Dopo il forfait a Roma e la scarsa forma di Parigi per colpa dell’anca, e il malore di Wimbledon, un altro problema fisico ferma Jannik

Foto Ray Giubilo

La delusione c’è, ed è forte. Inutile negarlo. Su Jannik puntavamo per arrivare alla medaglia olimpica che ci manca dal 1924, il bronzo di De Morpurgo proprio a Parigi. Possiamo farcela sicuramente con gli altri, tanti azzurri che un podio in singolare o in doppio lo valgono sicuramente – Musetti, Paolini, Vavassori, Bolelli, Errani – o possono trasformarsi in outsider sulla terra (Darderi).

Ma l’assenza di Sinner è pesante, anche perché è la seconda volta che la Volpe manca l’appuntamento con i Giochi. A Tokyo fu una scelta per preparare Us Open e finale di stagione, stavolta una tonsillite, malanno rarissimo in agosto. La fortuna è cieca ma la la sfiga ci vede benissimo, recita una battuta famosa, certo che, come nel caso di Berrettini costretto a rinunciare a Wimbledon per il covid nel 2022, un po’ di attenzione in più non avrebbe fatto male (alla salute soprattutto).

Anche sul piano dell’immagine, inevitabilmente, Jan rischia un rimbalzo di popolarità, considerato anche il grande momento del suo rivale Alcaraz. A proposito di Matteo, invece: che amarezza vederlo così in forma proprio sulla terra, fra Gstaad e Kitzbuhel, e non poterlo schierare come sostituto: con lui in squadra l’assenza di Jannik urticherebbe di meno. 

Altra considerazione: dopo la conquista degli Australian Open e del numero 1, Jannik ha ottenuto altri ottimi risultati, ma non quelli che sperava, e sempre per colpa di un problema fisico. A Parigi per la scarsa condizione dopo il problema all’anca, che per fortuna si è rivelato molto meno grave di quanto era sembrato. A Wimbledon per il malore durante il match contro Medvedev. Ed ora la tonsillite pre Olimpica. Congiunture sfavorevoli, certo. Ma forse qualcosa su cui indagare meglio e intervenire.