Il numero uno esporta il Made in Italy anche sulla via della Seta. E può ispirare le nuove generazioni che ora sono attratte dal tennis
Foto Rolex Shanghai Masters/Frey
Anche il più fervido dei narratori non andrebbe oltre l’ampiezza di una singola pagina, per descrivere una moderna via della seta coperta alla velocità di un jet di linea. Sicuramente ne userebbe molte meno delle trecento occorse a Rustichello da Pisa per raccontare nel Milione lo stesso tragitto fatto da Marco Polo nel XIII secolo, al passo serafico di un carovaniere del tempo.
Poco male, vorrà dire che le restanti duecentonovantanove serviranno ai posteri dell’estremo oriente per annotare, da qui in avanti, le gesta eroiche del finalista a Pechino e fresco vincitore a Shanghai. Trattasi nello specifico di quel Sinner tutto italiano che non commercia in tessuti preziosi, ma esporta un tennis tanto all’avanguardia da meritare in Cina la stessa attenzione che suscita il mercato elettrico su Quattroruote.
Fra i successori di Kublai Kan, il numero uno del mondo non è un concorrente da contrastare, bensì un modello da emulare per le giovani generazioni foriere di possibili campioni dagli occhi a mandorla.
E se l’estremo Oriente già andava pazzo per i manufatti del Bel Paese, ora avrà un motivo in più per guardarlo con maggiore rispetto. Quanto a noi, nulla di male a vedere in Jannik Sinner il Marco Polo del terzo Millennio, e seppure fosse un sogno, per carità, lasciateci dormire.