WTA CHAMPIONSHIPS. Serena Williams supera in scioltezza la Sharapova e trionfa al Masters. Ha perso 4 partite in tutto l’anno, ma chiude al numero 3. Se mantiene la disciplina, è imbattibile.
Tutta la gioia di Serena Williams
 
Di Riccardo Bisti – 29 ottobre 2012

 
Ogni tanto capita che i giornalisti scrivano articoli pieni di “niente”. Avendo poco o nulla da dire, ricorrono a banalità e frasi fatte. Quando Serena Williams decide di giocare a tennis con la testa e con il cuore, mette in difficoltà tutta la stampa. Non c’è niente da dire, niente da aggiungere. Nell’epoca delle TV in alta definizione, le sue catenate entrano nei cervelli senza bisogno che si scriva troppo. E’ andata così anche ai TEB BNP Paribas WTA Championships, in cui si è aggiudicata il titolo senza perdere un set. A 31 anni, Serena è più forte che mai. Come i grandi campioni, può essere vulnerabile a inizio settimana, ma quando ingrana la marcia non c’è niente da fare. La Radwanska è stata una comparsa (poverina, era stanca), mentre la Sharapova ha provato a strillare su ogni palla per fare match pari. C’è riuscita in qualche turno di battuta, ma non ha mai dato l'impressione di potercela fare. Serena si è imposta 6-4 6-3 in un’ora e mezzo, chiudendo una stagione fantastica, in cui ha perso appena quattro partite: in Australia contro la Makarova (ma non stava bene), a Miami contro la Wozniacki, a Parigi contro la Razzano e a Cincinnati contro la Kerber. Per il resto, solo vittorie. Belle, fragorose, importanti. Le hanno chiesto se è stata la sua miglior stagione in carriera. “Sicuramente è stata una delle migliori, peccato per la partenza lenta. Forse è stato meglio il 2002. Ma sto già pensando al 2013”. Una frase che risuona come una minaccia, soprattutto per Victoria Azarenka e Maria Sharapova, le due che le stanno davanti in classifica. La finale non ha offerto grandi spunti. La Sharapova ha evitato di replicare la caporetto olimpica, quando raccolse appena un game nel match dorato. Ha cercato di contenere, correndo con generosità su tutte le palle. Ma se Serena spinge, e il mix testa-fisico è appena accettabile, è impossibile starle dietro. Quando accelera non c’è niente da fare. Ed è inavvicinabile nei turni di servizio. Non ha concesso una palla break in tutta la partita. Ha corso qualche rischio solo nel quarto game del secondo set, quando ha rimontato da 0-30. Per il resto, nessun problema. E quando ha deciso di rompere gli indugi, ha trovato il break decisivo nell’ultimo game, sigillato da una gran risposta di dritto.
 
“Era esattamente quello che sognavo, è una sensazione spettacolare” ha detto quando le hanno ricordato gli exploit del 2012: vittoria a Wimbledon, oro olimpico (sia in singolare che in doppio), vittoria allo Us Open e adesso il trionfo al Masters. Successi a cui si aggiungono quelli…”accessori” di Charleston, Madrid e Stanford. Una stagione dominata. Eppure…eppure c’è un computer che fa i capricci e la colloca al numero 3, alle spalle di Azarenka e della stessa Sharapova. Motivo? Serena ha giocato appena 11 tornei, mentre i criteri del ranking premiano chi gioca di più, o almeno non salta i tornei più importanti. Mentre le altre seguono diligentemente i dettami della WTA, Serena se ne frega. Non è un caso che abbia chiuso la stagione al numero 1 soltanto in due occasioni (2002 e 2009), e che nel complesso abbia trascorso 123 settimane in vetta. Una miseria, che fa capire la contraddizione: Serena è nel dibattito sulla più forte di sempre, ma ha un terzo delle settimane in vetta rispetto alla Graf, 200 in meno della Navratilova e la metà della Evert. Ha fatto una scelta: focalizzarsi sulla sua vita, non farsi mancare nulla tra hobby e attività extratennistiche, concendendo al tennis la giusta attenzione solo per i tornei del Grande Slam e poco altro. Quello raccolto al Sinan Erdem Dome è il 46esimo titolo in carriera, il terzo nel Masters di fine anno. Cifre eccezionali ma non da record. Tuttavia, alzi la mano chi pensa che la miglior Williams non possa giocarsela con le migliori Graf, Evert, Navratilova, Court….
 
Si chiude così il sipario su un 2012 di bel tennis femminile (anche se mancano ancora la Fed Cup e il Tournament of Champions). Ci sono stati tanti episodi interessanti e l’Italia protagonista grazie a Sara Errani e Roberta Vinci. La classifica premia Victoria Azarenka, ma la numero 1 nella testa degli appassionati è un’altra. Qualche tempo fa, abbiamo svelato i segreti della nuova Williams. A 30 anni compiuti, ha capito che per continuare a dominare doveva comportarsi come una tennista, trovando la giusta disciplina. Corde nuove, un coach che la sa prendere (“Non mi riempie la testa con un mucchio di concetti, mi lascia tranquilla”) e una preparazione fisica finalmente accettabile hanno prodotto una giocatrice quasi imbattibile. Finchè le reggono voglia e motivazione, può continuare a dominare. E il ritiro è tutt’altro che dietro l’angolo: “Non ho nessuna intenzione di ritirarmi” ha detto al pubblico dell’Arthur Ashe Stadium durante lo Us Open, come a rassicurare dopo gli addii di Roddick e Clijsters. Serena Williams non è un esempio per i giovani, ma è uno dei più grandi personaggi che il tennis femminile potesse chiedere. E allora la WTA farà bene a tenersela stretta. Fino a quando sarà possibile.