Nel match contro Khachanov che gli regala i quarti all’Australian Open, Sinner conferma una straordinaria continuità mentale ma anche un’eccezionale capacità di gestione delle palle break, che siano a vantaggio o a sfavore

Le analisi di fine partita sono utili se raccontano una storia. Così gli 8 ace di Sinner appena maturati sul Margaret Court di Melbourne, rivelano una maggiore intenzionalità del suo acchito rispetto a quello di Khachanov, fermo a quota 5 nel medesimo match.
In linea con i 37 punti guadagnati in risposta dall’uomo delle nevi, frangenti che regalano di lui il profilo di un campione cristallino poco propenso al ruolo di comprimario, favorevole bensì a un vis a vis paritario con tutti i più forti, ivi incluso un potente battitore proveniente dalla Steppa.

E mentre i punti vinti di fila sono frutto di continuità mentale, la vera chiave del gioco rimane nella trasformazione o il salvataggio delle palle break. Un’attenta lettura di quest’ultime narra, in generale, del sano opportunismo di chi sa farle proprie e dello spirito conservativo di chi, invece, provvede a ricondurle in casa. Così le 5 trasformate da Sinner, rispetto alle 8 offerte dal fato, suonano ben diverse dall’unica colta dal russo a fronte delle 10 passate tra le sue corde in tre set di gioco. Chiudo qui, con la filippica delle cifre. Non prima, tuttavia, di aver detto che, da solo, il break intascato da Jannik sull’uno pari del primo è valso per molti il biglietto d’entrata. Quel dritto lungo linea vincente racconta di un controllo emotivo tutto nordico e di raffinati cambi di ritmo figli di automatismi acquisiti. Il tutto, sorretto da una condizione fisica che la dice lunga sulla personalità sportiva maturata dal nostro giovane eroe.
Una condizione eccellente che rimanda al numero 4 del pianeta tennis la possibilità da mutare aride somme di fine partita in spaccati di gioco forieri di alto rendimento.
Il resto è cronaca!