A processo terminato, la russa scarica la sua rabbia contro l’ITF, a suo dire incapace di informare in modo adeguato i tennisti sui cambiamenti alle norme antidoping. E tira una frecciata al responsabile del programma Stuart Miller. “Accorgendomi della sua impreparazione, scuotevo la testa pensando al ruolo che ricopre”. Però ci sono ancora un paio di domande senza risposta….

Aveva le scarpe piene di sassolini. Quando c’è di mezzo Maria Sharapova è difficile capire dove finisce la sincerità e dove inizia la recita, ma dopo aver incassato lo sconto del CAS di Losanna ha voluto fare la dura, l’arrabbiata. L’indignata. Ok, a caldo si è fatta scrivere dal suo ufficio stampa che il 4 ottobre 2016 è stato uno dei giorni più belli della sua carriera, ma tante cose di questo procedimento non le sono andate giù. E ha espresso le sue idee in alcune interviste. “Ho lasciato parlare tutti, a lungo, lasciando che ognuno si facesse la sua idea ed eventualmente giudicare – ha detto la russa – ma sapevo che alla fine l’ultima parola sarebbe stata la mia”. Maria Sharapova è decisamente arrabbiata con l’ITF, per il modo in cui è stata trattata, ma soprattutto per come la Federazione Internazionale ha (non) comunicato la variazione di status del meldonium, sostanza proibita a partire dal 1 gennaio 2016. Nelle sue difese, talvolta lucide, talvolta più accorate, ha sempre sostenuto di non sapere che la sostanza era diventata vietata, almeno fino alla scoperta della positività. “Non c’è stato alcun avvertimento, quella di cui hanno parlato è stata falsa pubblicità – ha detto Masha – è come se avessero scritto la notizia su un foglio di carta avvolto su se stesso, ripiegato e incollato a un albero. E’ come se abbiano cambiato la viabilità ad un incrocio senza avvisare”. Secondo il clan Sharapova, per rendersi conto che il meldonium era diventato doping, sarebbe stata necessaria un’attenta scansione delle mail ricevute. E qualche mese fa, in preda alla rabbia del momento, scrisse un post su Facebook in cui spiegò tutti i passaggi online che sarebbero stati necessari per rendersi conto delle nuove norme. Da parte sua, l’ITF ha declinato varie richieste di interviste limitandosi a un comunicato, in cui ha definito “ragionevoli” le modalità con cui i tennisti erano stati informati delle nuove norme antidoping.





“SE PENSO ALL’IMPREPARAZIONE DI STUART MILLER…”
La versione non convince la Sharapova, che ha continuato a sfogare il suo nervosismo. “Mi chiedete se l’ITF ha ammesso le sue colpe? Per ammetterle avevano chiesto 4 anni di squalifica, ma già il primo tribunale aveva sostenuto che l’assunzione del meldonium non era stata intenzionale”. Su questo punto, l’ITF ha replicato: non sarebbe vero che è stata chiesta una sanzione di quattro anni, ma semplicemente “la nostra posizione era che fosse il tribunale a decidere la sanzione adeguata”. Qui entra in ballo una faccenda molto sentita in Italia, ovvero l’indipendenza di chi deve giudicare. In effetti si parla di “Tribunale Indipendente”, ma è un fatto che i membri siano nominati dall’ITF, una delle due parti in causa. Il principio della terzietà dei giudici non è così limpido. Accade lo stesso anche nell’ordinamento sportivo italiano, dove sono i consigli direttivi delle varie federazioni a nominare i componenti degli organi di giustizia. La Sharapova ha spesso sottolineato questo aspetto, affermando che il tribunale di primo grado non era “neutrale”. Già che c’era, ha tirato una bordata a Stuart Miller, responsabile del programma antidoping per conto dell’ITF. “Ho passato quattro giorni ad ascoltarlo, in due udienze, e scuotevo la testa pensando che i tennisti sono nelle mani di una persona nella sua posizione. Ero scioccata dalla sua scarsa preparazione: quando parlava del meldonium non ne sapeva niente. Non gli era passato per la testa che la sostanza fosse così comune e utilizzata nei paesi dell’est, e che dunque sarebbe stato necessario avvisare con maggiore chiarezza”. Il “povero” Miller non ha replicato: poveretto, in questo momento si trova in una posizione decisamente scomoda: da una parte le accuse di impreparazione e di eccessiva severità, mentre dall’altra si accusa il tennis di non essere incisivo a sufficienza nei controlli antidoping (vedi l’ultimo report di Outside the Lines, programma-inchiesta di ESPN).


IL MELDONIUM SARA’ PROIBITO ANCHE NEL 2017
La Sharapova ha poi descritto le emozioni provate in questi mesi, ad esempio quando ha saputo la sostanza fatale. “Non ci volevo credere, milioni di persone prendono il meldonium, lo prendono anche i miei nonni. E comunque il CAS ha rifiutato la tesi secondo cui lo avrei preso per migliorare le prestazioni sportive”. Nel 2006 fu Anatoly Skalny, medico russo che l’ha seguita fino al 2012, a prescriverle il meldonium (2 pillole un’ora prima del match, che potevano diventare 3-4 prima degli impegni importanti) perché Maria aveva una carenza di magnesio, oltre a una storia familiare di diabete e vertigini. La Sharapova ritiene che l’ITF dovrebbe farsi qualche domanda sull’esito degli ultimi processi per doping: “In appello, gli ultimi sei casi sono stati rovesciati”. Da parte sua, l’ITF aveva ironizzato sulla linea difensiva, secondo cui Max Eisenbud (il manager di Masha) nel 2015 non aveva visionato la lista delle sostanze proibite perché, reduce dal divorzio, non era andato in vacanza ai Caraibi come faceva da anni, e dove era solito controllare le varie documentazioni. “Ha bisogno di andare ai Caribi per leggere la lista delle sostanze proibite?” scriveva l’ITF, non senza qualche ragione. Eisenbud segue la Sharapova sin da quando aveva 11 anni, e questo episodio non sembra aver incrinato il loro rapporto. “Anzi, adesso è più forte – ha detto la Sharapova – però adesso mi avvarrò della collaborazione di un medico per farmi consigliare sulle varie sostanze, e cercherò qualcosa di alternativo al meldonium”. In attesa del ritorno alle competizioni, previsto per il 26 aprile 2017 (il torneo WTA di Praga ha già mostrato un certo interesse a darle una wild card), la vedremo in campo la prossima settimana al World Team Tennis Smash Hits, evento benefico organizzato da Billie Jean King ed Elton John. Mentre Masha inizierà la sua lunga preparazione verso la terza carriera (la prima era terminata nel 2008, con l’intervento alla spalla), restano però due domande senza risposta. In questi mesi c’è stato un incontro tra Ivars Kalvins, il medico lèttone che aveva inventato il Mildronate, e la WADA. Il medico ha chiesto che il “suo” meldonium non fosse inserito nella lista delle sostanze proibite, invece nella lista pubblicata venerdì scorso c’è ancora. Come mai? E poi c’è una curiosità sul caso di Varvara Lepchenko, trovata positiva ben quattro volte nel 2016 ma graziata perché ha dimostrato di aver assunto il meldonium quando non era ancora bandito. L’americana ha detto di essere al corrente sin da settembre che a gennaio non avrebbe più potuto prenderlo, ma è andata avanti – scientificamente – fin quasi a Natale. Ma se lo sapeva Varvara Lepchenko, una che non trovava sponsor nemmeno quando era tra le top-30 ATP, com’è possibile che la plurimiliardaria Maria Sharapova non ne sapesse nulla?