Due ricambi dirigenziali in poche settimane segnano il Park Genova: niente top-100 in A1. Campionato a rischio flop? Per la finale si è proposta Montecatini: “Non è detto che sia un male, e poi ci sono le toscane…” dice Alberto Bandini, presidente del club candidato. (Foto Costantini / FIT) 

Una pessima notizia si è abbattuta sul Campionato di Serie A1, al via il prossimo 11 ottobre. In sede di presentazione, avevamo definito “corazzata” il Park Genova. Già forti di Fognini, Seppi, Andujar e Mager, i gialloblu liguri avevano acquistato giocatori fondamentali come Paolo Lorenzi e Andrea Arnaboldi. Considerando il nuovo status di “8+” di Pietro Ansaldo, il club era (stra)favorito per uno scudetto progettato anni fa dall'ex presidente Mauro Iguera. Poi è successo qualcosa: dopo che Iguera aveva esaurito il suo secondo mandato, i soci avevano eletto il ricco imprenditore Vittorio Malacalza, i cui progetti erano particolarmente ambiziosi. Tuttavia, dopo pochi giorni ha rassegnato le dimissioni perché ha scoperto che il circolo aveva una linea di credito con la Cassa di Risparmio di Genova, società da lui partecipata. E così il club ha dovuto trovare un sostituto, individuato in Filippo Ceppellini, già presidente dal 2003 al 2009 e fratello di Federico, ex Consigliere Nazionale FIT (noto per essere stato l'unico a rassegnare le proprie dimissioni, nel 2011). Risultato? La nuova dirigenza, a quanto pare, ha deciso di rinunciare ai vari top-100 in formazione. E' quindi da escludere la presenza di Fognini, Seppi, Andujar e Lorenzi al prossimo campionato. Prendendo alla lettera l'informazione (“niente più top-100”) potrebbe esserci ancora spazio per Andrea Arnaboldi, che andrebbe a comporre un quartetto di tutto rispetto con Giannessi, Mager e Ansaldo. Resta il fatto che il Park non è più la favorita e il Campionato subirà un colpo durissimo, senza buona parte dei top-100 inizialmente in rosa. Restano i soli Simone Bolelli e Marcel Granollers (tesserati per l'Aniene) più Marco Cecchinato (passato dal TC Genova a Schio). Attualmente, Jan Lennard Struff (TC Italia) è numero 109. Insomma, dopo un paio di buone edizioni, in cui l'assestamento con le nuove norme stava prendendo forma, quest'anno ci sarà un nuovo passo indietro. Non si può definire altrimenti un campionato senza i migliori. Fatte le debite proporzioni, è come se la Liga si giocasse senza Messi, Ronaldo e Neymar.


FINALI A MONTECATINI?

Per questa ragione si fa scottante – e interessante – il discorso legato alle fasi finali. La formula non è male: tanti match spalmati su tre giorni, uomini e donne in sede unica. Dopo gli anni d'oro di Bra, le fasi finali si sono giocate per quattro anni a Rovereto in una sede un tantino periferica, colorata soprattutto dalle tifoserie di alcune squadre (su tutti quelli della Società Tennis Bassano, altro club vittima di un ridimensionamento). Lo scorso anno ci ha provato Ernesto De Filippis, che ha messo in piedi un bell'evento presso il 105 Stadium di Genova. Nonostante la presenza di due squadre genovesi, la risposta del pubblico non è stata straordinaria. L'esperimento genovese mette paura: se non c'è stato il giusto successo con due squadre di casa, come si fa a riempire un palazzetto a poche settimane dal Natale, senza i migliori italiani? A quattro mesi dall'evento, programmato dal 4 al 6 dicembre, non è ancora stata ufficializzata la sede. Più di un indizio, tuttavia, portava a Montecatini. Abbiamo approfondito ed è arrivata la conferma. A parlare è Alberto Bandini, presidente dello Sporting Club Montecatini, circolo di importante tradizione e presieduto a lungo dal padre Adriano, prematuramente scomparso nel 2010. Bandini, 49 anni, è persona affabile e cortese e ha mostrato una certa signorilità: non ci ha detto che il piazzale antistante al Palazzetto dello Sport è stato intitolato al padre per i suoi innumerevoli meriti dirigenziali. Sarebbe proprio lì, al PalaMadigan, che dovrebbero assegnarsi gli scudetti 2015. La trattativa Montecatini-FIT è a buon punto: la candidatura c'è (pare sia stata l'unica, per il 2015 c'è stato solo un freddo interessamento di Prato) e lo staff federale ha già effettuato un sopralluogo. “La percentuale di una finale a Montecatini? Difficile dirlo, di sicuro il nostro interesse è concreto – dice Bandini – presentarsi tanto per farlo non è nel nostro stile, non avrebbe avuto senso…direi un 70%”. Il progetto è coraggioso: organizzare le finali di Serie A1 sarà certamente un onore, ma rischia di essere soprattutto un onere.

