Il clan Murray ha chiesto alla Mauresmo di non parlare con i giornalisti inglesi, ma lei si confessa all'Equipe. La fiducia in Murray, le possibili difficoltà. E della Fed Cup dice….

TennisBest – 12 agosto 2014

 

L'inizio non è stato dei migliori. Tuttavia, gettare all'aria un progetto senza provare a svilupparlo è un grosso errore. Ne è convinto Andy Murray: nonostante un periodo di prova tutt'altro che soddisfacente, lo scozzese ha scelto di portare avanti la collaborazione con Amelie Mauresmo. La decisione di assumere una donna aveva fatto discutere, ma lui non ha dato peso alle critiche. Forse perchè mamma Judy ha avuto una grossa influenza nella sua carriera. Dopo il fallimento a Wimbledon, i due si sono ritrovati a Miami e hanno lavorato un paio di settimane prima del Masters 1000 di Toronto. Si pensava che la sconfitta nei quarti con Tsonga fosse un risultato fallimentare, ma è stato rivalutato dal successo del francese. E Murray è stato l'unico a portargli via un set. Adesso riparte da Cincinnati, più convinto che mai della partnership con la francese. La ex numero 1 WTA è rimasta in secondo piano, fedele al suo personaggio. Ma anche perchè lo staff di Murray le ha chiesto di non parlare troppo, soprattutto con i giornalisti inglesi. Anche per questo, assume un certo valore l'intervista rilasciata qualche giorno fa a L'Equipe, realizzata da Franck Ramella. E' interessante leggere l'opinione di Amelie, soprattutto dopo che Murray si è esposto, dicendo di attendersi un futuro a lungo termine. Ecco le affermazioni più significative della francese.

 

“Quando Andy mi ha contattato avevo bisogno di organizzarmi e c'è voluto un periodo di prova. Abbiamo parlato di nuovo dopo Wimbledon e abbiamo trovato una visione comune a medio e lungo termine. Tre mesi fa, non avrei mai immaginato di trovarmi in una situazione del genere. Ma dopo aver discusso del suo gioco e delle ragioni che lo hanno spinto a contattarmi, ho pensato che avrei potuto portare qualcosa di positivo. Il rapporto si è sviluppato in un modo che si addice a me. Lavoro sull'istinto, senza trascurare il senso dell'umorismo e la capacità di ascoltare. Murray non è ben compreso dall'esterno. Gli piace ridere, è molto simile a come ero io. Ci siamo trovati bene”.

 

“Non l'ho convertito al vino. Lui non beve alcolici, non direi che sia una priorità!”

 

“All'inizio, il buon senso mi ha spinto a osservarlo e dargli pochi consigli. Adesso siamo più bilanciati: osservo, ma intervengo di più. I quindici giorni a Miami hanno aiutato molto. Lui è un gran lavoratore, sempre attento ai dettagli. Mi piace, ci troviamo bene nell'affrontare il lato ossessivo del tennis”

 

“A Wimbledon mi sono divertita, ma l'ho anche vissuto in modo distaccato. Sentivo le aspettative della gente, ma non me ne sono preoccupata più di tanto. Ne abbiamo entrambi passate tante, quindi ci siamo sentiti come in una bolla. Tutti pensavano che avessi molta pressione, ma in realtà non era così. I tabloid si sono comportati bene, a parte qualche foto. Ma non mi sono preoccupata e nemmeno ho letto. Mi hanno chiesto di non parlare, soprattutto ai media inglesi, e mi andava benissimo”.

 

“Andy ha una grande conoscenza del suo gioco, sia i punti di forza che le debolezze. Questo ha reso più facile, per me, capire dove poteva lavorare meglio. E' vero, non conosco benissimo i suoi avversari, ma guarderò le partite. E osserverò i filmati, passandoci anche del tempo, se necessario. Quando inizio un lavoro, lo faccio nel miglior modo possibile. E se c'è un problema, provo a risolverlo”.

 

“Ero curiosa di come mi sarei trovata nel circuito maschile. Parlo molto con alcuni allenatori, tra cui il mio ex Loic Courteau e Magnus Tideman, l'allenatore di Jeremy Chardy. Ho un ottimo rapporto con tutti i francesi, ce ne sono molti, e questo ha reso l'integrazione ancora più facile”.

 

“Non credo che i francesi penseranno che io sia una traditrice. Murray non ha certo bisogno di me per affrontarli. Ovviamente li conosco, ma è la vita. Un ragazzo ha avuto fiducia in mese, vuole fare un percorso insieme per crescere. Se dico di si, faccio il lavoro fino in fondo. Il che significa anche mettere potenzialmente in difficoltà i francesi. Ma non credo sia un problema”

 

“Mi piacerebbe continuare ad essere capitano di Fed Cup. Penso di poter fare le cose in modo un po' diverso. Agli Slam, per esempio, posso seguire tutti. Sarò in giro ancora più spesso, come nei tornei misti. Il primo incontro del 2015 potrebbe essere un problema, perchè si gioca subito dopo l'Australian Open. Ma la cosa importante è la chiarezza. Non sono io a dovere scegliere se tutto questo è positivo per tutti”.