Nessuna fretta. I successi di Jannik Sinner arrivano da lontano, con modifiche a arricchimenti tecnici e tattici graduali, per dargli il tempo di assimilare e implementare nuovamente
La vittoria di Sinner a Rotterdam non racconta soltanto di un titolo da aggiungere agli 11 già in bacheca. Essa è anche la 15ma affermazione ottenuta dalle Finals in qua a fronte di una sola sconfitta patita dal rosso di S.Candido per mano di Novak Djokovic in finale a Torino. Un inciampo, peraltro, soggetto a duplice vendetta consumata a stretto giro di posta in quel di Malaga. Una striscia vincente che sottolinea un rendimento da primo della classe maturato grazie a eccellente autogestione e alla bontà professionale dal suo ottimo team.
Una continuità che rimanda a riflessioni di carattere formativo e che la dice lunga circa il concetto di gradualità, principio ispiratore a cui ogni insegnante dovrebbe rifarsi per lo svolgimento della sua missione. Per dire che se la formazione tecnica fornisce all’atleta i mezzi per competere, quella tattica ne indica il giusto utilizzo mentre l’agonismo vuole esserne l’esaltazione.
Un timbro didattico che nel 2018 ha fornito all’interessato scambi e mobilità sufficienti per entrare in classifica mondiale e scalare in un anno un migliaio di posizioni fino a inserirsi tra i primi 600. Scambi e mobilità che arricchiti di velocità e incursioni a rete, l’hanno spinto nel 2019 tra i primi 100 al mondo in virtù di una crescita umana e sportiva di grande spessore tradotte nelle vittorie delle Next Gen e del challenger di Bergamo. A fronte di lampanti migliorie in ogni comparto del gioco, ha dunque staccato il ticket per il circuito maggiore e nel triennio ’20, ’21, 22 ha messo insieme titoli di tale peso da dimezzare la classifica prima da 96 a 46 e poi dal 23 a15 di un anno fa.
Con l’inizio del 2023 ha dato benzina ai colpi alzando gli impatti di rimbalzo in modo da ottenere potenza e profondità nonché aperture di campo coronate da volate vincenti. Non solo. Il servizio, fanalino di coda di un bagaglio nel frattempo scattato in avanti, si è dato nuovo smalto recuperando egregiamente sul resto fino a divenire, in tempi recenti, un’arma di prim’ordine che macina ace a tutto spiano. L’anno non poteva chiudersi meglio che con le affermazioni di Pechino e Vienna nonché col trionfo in Coppa Davis.
Il resto è cronaca dei giorni nostri. Vittoria agli Australian Open e ora questo titolo nella terra dei tulipani che lo eleva a terzo giocatore del pianeta. Insomma una tabella di marcia, che rivela la ‘ragion pura’ del successo sportivo, un vademecum che suona come una sorta di monito per coloro, giocatori, genitori e insegnanti, che vedono nelle scorciatoie la via per la gloria e fanno di possibili giocatori mediocri sbattitori di palla.