LA STORIA – Commovente scena a ‘s-Hertogenbosch: Martin Emmrich chiede la mano a Michaella Krajicek. Dopo aver regalato al padre la Germania Unita, ha definitivamente riunito anche la famiglia di lei.

Di Riccardo Bisti – 17 giugno 2014



A volte le parole non servono. Quando entrano in ballo emozioni così forti, bastano i 2 minuti e 45 secondi che trovate qui sopra, in cui il doppista Martin Emmrich (tedesco, 29 anni) ha chiesto a Michaella Krajicek (olandese, 25 anni) di sposarlo. L’ha fatto davanti ad alcune centinaia di testimoni, sul Campo Centrale di ‘s-Hertogenbosch. Basterebbe il video, ma dietro c’è una storia affascinante, piena di simbologie. E allora il nostro ruolo torna utile e….si, è bello raccontare qualcosa di diverso. Qualche giorno fa vi abbiamo raccontato il lieto fine della love story tra Jurgen Melzer e Iveta Benesova. Ma la storia di Emmrich e Krajicek è ancora più romantica: lei aveva appena battuto Jana Cepelova e stava per uscire dal campo, ma l’hanno bloccata. Ed è comparso Emmrich. “Nei primi 10-15 secondi ho pensato: ‘Ok, mi fa piacere vederlo, ma è strano che sia qui’. Poi l’ho visto in lacrime, mi sono detta ‘wow’ e ho realizzato cosa sarebbe successo. Era talmente concentrata su di lui che non ho sentito nulla di quello che stava dicendo. Sapevo soltanto che avrei detto si. Era l’unica cosa di cui ero certa”. Anche il cuore più duro non sarà rimasto indifferente alla scena, alle parole, ma soprattutto al linguaggio del corpo dei due. Lui tremava, era davvero sull’orlo delle lacrime. Lei era talmente imbarazzata che a un certo punto si è mossa all’indietro, quasi come se volesse scappare. Ma dentro c’era un mucchio di tenerezza.

GLI OCCHI DA BAMBI
Si sono conosciuti esattamente un anno fa, il 16 giugno 2013, nella terrazza della club house, al torneo di ‘s-Hertogenbosch. Quel campo, quei vialetti, non saranno mai un luogo banale. “Ricordo ancora il momento magico in cui ti ho vista qui per la prima volta – ha detto Emmrich – adesso stiamo insieme da 10 mesi e ogni volta che vedo i tuoi occhi da cerbiatta (lui ha detto “da Bambi”, ndr) mi rendo conto che voglio passare il resto della mia vita con te”. Mentre tra il pubblico qualcuno si stava già asciugando le lacrime, Martin ha chiesto a Michaella di avvicinarsi, si è inginocchiato e le ha chiesto di sposarla, ottenendo un “si” che si è sciolto in un abbraccio, un bacio e la consegna dell’anello. “E’ stata una grande sorpresa – ha detto la Krajicek dopo essersi ripresa dall’emozione – in passato avevamo parlato un paio di volte di matrimonio, ma non me l’aspettavo. E’ stato speciale e mi sento fortunata per quello è successo. Ci siamo incontrati qui un anno fa e penso che fosse il posto giusto per farlo”. Quando le hanno chiesto dei festeggiamenti, “Misa” ha detto: “Qui ci sono i miei genitori e il suo coach, avremo tempo di cenare insieme. Ma dobbiamo anche restare concentrati sul tennis. Avremo tutto il tempo più in là!”. Già, i genitori, mamma Pavlina e papà Petr. Lui è il padre di Richard, grande giocatore degli anni 90 e campione di Wimbledon nel 1996. Il rapporto con la famiglia ha vissuto momenti di altissima tensione.

