La storia del mitico striscione che accompagna Roger Federer. 15 persone lo custodiscono in giro per il mondo. L’unica volta che ha rischiato di perdersi è stato in Italia…
Kathy Woodward con lo striscione dedicato a Roger Federer. E' la quarta versione
Di Riccardo Bisti – 13 marzo 2014
Salvo rare eccezioni, il tifo organizzato non fa parte del tennis. I cori da stadio, gli striscioni, i cori, i tamburi e le bandiere si vedono soltanto in Coppa Davis, e nemmeno in tutti i paesi. Tuttavia, da qualche tempo gira per il mondo uno lenzolo rosso con la scritta in bianco “Shhh! Quiet! GENIUS AT WORK”. E’ il simbolo dei tifosi più appassionati di Roger Federer, l’uomo che ha saputo creare una mistica attorno al suo nome. Lo svizzero ha milioni di tifosi, anche se il termine più giusto è “fedeli”. Come abbiamo già scritto, in alcuni match si respira un clima soprannaturale. Non tutti sanno, tuttavia, che lo striscione “Genius at Work” è nato proprio a Indian Wells. Alcuni tifosi si inventarono lo slogan ispirandosi al titolo di un giornale dopo il suo terzo titolo consecutivo all’Indian Wells Tennis Garden. Ne nacque una discussione sul forum del sito ufficiale di Roger Federer, da cui la decisione: creare uno striscione e portarlo a Miami la settimana successiva. Da allora, ogni volta che Roger gioca una partita importante, e succede molto spesso, lo striscione non manca mai. C’è sempre un membro del network di fedelissimi incaricato di portarlo sugli spalti. Si è creato un gruppetto di 15 persone, super affidabili, che si prendono cura dello striscione durante tutto l’anno. A Indian Wells, il referente è una simpatica ragazza di nome Kathy Woodward. “Roger apprezza davvero. Dà sempre un’occhiata allo striscione, il segno della dedizione che abbiamo per lui. Speriamo che un giorno possa finire nella Hall of Fame, oppure in un eventuale museo di Federer. Sarebbe un posto meraviglioso per custodirlo”.
La Woodward è una giornalista freelance e risiede a Pasadena, località ben nota agli appassionati di calcio: fu la sede della finale di USA ’94, la dolorosa sconfitta dell’Italia ai calci di rigore contro il Brasile. Durante l’ottavo di finale contro Tommy Haas, era lei a tenere il sacro striscione. Appena sarà terminato il BNP Paribas Open, sarà sua premura spedirlo in Francia. Lo raccoglierà un altro sostenitore di Federer, che lo esporrà durante il Roland Garros. Quando il circuito ATP tornerà negli Stati Uniti, sarà ancora la Woodard a mostrarlo a Cincinnati. Attorno allo striscione si è creata un’aura mitica. Sentiamo il racconto della Woodward: “A inizio torneo, un ragazzo è letteralmente saltato dalla fila sopra la mia e ha detto: ‘Oh mio Dio, oh mio Dio, il mio sogno è fate una foto con questo striscione. Lo vedo in TV, l’ho sempre cercato. Posso fare cortesemente una foto?’. Sono rimasta quasi scioccata, ma ero davvero felice. Ormai gli appassionati sono abituati a vederlo. E’ diventato un tratto distintivo per tutti i match di Federer”. Curiosità: sin dalla nascita, sono stati realizzati quattro banner diversi. Come detto, la genesi risale al 2006. Poi, durante Miami 2007, lo hanno presentato a Federer in persona.
Ma quella era la prima versione. Da allora, ne è stata creata una seconda, realizzata in tessuto e con le lettere dipinte a mano. L’hanno mandata a Federer per farla autografare nella croce bianca, simbolo della bandiera svizzera. Pieno di firme, il secondo striscione è stato ritirato nel 2009, al termine delle ATP World Tour Finals. La Woodward lo ha consegnato a Federer a Indian Wells 2010, dopo che la terza versione aveva già fatto il suo esordio all’Australian Open 2010 ed ha girato per il mondo fino al 2012, anno in cui è entrato in scena il quarto bandierone. La Woodward spera che lo striscione tenga duro fino al ritiro di Federer, quindi per almeno altri due anni e mezzo. In tutti questi anni, lo striscione ha percorso 17.000 chilometri, ha visitato 16 città e ha attraversato nove paesi diversi. Curiosamente, non è possibile portarlo a Wimbledon o allo Us Open a causa delle sue dimensioni. Tuttavia, fece una rapida apparizione sull’Arthur Ashe Stadium di New York: il ‘custode’ se lo era avvolto attorno alla vita, e non ha resistito alla tentazione di sventolarlo dopo che Federer aveva vinto una partita. Il leggendario “Genius at Work” comprende alcune firme di assoluto prestigio: oltre a Federer, lo hanno siglato la moglie Mirka Vavrinec, Tony Roche e Rod Laver. Gli striscioni di Federer non si sono mai perduti, anche se la Woodward racconta un aneddoto che non ci fa fare una grande figura: nel 2012, fu bloccato alla dogana italiana e volevano 300 euro per farlo ripartire. “Alla fine lo abbiamo recuperato, ma non credo proprio che lo invieremo di nuovo in Italia”. Se non lo vedremo agli Internazionali BNL d’Italia, dunque, sapremo il perché. L’importante è che a Roma non manchi lui.
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