Traduzione di Francesca Colombo – foto Getty Images
Nella notte italiana, ha aperto ufficialmente le danze degli Australian Open 2011: Maria Sharapova, è stata protagonista di una vittoria netta nel punteggio, ma non certo entusiasmante dal punto di vista del gioco contro Tamarine Tanasugarn. Ha pesato il nervosismo per il ricordo della sconfitta al primo turno dell’anno scorso con Maria Kirilenko, ma pian piano è riuscita a sistemare le cose.
E con il cambio di coach, da Micheal Joyce a Thomas Hogstedt, la bella siberiana ha un solo obiettivo, tornare numero 1 del mondo.
Ecco le sue dichiarazioni.
Come ti sei sentita in campo oggi?
Ero un po’ agitata all’inizio. Come sai, l’anno scorso ho giocato il primo match sul centrale e ho perso. Insomma non volevo succedesse anche quest’anno.
Il primo game non ho giocato bene e non ho servito molto bene durante tutta la partita. Ho rischiato di andare sotto 4-1 nel secondo set ma poi sono riuscita a vincere per 6-3.
La cosa positiva è che ho cominciato a giocare bene man mano che il match andava avanti. E ho potuto migliorare il mio gioco nel secondo set.
Sembravi un po’ nervosa nel primo game. Come mai?
Come ti ho detto prima ho rivissuto un po’ la situazione dell’anno scorso e non volevo succedesse ancora.
Quando sei riuscita a toglierti il match della Kirilenko dalla testa e a cominciare a giocare la tua partita?
A metà del primo set credo. Sentivo che non mi muovevo bene in campo, dopo ho cominciato a sentirmi meglio e a giocare meglio.
Puoi parlarci un po’ del tuo approccio riguardo alla seconda di servizio.
Stai cercando di giocarla in maniera più incisiva rischiando qualche doppio fallo in più. Pensi che qualcosa nel tuo servizio stia cambiando e che per te possa diventare un’arma vincente?
Dipende dai giorni. A volte ho l’impressione che possa essere così e invece altri giorni non servo come vorrei.
E’ sicuramente qualcosa su cui devo lavorare. Prima dell’intervento sicuramente il movimento era più naturale, adesso faccio più fatica e devo concentrarmi sicuramente di più sulla mia seconda di servizio.
Il tuo ritorno al top sta procedendo come speravi?
Io desidero tornare numero 1 del mondo oggi, così come l’anno scorso quando sono rientrata sui campi. Penso che in ogni cosa ci sia un processo evolutivo. Io sto cercando un passo alla volta di tornare a vincere un torneo del Grand Slam e di tornare al top della classifica. La vera sfida è essere dove uno realmente vuole. Ogni cosa nella vita segue un processo. Bisogna lavorare sodo e volerla veramente.
Io ho passato parecchio tempo a pensare cosa volevo e cosa invece non volevo e adesso so cosa voglio.
E’ frustrante dover tornare al top attraverso tutti questi piccoli passi e non in un modo più immediato?
Non saprei…. quale parte della vita non è frustrante? Se non avessi fatto la giocatrice professionista, sarei stata una studentessa del college e avrei avuto comunque lo stress di esami ecc… Ogni aspetto della vita è frustrante ma è questo che la rende interessante. La cosa che conta è focalizzarsi su quello che si vuole e lavorare per ottenere ciò che si vuole.
Cosa avresti fatto se non fossi diventata una tennista professionista?
Credo l’architetto…
Hai fatto questo tipo di studi?
Non avuto tempo in realtà. Ma mi ha sempre affascinato l’architettura sin da quando ero piccola. Vedere una cosa cominciare e poi vederla man mano che si realizza… è veramente affascinante
Vogliamo parlare del fatto che Michael (Joyce, il suo allenatore storico, nda) non è qui con te? Questo è stato un grande passo per entrambi.
Come ho già detto nella conferenza stampa di prima, abbiamo lavorato per sei anni insieme.
Dopo tanto tempo che si lavora insieme, penso che alcune cose diventino routine. Penso che per entrambi fosse arrivato il momento di una svolta. Era arrivato il momento di portare una nuova voce, un nuova prospettiva dentro al mio team
Michael è come un fratello per me. Noi parliamo tanto. Sicuramente è strano non averlo qui con me dopo tanto tempo. Ma questo fa parte della carriera di un giocatore.
Ma quindi si tratta semplicemente di una pausa o avete interrotto la vostra collaborazione?
Per ora si tratta di un break. Da novembre sto lavorando con Thomas (Hogstedt, nda). Mi sto trovando molto bene e mi piace la sua impostazione del lavoro in campo.
Pensi che potresti trovare giovamento dalla collaborazione di entrambi?
No, attualmente no. Quando era arrivato Michael, mi allenava mio padre. All’inizio Michael era un compagno di allenamenti. Ma con il passare del tempo Michael ha imparato molto riguardo al mio gioco e quindi collaborava con mio padre. E a vedere la mia attuale condizione per me è stata una grande collaborazione.
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