Dopo il meeting di Shanghai, sembrano avvicinarsi le posizioni di giocatori e tornei sull’argomento montepremi. L’Australian Open ha fatto da apripista, ma resta qualche intoppo.
Roger Federer è il presidente del Consiglio Giocatori ATP
Di Riccardo Bisti – 10 ottobre 2012
Nel tentativo di accontentare i tennisti, l’Australian Open ha aumentato il montepremi di circa il 18%, superando il muro dei 30 milioni. Una scelta che fatto scalpore. L’ATP ha reagito con moderata soddisfazione, anche se i giocatori sono convinti di meritare una percentuale ancora più alta. Sabato scorso, presso l’hotel Hilton di Shanghai, si è tenuta una riunione a cui hanno preso parte i giocatori e i rappresentanti degli Slam. “E’ una delle prima volte che che hanno accettato di incontrarci – aveva detto alla vigilia Eric Butorac, doppista ma soprattutto vicepresidente del Consiglio Giocatori – sarà interessante ascoltare la loro posizione, soprattutto quella degli altri Slam. Piuttosto che un aumento di denaro reale, è importante quello in termini di percentuale”. I giocatori vogliono una fetta più grande della torta, nel tentativo di allinearsi ad altri sport, dove gli atleti incassano una percentuale molto maggiore del fatturato. I tornei ATP garantiscono ai giocatori una percentuale tra il 20 e il 30%, mentre gli Slam (i tornei più ricchi) offrono tra il 10 e il 15%. In leghe professionistiche come il basket e l’hockey su ghiaccio, gli atleti arrivano spesso e volentieri al 50%. Il Consiglio, guidato da Roger Federer, ha spinto per avere un maggiore montepremi e una più corretta distribuzione dei soldi. I tornei aumentano il prize money anno dopo anno, e dal 2012 hanno garantito qualche soldo in più per chi perde ai primi turni. Ma non è bastato: in piena…trance rivoluzionaria, i tennisti hanno minacciato di boicottare l’Australian Open se non verranno accontentati. Le minacce hanno avuto effetto: a Melbourne, nel 2013, si spartiranno oltre 30 milioni di dollaroni.
“Gli Slam sono cresciuti a dismisura grazie ad alcuni dei più forti giocatori di sempre – continua Butorac – noi vogliamo soltanto condividere questo successo. Se un torneo ATP è in difficoltà, ci capita spesso di proporre una riduzione del montepremi. Ma quando un torneo genera centinaia di milioni di dollari, ci auguriamo di poterli condividere". Non è facile paragonare i tornei ATP agli Slam. Anzi: gli stessi Slam sono diversi tra loro. Controllati dalle rispettive federazioni, Australian Open, Roland Garros e Us Open sono la vetrina di organizzazioni no-profit che dovrebbero promuovere lo sviluppo del tennis di base e la nascita di piccoli tornei. Solo Wimbledon, appartenente a un club privato, può ragionare diversamente. Secondo Gordon Smith, amministratore delegato USTA, venire incontro in toto alle richieste dei giocatori significherebbe mettere a rischio i doveri istituzionali. La USTA amplierà il Billie Jean King National Tennis Center (senza tetto…) spendendo 500 milioni di dollari, e ogni anno investe circa 75 milioni nell’attività di base. “Se dessimo retta ai giocatori avremmo qualche problema a portare avanti i nostri progetti” ha detto alla vigilia del meeting di Shanghai. C’è un dato che fa riflettere, e che amplierebbe a dismisura il discorso: dal 1998, i montepremi degli Slam sono aumentati del 1095%, quelli dei tornei ATP del 216%….mentre quelli dei tornei challenger, gli eventi da cui bisogna passare per entrare nell’elite, hanno subito una riduzione del 15%. “E’ giusto che i giocatori siano ben ricompensati – dice Craig Tiley, direttore dell’Australian Open – ma dobbiamo lavorare insieme per trovare il modo di aiutare i tennisti oltre la 100esima posizione”. Tiley ha fatto il paragone con altri sport: 800 giocatori di football australiano guadagnano oltre 200.000 dollari l’anno. Il numero 200 ATP, l’australiano Carsten Ball, ha intascato 100.000 dollari in tutto il 2012. Lordi. Ma c’è un punto su cui i tornei non avrebbero intenzione di cedere: versare ai giocatori una percentuale fissa del fatturato, qualunque essa sia. “Riconosciamo il valore dei giocatori, cresciuto negli ultimi anni – dice Gordon Smith – infatti negli ultimi 10 anni il montepremi dello Us Open è raddoppiato. Ma non crediamo sia giusto paragonare il nostro modello a quello di altre leghe professionistiche come NBA o NHL”. Tra le varie proposte di cui si è discusso, c’è quella di legare il montepremi ai profitti dei tornei oppure di farli contribuire al programma pensionistico dell'ATP.
L’Australian Open non si è ancora sbilanciato sulla distribuzione dei soldi tra un turno e l'altro. Dell’argomento si è parlato durante il meeting di Shanghai. “Siamo aperti alle idee dei giocatori – ha detto Tiley – ma anche noi abbiamo le nostre. Cercheremo di metterle insieme e trovare una soluzione”. I giocatori apprezzano lo sforzo dello Slam australiano. Secondo Butorac, un aumento del 15% è da considerarsi accettabile. “Non è esattamente quello che abbiamo chiesto, ma è un buon punto di partenza per discutere insieme”. Tuttavia, il giornale australiano “Tha Age” ha appreso che i piani di crescita sarebbero già stabiliti: nel 2016, l’Australian Open toccherebbe quota 40 milioni, raddoppiando rispetto ai 20 del 2007. Tiley non ha confermato la notizia, ma ha sottolineato il desiderio di dare una mano ai giocatori di secondo piano. “Se le cose non funzionano nel nostro sport, la responsabilità è di tutti” ha detto dopo la riunione di Shanghai, definita “Molto positiva. I giocatori con cui ci siamo confrontati mi sono sembrati il gruppo più unito degli ultimi 20 anni”. Sull’argomento è intervenuto anche Roger Federer: “E’ bello discutere con gli Slam. Abbiamo apprezzato che a Melbourne si siano preoccupati per noi. Vedremo dove si arriverà”. Tennis Australia, tuttavia, non ha confermato l’ipotesi di offrire una percentuale fissa dei guadagni, anche se nel 2013 si attesterà intorno al 20%. “Siamo soddisfatti. I giocatori hanno capito il nostro impegno e sono contenti. Ma abbiamo spiegato che non è niente di nuovo, almeno per noi. Aumentiamo il nostro prize-money con vigore da almeno 5 anni”. Non è ancora stata decisa la distribuzione dei soldi, anche perché prima dovrà esserci un confronto con la WTA (si terrà a fine mese durante il Masters di Istanbul). Ad ogni modo, è confermata l’intenzione di offrire di più a chi perde nella prima settimana. “Abbiamo discusso su un punto. Oggi, un tennista che sta per 10 anni tra i primi 40 deve iniziare una seconda carriera dopo il ritiro. Ecco, chi ha avuto una carriera del genere dovrebbe essere in grado di sfruttare i guadagni e vivere il successo”. Giusto. Ma speriamo che qualcuno abbia parlato anche dei challenger e dei futures…
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