Un Sinner meno incline ad avventurarsi a rete e più falloso del solito ha ceduto in due set a Djokovic. Dimostrando però di essere pronto a raccoglierne il testimone

Si scrive “atti mancati” si traduce “lapsus”! In pillole si tratta di prendere una cosa per l’altra. Freud li pone tra i meandri dell’inconscio e seppure lo scienziato si occupasse di pulsioni sessuali, sarebbe ingeneroso rimandare tutto a un puro problema ormonale. In realtà con tale definizione, lo scienziato tracciava i tratti della distrazione e dell’ansia da successo. Uno spauracchio che in vista di un traguardo spinge l’individuo a confondere fischi per fiaschi, lí dove, invece, basterebbe un pensiero univoco per agguantare il risultato.

Il padre della psicanalisi sapeva anche di tennis e averlo avuto oggi tra il pubblico del Pala Alpitour, si sarebbe lambiccato il cervello per captare cosa accadesse nella testa di Sinner, passato molto presto da un’ambita vittoria a un momentaccio dall’esito incerto. Situazione critica sortita dall’atto mancato di cercare più spesso la rete sebbene in cuor suo fosse magari convinto di farlo.


Consapevole dei fatti, il serbo si è limitato a giocare solido dal primo all’ultimo colpo nella certezza che in dirittura di arrivo i lapsus tattici dell’italiano avrebbero fatto il resto. Lapsus costati al giovane di San Candido una caterva di errori maturati giocando da dietro. E mentre era convinto di essere in lotta per il risultato finale, in realtà l’avversario era impegnato a mietere punti su punti. È finita come sappiamo ma l’epilogo del grande appuntamento torinese racconta di un immenso campione privo di lapsus in grado di vincere ancora molto e di un giovane in forte ascesa pronto a raccoglierne il testimone. Una certezza che l’italico stivale nutre con forza e questa volta senza ombra di lapsus.