Il ranking ATP scodellato stamane ha consolidato la seconda posizione di Andy Murray. Grazie agli splendidi successi in Coppa Davis, lo scozzese ha intascato ben 625 punti che gli hanno permesso di distanziare Roger Federer. Dall'anno prossimo, tuttavia, cambierà tutto: dopo sette anni, la Coppa Davis tornerà ad essere una manifestazione a sé stante e non darà punti validi per la classifica. Stessa storia per il torneo olimpico. Se andate a vedere il “ranking breakdown” di Murray, vedrete che i punti intascati in Coppa Davis non gli dureranno i canonici 12 mesi, ma scadranno il 31 dicembre. E' il simbolo del mancato accordo tra ATP ed ITF, il primo segno del cambiamento intrapreso da Dave Haggerty, neo-presidente ITF. I quattro mandati di Francesco Ricci Bitti erano stati all'insegna della moderazione e del dialogo con gli altri enti. Come detto, nel 2009 la Davis ha preso a dare punti ATP, così come il torneo olimpico è diventato un “ibrido” tra Masters 1000 ed ATP 500: vincendo a Londra 2012, Andy Murray intascò 750 punti ATP. Senza dimenticare l'atto di umiltà nei confronti della WTA, con lo spostamento di una settimana della finale di Fed Cup per evitare la coincidenza con il “Tournament of Champions”, il Masters B che da quest'anno si chiama WTA Elite Trophy. Il tutto nonostante il mancato accordo con la stessa WTA per le finestre in calendario dedicate alla Fed Cup, che ha generato il varo di un torneo (Bogotà) nella settimana di semifinali e play-off. In merito ai punti ATP dati dalla Davis, Ricci Bitti diceva che venivano assegnati per “premiare” i giocatori della loro fedeltà, ma che il campo di partecipazione all'Insalatiera non era certo dettato da questo.
NIENTE AIUTI AI TORNEI IN DIFFICOLTA'
Haggerty ha preso di petto la situazione e non avrebbe raggiunto un accordo con l'ATP in merito agli indennizzi che l'ITF avrebbe dovuto versare ai tornei ATP (e sono diversi) che nel 2016 saranno penalizzati dalle Olimpiadi. A Rio de Janeiro si giocherà dal 6 al 14 agosto, in piena preparazione allo Us Open, e ha “staccato” due tornei storicamente vicini come il Canadian Open e Cincinnati, senza contare l'affollamento di luglio, quando ci sarà una settimana con ben quattro tornei (Washington, Umago, Gstaad e Kitzbuhel) e una con i quarti di Davis mischiati addirittura a tre tornei (tra cui l'ATP 500 di Amburgo). Senza dimenticare l'ATP di Atlanta, che terminerà a Olimpiadi già iniziate, e il neonato evento di Los Cabos (che ha preso il posto di Bogotà) che avrà un battesimo di fuoco: si giocherà in contemporanea a Rio, probabilmente rinunciando a tutti i top-50 ATP. L'ITF ha scelto di non interessarsi a queste problematiche, causando l'immediata reazione dell'ATP: “non ci aiutate? Bene, niente punti ATP in Davis e Olimpiadi”. Frana così anche l'accordo annunciato il 1 luglio 2011, quello dei 750 punti ATP riservati alla medaglia d'oro olimpica. Di fatto, Londra 2012 resterà l'unica edizione in cui non si è giocato solo per le medaglie. Si tratta di un dispetto, una manovra politica che non dovrebbe avere troppe conseguenze. Tutti i migliori giocatori hanno già espresso il desiderio di giocare le Olimpiadi. Va così dal 2008, perché prima di allora il tennis non aveva una grossa dimensione olimpica, con alcune edizioni non trascendentali: Mecir-Mayotte, Rosset-Arrese e Massu-Fish, senza offesa per i protagonisti, non sarebbero mai state finali Slam. Oggi questo rischio non c'è. L'ITF lo sa ed è convinta che non cambierà nulla. Anche senza punti e calcoli di mezzo.