Oggi l’ufficialità del numero 1 del mondo, il primo italiano di sempre in vetta al mondo: adesso è realtà
PARIGI – E’ successo, anche prima del previsto. il Re del tennis è scappato, è vinto, è battuto. Possiamo mettere da parte i calcoli, i “se Nole perde prima…“, il sorpasso è certo. Sarà certificato nella classifica di lunedì 10 giugno ma Jannik Sinner è il nuovo numero 1 del tennis mondiale (il 29º a riuscirci dalla nascita del ranking computerizzato, nell’agosto del 1973), scavalcando Djokovic, il vincitore di 24 titoli Slam, che ha retto lo scettro del tennis mondiale per 428 settimane. A Parigi sembrava in ripresa ma dopo due partite epiche si è dovuto arrendere per i postumi dell’infortunio al ginocchio subito ieri contro Cerundolo. E’ un altro dei giorni storici del tennis italiano, insieme a quelli dei trionfi Slam di Pietrangeli, Panatta, Pennetta, Schiavone, lo stesso Jannik, e ai successi in Coppa Davis e Federation Cup.
Nessun italiano in questo sport aveva mai raggiunto la prima posizione della classifica mondiale, ci è riuscito questo ragazzo della Val Pusteria, 23 anni il prossimo 16 agosto, un autentico predestinato che è stato anche un campioncino dello sci prima di scegliere il tennis perché «è uno sport – disse una volta – in cui si possono commettere errori, puoi perdere punti ma vincere ugualmente le partite. Nello sci, se sbagli una volta sei fuori». Stregò Riccardo Piatti, il suo primo importante allenatore, facendo un tuffo tra gli scogli, durante uno stage all’Elba. «Lui, bambino di montagna, che nuotava a malapena, al primo tentativo fece subito un salto mortale. Poi disse che quando era in aria aveva pensato di fare due capriole consecutive, così una almeno l’avrebbe fatta per forza. Aveva già la testa del vero sportivo», scrisse nel suo libro il coach di Como.
Cinque anni fa, cominciato l’anno da numero 768 del mondo, Jannik si presentò al grande tennis agli Internazionali d’Italia, partendo dalle prequalificazioni per arrivare al secondo turno del tabellone principale. Chiuso il 2019 al numero 78 del ranking, con la vittoria nelle Next Gen di Milano, non si è più fermato: nel 2020 i quarti di finale al Roland Garros e il primo trionfo Atp (a Sofia), nel 2021 scopre la Top Ten (numero 9 il primo novembre), debutta in Coppa Davis e nelle Atp Finals, chiude l’annata al numero 10; nel febbraio 2022 si separa da Piatti scegliendo Vannozzi come coach (a giugno si aggiungerà Cahill). Il passaggio non è facilissimo, e Jannik, anche a causa di alcuni infortuni, chiude al 15º posto del ranking. Nella seconda metà del 2023 la svolta: semifinale a Wimbledon, vittorie a Toronto (primo Masters 1000), Pechino, Vienna, poi, dopo la finale di Torino, il capolavoro di Malaga, dove trascina gli azzurri al secondo trionfo della storia in Coppa Davis vincendo 5 incontri su 5 e soprattutto inoculando nella testa di Djokovic (battuto in semifinale, nella partita degli ormai leggendari tre match point annullati di fila…) il germe del dubbio, la sensazione di non essere più il capobranco del tennis.
E sì perché nella fantastica scalata di Sinner al tetto del mondo un importante contributo l’ha fornito proprio Djokovic, che in questo suo orribile 2024 ha vinto appena 18 partite su 24 toppando tutti i tornei e perdendo anche con avversari non degni del suo ruolo. Il resto, però, l’ha fatto tutto Jannik, che da nove mesi sta giocando a un ritmo impressionante, inavvicinabile per gli avversari: da settembre ha vinto 53 partite perdendone solo 4 (nel 2024 è 33-2), ha messo in bacheca altri cinque tornei (tra cui gli Open d’Australia, cosa che lo lascia in corsa ancora per il Grande Slam), ha battuto a ripetizione gente come Djokovic e Medvedev, relegando i tennisti di fascia media a semplici sparring partner. Una serie di risultati che hanno stregato l’Italia, fatto conoscere il tennis ai pochi che ancora se ne disinteressavano, creato un interesse e un seguito popolare che può rivaleggiare con quello della Nazionale di calcio (sempre che riesca a tornare a vincere…).
I capelli color carota, le mille copertine, le tante pubblicità, lo spessore di un personaggio che sorride ancora ai bambini ma che difende strenuamente la sua privacy. Ormai siamo tutti Sinner-maniaci, e l’impressione è che il (più) bello debba ancora arrivare. Forza Jannik, continua a stupirci.