In un magnifico giro di valzer con un andamento in crescendo, Jannik Sinner a Vienna ha dato prova di una condizione mentale eccellente e di un magistrale uso delle variazioni
Il capolavoro di Jannik Sinner nel suolo che fu degli Asburgo, è stato un magnifico giro di valzer sulle note del Bel Danubio Blu. Un tre quarti lento e veloce in cui, quello che ormai è uno dei più forti giocatori del mondo,si è librato al ritmo di due set a zero senza perdere un passo. Almeno al netto del match clou contro Daniil Medvedev, avversario seriale al quale ha dovuto cedere il secondo per questione di recupero. Un andamento in crescendo, quello dell’altoatesino, partito con Tiafoe, salito contro Rublev e giunto al suo apice in una finale stratosferica. Un’ascesa prorompente in cui l’uomo delle nevi ha messo in mostra le due qualità che al momento lo blindano nel novero dei più forti.
La prima si richiama al controllo emotivo, inteso come giusta tensione al momento del colpo: non un grammo di più non uno di meno. Battuta o risposta che fosse, attacco o passante che sia, la compostezza mentale del ‘rosso’ è stata comunque lo spartiacque tra vittoria e sconfitta. Qualcosa che sembra scontata ma che scontata non è. Uno stato di beatitudine, al contrario, raggiungibile soltanto lavorandoci sodo, prima durante e dopo il match.
Una condizione mentale, madre felice dell’altra qualità messa in mostra, quella che attiene all’uso delle variazioni. Di quest’ultime si fa un gran parlare come via d’uscita d’ogni rimbalzo, salvo poi assistere a ripiegamenti da dietro lí dove sarebbe invece il caso di applicarle aprendo sbocchi alla parte più dormiente del bagaglio tecnico. Ebbene Sinner ci ha messo del tempo ma alla fine è giunto alla meta. Oggi è un giovane in carriera che predilige il gioco da dietro ma non disdegna soluzioni a tutto campo quale valore aggiunto nella ricerca del vero rendimento. Contro Medvedev si è superato sciorinando variazioni divenute ormai solidi automatismi.
Le stesse variazioni, lente e veloci, che hanno reso famosa la composizione di Johann Strauss e che pongono il tennis del nostro portabandiera sullo stesso piano dell’arte musicale.