Dal 2019, ATP e WTA adotterranno lo shot clock per cercare di ridurre i tempi tra un punto e l'altro. Ma i primi studi non sono così confortanti, perché l'applicazione della regola dipende comunque dall'arbitro. Ese si tornasse ai 20 secondi?Una delle novità più interessanti, testata in alcuni tornei nel 2018, è stata lo shot clock, un orologio che indica i secondi ancora a disposizione del giocatore tra un punto e l’altro. Dovrebbero essere 25 ma in realtà non è proprio così perché il countdown parte solo quando l’arbitro lo decide: dovrebbe avvenire dopo due secondi dalla fine del punto precedente ma resta a discrezione del giudice di sedia, che tiene conto di quanto sta accadendo sul campo (durata dello scambio precedente, condizioni meteo, disponibilità delle palle, etc). Il tutto termina quando il giocatore comincia il movimento di servizio.

Secondo uno studio di Jeff Sackmann di Tennis Abstract, sito specializzato in statistiche applicate al nostro gioco, i dati dei primi tornei americani della scorsa estate non sono stati confortanti: rispetto all’anno precedente, il tempo di attesa è addirittura aumentato di un secondo! Questo perché il tempo effettivo che generalmente i giudici di sedia concedono arriva spesso ai trenta secondi; inoltre, a fronte di giocatori lenti (vedi Rafael Nadal e Novak Djokovic, non a caso contrari alla regola), ve ne sono altri che hanno rallentato la loro routine. Come Elena Svitolina: «Mi piace questa regola: sono molto veloce tra un punto e l’altro e adesso che posso sapere che ho ancora qualche secondo a disposizione, mi prendo più tempo per pensare a dove servire e cosa fare nel punto successivo».

In ogni caso, nel 2019 la regola verrà estesa obbligatoriamente a tutti i Masters 1000 e in maniera facoltativa agli altri tornei. Diverrà obbligo per tutti a partire dal 2020. Stessa soluzione è stata adottata dalla WTA, che però l’ha resa obbligatoria già nei tornei Premier, Premier 5, Premier Mandatory e WTA Finals, 22 eventi, circa un terzo di quelli totali.

La regola vorrebbe ridurre i tempi di attesa, così odiati dagli spettatori, soprattutto davanti alla tv, e dei match in generale. Fin qui, i primi studi non hanno fornito dati significativi. Un tempo, i tornei dello Slam prevedevano 20 secondi tra un punto e l’altro. Forse sarebbe il caso di discutere la possibilità di tornare a quello standard, considerando che, tra variabili e decisioni arbitrali, non è follia supporre che i giocatori abbiano circa cinque secondi a disposizione in più rispetto a quanto dichiarato.