Nella lunga intervista concessa a Sky, in programmazione da domani, il numero uno al mondo è tornato a parlare della vicenda Clostebol, e di come ha vissuto mesi esaltanti e insieme molto difficili

Foto Ray Giubilo

Qualche giorno di riposo prima di tornare all’assalto per il gran finale di stagione. Dopo aver vinto il Six Kings Slam, Jannik Sinner ha deciso di concedersi una settimana lontano dai tornei (ha infatti annunciato il forfait dall’Atp 500 di Vienna dove difendeva il titolo conquistato lo scorso anno) per ricaricare le pile in vista degli ultimi appuntamenti del 2024: il Masters 1000 di Parigi-Bercy (dal 28 ottobre al 3 novembre), le Nitto Atp Finals di Torino (10-17 novembre) e le Final Eight di Coppa Davis (19-24 novembre), che verranno trasmessi in diretta da Sky.

E proprio in occasione del lancio dei tornei in programmazione, il direttore di Sky Sport Federico Ferri ha realizzato un’intervista al numero del mondo nella quale si ripercorrono le vicende legate al caso doping e non solo.

«Io quest’anno ho capito tante cose – le parole di Sinner -. Ero in una situazione molto difficile e delicata prima dello US Open, per i mesi precedenti, dove ho fatto fatica a comprendere quello che stava succedendo. Però a un certo punto mi sono detto: “No Jannik, alla fine è tutto abbastanza irrilevante, perché questo sport ti può dare soddisfazioni e ti può buttare giù anche moralmente, però alla fine stai bene ”. Il vero momento difficile secondo me era proprio quando è uscita la notizia. Ed è uscita in una fase molto delicata perché è arrivata prima di un Grande Slam. Io mi volevo già allenare dal mercoledì, la notizia è uscita il martedì e abbiamo deciso che era meglio di no, perché ci sarebbe stato troppo casino al circolo e quindi siamo andati il giovedì, di sera, perché così tanta gente sarebbe andata via. Arriviamo lì e avevamo tutte le telecamere addosso, era molto dura. Io guardavo gli altri giocatori per capire cosa pensassero veramente. Mi sono fatto tante domande, era difficile preparare un Grande Slam così. In fondo però sono convinto che niente succede per caso, e forse questo caso era proprio per capire chi è tuo amico e chi non lo è. E poi c’erano delle partite in cui la notte prima non dormivo. Come probabilmente avete visto, prima della gara con Medvedev (quarti di finale a Wimbledon). La notte prima non ho dormito. Poi certo che il mattino sono stato male. Poi avrei dovuto giocare cinque set, non è una partita che è finita in tre set. Ci sono tante cose che sono successe in questo periodo che ho provato a mettere via e a capire cos’è la cosa giusta da fare in quel momento lì. E secondo me, parlo adesso di me stesso, devo ringraziare il mio team che mi è stato vicino tutto il tempo perché mi serviva“.

Jannik ha parlato anche del rapporto con zia Margith, venuta a mancare pochi giorni dopo la fine degli Us Open: «Sapevo però che c’era mia zia che non stava bene. Mia zia mi ha dato tanto quando ero piccolo, qualche volta mi accompagnava alle gare, i miei genitori lavoravano e io stavo un po’ con lei. D’estate andavo in piscina con lei, era una persona molto molto importante per me. Nel momento in cui una persona così sta male, il lavoro è abbastanza relativo».

Per lui, come ha spesso ripetuto, avere attorno la gente giusta è stato fondamentale anche in questo periodo difficile: «Devo ringraziare il mio team che mi è stato vicino tutto il tempo perché mi serviva. Per esempio Darren non è andato a casa in Australia ed è venuto da me, è stato con me, mio papà è venuto. Grazie a loro io mi sono sentito al sicuro. Protetto. E proprio per questo quando dico che quando si vincono dei tornei o anche delle partite che significano molto, le dedico sempre alle persone che mi stanno vicino, perché senza di loro tutto questo non so come potevo superarlo. Sono contento di come l’ho gestita perché era molto difficile. Però nel momento in cui vado in campo e mi metto il cappellino, per me esiste solo la palla da tennis. In campo mi sento al sicuro. Poi abbiamo visto che è difficile giocare così, ma quello è un altro discorso. Però mi sento al sicuro. Quando vedo la palla e sto per servire tutto il mio focus e la mia voglia è di tirare la palla in campo. Perché alla fine è il mio lavoro e la mia passione. C’era da separare il problema e il lavoro. E io ho sempre cercato di stare bene in campo, mi sono sempre allenato, mi sono sempre preparato mentalmente per giocare bene a tennis e alla fine proprio per questo io ci sono riuscito. Anche perché, questa è la cosa più importante, se io avessi saputo che è stata colpa mia, secondo me non avrei giocato così».

Bisognerà dunque attendere lunedì 28 ottobre per rivedere in campo Sinner al Masters 1000 di Parigi-Bercy, in uno dei dieci grandi appuntamenti che segneranno il finale di stagione su Sky Sport. Dopo l’appuntamento parigino toccherà poi a Torino dal 10 al 17 novembre con le Nitto ATP Finals. Da non perdere anche la tappa di Riyadh con le WTA Finals, di scena dal 2 al 9 novembre: Jasmine Paolini scenderà in campo per giocarsi il titolo del torneo singolare e, insieme a Sara Errani, anche nel doppio, per provare a bissare il trionfo olimpico di Parigi. E ancora, l’appuntamento a Malaga con le Davis Cup Finals, dal 19 al 24 novembre, dove l’Italia di Volandri inseguirà il bis. Senza dimenticare i due tornei ATP 250 indoor, a Metz e a Belgrado, mentre le Next Gen ATP Finals presented by PIF chiuderanno la stagione a Jeddah dal 18 al 22 dicembre e i tornei WTA, a partire da lunedì 28 ottobre con i 250 di Hong Kong, Jiangxi e Merida.