Al 42esimo Slam in singolare, Elena Vesnina centra la sua prima semifinale. Assorbe meglio della Cibulkova le fatiche del giorno prima e la cancella con un doppio 6-2. E’ attesa da una Mission Impossible contro Serena Williams, ma nella semifinale del 2009 la Dementieva…

Alcuni giocatori soffrono maledettamente quando leggono la celeberrima frase di Rudyard Kipling, incisa nell’ingresso nel Centre Court di Wimbledon. Hai la percezione di entrare in un tempio pagano e rischi di scioglierti ancora prima di giocare. Ma ce ne sono altri che riescono a godersela con un sorriso. Ad esempio, Elena Vesnina non poteva che godersi il momento, anche se si giocava sul Campo 1 (visto che il Centrale è stato riservato a Serena Williams). Sei mesi fa, la russa perdeva al primo turno delle qualificazioni dell’Australian Open e sembrava doversi rassegnare a una carriera da doppista insieme alla sua amica Ekaterina Makarova. Proprio il successo contro la Makarova le ha dato ancora più fiducia in vista del quarto di finale contro Dominika Cibulkova, battuta con un doppio 6-2. Per lei è la prima semifinale Slam alla 42esima partecipazione. Risultato clamoroso, anche perché non aveva mai raggiunto neanche i quarti (aveva giocato due ottavi in Australia e uno a Wimbledon). La favola di Elena non si limita al singolare, visto che è ancora in gara sia in doppio che in doppio misto. “Sono molto sorpresa, è come la realizzazione di un sogno. Ho sempre pensato di poter fare buone cose nei Major, ho vinto alcune buone partite e un paio di volte sono andata vicina ai quarti, ma non ero stata abbastanza brava. Ho aspettato a lungo che accadesse, ma questo risultato resta una grande sorpresa”. Elena aveva sofferto parecchio per battere la Makarova, ma ha recuperato con più facilità rispetto alla slovacca, reduce dalla maratona vincente contro Agnieszka Radwanska. Lo ha dimostrato con un doppio 6-2, in cui ha raccolto il 79% di punti con la prima palla e ha commesso meno errori rispetto all’avversaria.

E’ possibile che l’imminente matrimonio abbia distratto la slovacca. Con questa sconfitta, non avrà più bisogno di rinviare la cerimonia prevista per sabato prossimo. Avrebbe preferito ritardarla e magari arrivare in finale, preservando anche la presenza della sua amica Marion Bartoli (che non potrà esserci, visto che sarà impegnata a commentare Wimbledon), ma le passerà in fretta. In fondo ha già avuto i suoi momenti di gloria in uno Slam, come quando arrivò in semifinale a Parigi nel 2009 o in finale a Melbourne nel 2014. “Elena ha giocato molto bene – ha ammesso la slovacca – certo, ho sentito la partita di ieri, non solo fisicamente ma anche emotivamente. Oggi ero un po’ piatta, ma lei non mi ha dato alcuna possibilità di tornare in partita”. E pensare che sette anni fa le due si erano già affrontate a Wimbledon e vinse la Vesnina in una battaglia di tre ore. Stavolta è stata una passeggiata: a parte un primo game molto lottato (otto minuti), la russa ha rapidamente preso il largo fino al 5-1 per poi chiudere all’ottavo game. Ancora più netto l’andamento del secondo set, con la Vesnina subito sul 4-0 prima di poter alzare la braccia al cielo e godersi il traguardo più importante. “Ho sempre pensato positivo e ho mantenuto la fiducia in me stessa – ha detto la Vesnina – non mi metto nessuna pressione addosso, so di essere in forma e sto giocando bene. Non penso al tabellone, non ho visto contro chi giocherò al prossimo turno”. Magari il sorriso le si sarà un po’ spento quando le hanno detto che giovedì troverà Serena Williams. Ma in fondo va più che bene così, specie per una giocatrice che era uscita dalle top-100 e si era ritrovata a giocare le qualificazioni dopo 40 Slam in tabellone. “Non è stato facile, lo ammetto: ero tra le prime 30 e mi sono ritrovata al 120. Ma non mi sono depressa, e credo che ogni giocatrice debba passare da un momento così: ti rende più forte”.

 
SERENA FA CONTENTA LA MAMMA
Come detto, la sua prossima avversaria sarà Serena Williams. Sul Centre Court, l’americana ha rifilato un doppio 6-4 ad Anastasia Pavlyuchenkova. E’ stato una partita senza trama: la russa ha fatto bella figura, ma si sapeva che nei momenti importanti si sarebbe sciolta. La Pavlyuchenkova è rimasta in partita fino al 4-4, poi ha perso otto punti consecutivi che hanno indirizzato la partita. Un doppio fallo ha sancito l’unico break del secondo set sotto gli occhi di mamma Oracene, che aveva perso i primi game perché era sul Campo 1 a seguire Venus. Andamento fotocopia nel secondo: la russa resisteva fino al 4-4, poi arrivava il break che la Williams sanciva con l’ennesimo game di servizio impeccabile. Un ace a circa 200 km/h le regalava la decima semifinale a Wimbledon. Contro la Vesnina è avanti 4-0 nei precedenti e non ci ha mai perso un set. Così, giusto per chiarire. Anche se nel 2009 un’altra russa di nome Elena, la biondissima Dementieva, arrivò addirittura a matchpoint nella semifinale contro Serena. Lì l’americana ebbe fortuna, con una tremebonda volèe che passò la rete per miracolo. Fossimo nella Vesnina, una telefonata alla ex collega la faremmo. In fondo che ha da perdere?


Elena Vesnina (RUS) b. Dominika Cibulkova (SVK) 6-2 6-2
Serena Williams (USA) b. Anastasia Pavlyuchenkova (RUS) 6-4 6-4