QUEL VECCHIO AMORE SENZA APPROVAZIONE
Quando Michaella si affacciò nel circuito, sembrava potesse emulare il fratello. Anni fa parlavamo con Verdiana Verardi, ex promessa azzurra che non è riuscita a sfondare (best ranking al numero 375 WTA). Classe 1987, faceva parte della stessa nidiata di Sara Errani. Quando le chiedemmo un parere sulla giovane (d’epoca) più interessante, rispose senza esitare: “Michaella Krajicek. Semplicemente, mette la palla dove vuole.” I risultati le davano ragione: ha vinto tre titoli WTA da minorenne (Tashkent e Hobart nel 2005, proprio ‘s-Hertogenbosch nel 2006) e ha colto i quarti a Wimbledon a 18 anni. Numero 30 WTA nel febbraio 2008, sembrava un “crack”. Ma tanta sfortuna e i problemi familiari le hanno impedito di diventare una campionessa. Gli infortuni (polso e ginocchio), ma anche una tormentata love story con il preparatore atletico Allistair McCaw, 15 anni più grande di lei. Sono stati insieme per tre anni, si sono spostati in America, causando un violento strappo con la famiglia e persino con la federtennis olandese. La capitana di Fed Cup Manon Bollegraf la fece fuori dal team, mentre i rapporti con i genitori si erano prima diradati e poi interrotti nei primi mesi del 2010. La storia è finita e nel 2011 Michaella è tornata a casa, a Praga. “Ho seguito il mio cuore, non ho rimpianti” disse in un’intervista nella sua casa di Praga, con la madre accanto a lei che si mordeva le labbra. La stampa, in particolare quella olandese, si scagliò contro di lei. Qualcuno scrisse che McCaw l’aveva plagiata ed era diventato ancora più importante del coach Marc Dehous. “Non è vero – disse lei – semplicemente gli era nato un figlio e non potè venire in America con noi”. I genitori le scrissero una mail chiedendole di tornare a casa, lei si sforzò di non darci importanza. Poi, in occasione del Natale 2010, la separazione con McCaw. “L’ho lasciato tramite un messaggio via Facebook, lui ha reagito con rabbia ma poi si è scusato”.

ORGOGLIO DI PAPA' E DEI (FUTURI) SUOCERI
Nella stessa intervista, le chiesero: “Come farai la prossima volta che ti innamorerai?”. Lei rispose con un sorriso: “Non credo proprio che si possa scegliere la persona di cui ci si innamora”. Il sorriso di una ragazza romantica, che sogna sui romanzi rosa di Sophie Kinsella e ha come portafortuna un anellino regalatole dal padre nel giorno del 18esimo compleanno. Un paio d’anni dopo, quello stesso sorriso ha stregato Martin Emmrich, un altro che ha qualcosa da raccontare. Se Michaella aveva il fratello campione, lui ha avuto un padre “che avrebbe potuto diventarlo”. La storia di Thomas Emmrich ve l’abbiamo raccontata: grande promessa sul finire degli anni 60, da giovane battè persino Borg e Lendl (oltre a fidanzarsi con la Navratilova), ma non potè svolgere attività internazionale perchè la Germania Est gli impediva di viaggiare. L’unico modo sarebbe stato scappare, ma i genitori erano iscritti al Partito Comunista. E la paura di ritorsioni sulla famiglia ebbe la meglio. Nel 1989, quando Martin aveva cinque anni, crollò il Muro di Berlino. Ma era troppo tardi per diventare un campione. Non è stato troppo tardi per il figlio, il cui talento non era così puro, ma non gli ha impedito di diventare un ottimo doppista e vincere tre titoli ATP, raggiungere un best ranking al numero 35 (oggi è 50) e, soprattutto, ottenere una convocazione in Coppa Davis. Il sogno mai avverato del padre. Ha lo sguardo buono, sorridente, da bravo ragazzo. Sospettiamo che non ci sia voluto molto per conquistare il cuore di Michaella, ma soprattutto quello dei genitori di lei. E così, per una volta, anche la realtà dovrebbe regalare il finale delle favole. “E vissero tutti felici e contenti”. Se poi vinceranno il doppio misto a Wimbledon, beh, ancora meglio.