 

Bandini, come nasce questo interessamento?

Montecatini ha una storia lunga e prestigiosa. Sotto la guida di mio padre, il circolo ha ospitato eventi sia nazionali che internazionali. Nel 1993 portammo i Campionati Assoluti sul sintetico indoor dopo decenni di terra battuta. Qualche anno dopo finirono, ma non ci siamo fermati qui: abbiamo fatto 6 edizioni di Coppa Europa, la Winter Cup e Italia-Lettonia di Davis, nel 2008. Oggi collaboriamo con l'amministrazione comunale, non solo su vicende tennistiche, dunque è nata la voglia di organizzare qualcosa. La A1 ci sembrava interessante: c'è una forte esposizione mediatica su SuperTennis e la città potrebbe avere una buona visibilità nel periodo pre-natalizio. Eravamo interessati anche l'anno scorso, ma poi rinunciammo e fu meglio così: c'erano diverse città in ballo. Quest'anno si sono incastrate un paio di situazioni che potrebbero permetterci di organizzarla senza rimetterci. Il problema principale, ovviamente, è quello: dovremo valutare i costi necessari per allestire l'evento.

 

Ma il vostro club com'è messo sul piano agonistico?

Giochiamo in Serie B. 6 dei nostri 7 elementi sono tennisti locali. Quest'anno ci siamo salvati agli spareggi, dall'anno prossimo non ci dispiacerebbe ottenere la salvezza con minor sofferenza.

 

Da potenziale organizzatore, cosa pensa dell'improvvisa assenza dei top-players del Park Genova?

Ci sono due squadre toscane di medio-alto livello: il TC Prato e il TC Italia di Forte dei Marmi. Con il Park battibile, ci sono più probabilità di avere una toscana in finale e magari attirare pubblico. Fino a una settimana prima non sapremo esattamente chi giocherà, ma se una di loro dovesse arrivarci…chissà che non si riesca a riempire il palazzetto. Dopotutto la Toscana è presente con quattro squadre e ci è sembrato giusto offrire agli appassionati la possibilità di avere le finali vicino casa, sperando che qualcuna riesca a qualificarsi.

 

Meglio avere Seppi e Fognini o una squadra più o meno locale?

I migliori italiani avrebbero aiutato a “vendere” l'evento. Per la partecipazione del pubblico, tuttavia, non sono così sicuro. Magari tanti appassionati avrebbero seguito Fognini e Seppi in TV, mentre le toscane potrebbero attirare più gente. Non c'è dubbio che la manifestazione abbia qualche lacuna: penso che possa funzionare se la si vende bene dal punto di vista mediatico. Dovremo essere bravi quando ci presenteremo dai potenziali investitori: la diretta su SuperTennis può essere molto interessante a prescindere da chi gioca. Poi dobbiamo stare attenti ai campanili: lo scorso anno il Park Genova non era in finale e magari i suoi tifosi vedevano la finale come fumo negli occhi. Se quest'anno Prato dovesse andare in finale, chi ci garantisce che arriverà pubblico da Firenze?

 

L'esperienza di Genova, non così positiva, non le mette paura? C'erano due squadre genovesi, ma il pubblico non ha risposto…

Di sicuro mi faccio delle domande, tenendo conto che non abbiamo ancora certezze. Vorremmo fare qualcosa che va al di là dell'evento: mi metto nei panni del tifoso e mi domando cosa vada fatto per invogliare la gente a farsi 2-3 giorni al palazzetto, sia pure con i match in TV. Sarebbe bello rendere parte attiva i maestri, i bambini delle scuole, i genitori…Abbiamo diverse idee che non comprendono solo il tennis.

 

Quanto è grande il palazzetto di Montecatini?

Parecchio. Tiene 4.500 spettatori, è la sede del team di basket che per tanti anni ha giocato in Serie A1, con sfide e derby memorabili. Tuttavia, essendo costruito ad anelli, si può sfruttare in modo modulare. E' pensabile aprire soltanto la parte bassa che tiene 1.200 spettatori. In questo modo verrebbe salvaguardato il colpo d'occhio. Ma mi faccia dire una cosa…

 

Prego.

A Genova non c'era un circolo alle spalle: le finali sono state organizzate da una società di eventi che avrà speso di più, affidandosi a professionisti. Era ovvio e legittimo che avessero aspettative di guadagno diverse. Un circolo, invece, può raccogliere decine di volontari e magari – con la stessa raccolta pubblicitaria – può rimanere più che soddisfatto.