L'estate di Jelena Ostapenko non era stata delle migliori. Sfruttando l'onda lunga del successo al Roland Garros, aveva giocato un ottimo Wimbledon ma poi si era un po' persa, con due sconfitte al primo turno (Toronto e Cincinnati) e il brutto KO a New York contro Daria Kasatkina. Per questo, la vittoria al WTA International di Seul arriva nel momento giusto. In un contesto diverso e contro avversarie meno forti, ha confermato di aver imparato a vincere. Rinunciando al Premier di Tokyo, in Corea del Sud era la netta favorita e ha rispettato i pronostici, pur dovendo tribolare negli ultimi due match. Nella semifinale contro Luksika Kumkhum si era addirittura trovata 0-3 nel terzo set. In finale si è imposta 6-7 6-1 6-4 su Beatriz Haddad Maia, brasiliana, classe 1996 alla prima finale in carriera. Ha avuto bisogno di due ore e un quarto per superare un'avversaria con buone prospettive e dalla palla pesante. Facendo le debite proporzioni, la Haddad Maria ricorda un po' Petra Kvitova per movenze, schemi e velocità di palla. Ovviamente, anche perché è mancina. “Sono davvero lieta di aver vinto il mio secondo titolo proprio qui – ha detto la Ostapenko, al primo match da top-10 – è stato bello vedere tante bandiere della Lettonia. Era la mia prima volta in Corea, mi sono divertita molto e spero di tornare l'anno prossimo, magari continuando a vincere”. Non è stata una partita banale: a parte un break incassato in avvio, la Haddad Maia ha mostrato una certa personalità e non ha patito l'impatto con la prima finale. Nel sesto game ha riacchiappato la Ostapenko ed è rimasta a galla fino al tie-break, peraltro dopo essersi procurata un paio di setpoint sul 5-4. L'occasione sciupata non la demoralizzava, anzi, si aggiudicava il primo set per l'entusiasmo di un pubblico decisamente numeroso.
JELENA SEMBRA DIMAGRITA
A quel punto, forse, ha pensato di potercela fare. Neanche il tempo di elaborare la possibilità e la Ostapenko si aggiudicava i primi otto punti del secondo set, volando rapidamente 3-0 e poi 6-1. Pur non essendo dotata di un servizio devastante, la Ostapenko ha tirato cinque ace nel parziale e ha ceduto appena quattro game nei turni di servizio. Nel terzo è tornato l'equilibrio, anche se per la Haddad Maia è stata una gara a handicap: si è trovata per tre volte in svantaggio di un break, ma ha sempre tenuto duro fino a riagganciare l'avversaria sul 4-4. Pur essendo di un anno più giovane, Jelena ha fatto valere la sua esperienza portando a casa otto degli ultimi nove punti, tenendo a zero l'ultimo turno di servizio. “Sono comunque felice, per me è stata una settimana speciale, inoltre c'era una grande atmosfera – ha detto la Haddad Maia – la finale è stata equilibrata, abbiamo giocato bene entrambe. Jelena è molto forte, la conosco sin dai tempi dei tornei giovanili. È stata una bella esperienza perché abbiamo lottato su ogni palla”. Il titolo a Seul non passerà alla storia, ma per Jelena (accompagnata solo dalla madre, non c'era Anabel Medina Garrigues) è un segnale importante, anche perché prima di Parigi aveva perso tre finali su tre. La lèttone è parsa dimagrita: forse si è resa conto che un ulteriore salto di qualità passerà da una migliore condizione atletica. C'è ancora molto da fare, ma in fondo va bene così: non avere margini di miglioramento ad appena 20 anni non sarebbe una buona notizia.
WTA INTERNATIONAL Seul – Finale
Jelena Ostapenko (LET) b. Beatriz Haddad Maia (BRA) 6-7 6-1 6-4