secondo game va sotto 15-40, scaglia una palla in tribuna e si prende un warning. L'americano ha la forza di reagire: dopo aver rimesso a posto il game spaventa Zverev, conquistando a sua volta un paio di palle break. Nulla di fatto. Si va avanti tra errori e vincenti, palle break concesse e annullate. Nel settimo gioco, a concretizzare è proprio l'americano. Un dritto in contropiede ed è 4 a 3 e servizio, che diventa 5 a 3 dopo aver cancellato con servizio e dritto tre palle consecutive per il controbreak. Sock si diverte. Non concretizza il primo set point sul servizio di Zverev ma poi chiude tranquillamente quando tocca a lui a servire. L'unica soluzione per Zverev per venirne fuori è alzare il livello. E per la successiva mezz'ora si palesa la migliore versione del tedesco. Un parziale di 7 giochi a 1 sembra indirizzare Zverev verso una facile vittoria al terzo. Sock sembra sparito dal campo. Trova anche il tempo per prendersi un penalty point. Sembra non divertirsi più. Sembra.

IN SEMIFINALE CON DIMITROV
Perché improvvisamente si riaccende: l'americano ritorna ad essere aggressivo, istrionico, irriverente. Ritorna a sorridere e a voler divertire il pubblico. Tutto questo manda nuovamente fuori giri Zverev che, a sorpresa, subisce la personalità di Sock. Con un doppio fallo suicida manda l'avversario avanti 3 a 1 e servizio. Trova anche la reazione per piazzare il controbreak e riaprire tutto. Ma al momento di servire per rimanere nel match ecco il patatrac: doppio fallo, il quinto del terzo set e gratuito di dritto. E il ragazzo di Nebraska è in semifinale. Il 30 ottobre Jack Sock era numero 24 della Race. Ora può giocarsi, contro Dimitrov (battuto quest'anno a Indian Wells, con tanto di matchoint annullati: "Ma credo che oggi Grisha sia un giocatore diverso"), un posto in finale al Masters. Forse dovrebbe cominciare a crederci. Non è solo una favola. E non è solo e soltanto fortuna. "Se mi fossi messo certe pressioni, oggi non sarei qui" ha chiosato davanti ai giornalisti. Vuoi vedere che il segreto è tutto lì?


NITTO ATP FINALS – Terza giornata Gruppo Becker

Jack Sock (USA) b. Alexander Zverev (GER) 6-4 1-6 6-4