SERIE A1 – Scatta il weekend delle finali. Dopo due mesi di battaglie, visibilità e attenzione sono alle stelle. Rovereto, sorniona, si specchia nei mercatini e nel Museo di Arte Moderna.
Marco Crugnola e Paolo Lorenzi con capitan Marco Fioravanzo
(La foto in home page è di Costantini – FIT)
Dall’inviato a Rovereto, Riccardo Bisti – 6 dicembre 2013
E’ giunto il momento. Il pezzo di stoffa verde, bianco e rosso è lì ad un passo. Lo puoi vedere, ma non lo puoi toccare. Per ora. E’ il weekend delle finali di Serie A1, campionato tanto bistrattato ma che diventa il clou in dicembre. E allora escono dal sottobosco piccoli eroi che hanno dispensato tennis per due mesi, con coraggio e passione. La passione di chi gioca per la gloria, ed anzi rischia di rimetterci. La Serie A1 tira fuori la componente più romantica del tennis, forse ancor più della Coppa Davis. Per tante federazioni, l’Insalatiera è fonte di guadagni, mentre i club di Serie A1 investono cifre (spesso) a cinque zeri senza particolari ritorni, almeno in termini di vil denaro. E così Rovereto diventa l’Eldorado, La Mecca del tennis nazionale. Tutti ci vogliono arrivare, tutti la desiderano. Esserci offre quel briciolo di visibilità, anche l’osservatore più snob è costretto a buttare un occhio. La diretta TV su SuperTennis garantisce il senso di esistenza, quasi di appartenenza, a un Campionato tanto bello quanto ripudiato, solo perché qualche santone non l’ha ritenuto degno di attenzioni. Vedremo battersi Tennis Club Prato, Tennis Club Genova, Società Tennis Bassano e Circolo Canottieri Aniene, ma idealmente ci saranno tutti i 22 club che hanno partecipato a un’edizione interessante, combattuta e movimentata. Che se ci finisci dentro, poi non ne esci più. Per il quarto anno, Rovereto abbraccia il tennis con il suo carattere schivo e discreto. E’ una cittadina pulita e vivibile, molto italiana ma con i primi segni germanici. Tante indicazioni sono tradotte in tedesco. Qualche chilometro più in alto, le indicazioni saranno tradotte in italiano, nell’Alto Adige di lingua tedesca. Può una città di meno di 40.000 abitanti ospitare per il quarto anno le finali di Serie A1? Si, per due motivi. Il primo è di natura geopolitica: uno dei consiglieri federali, Graziano Risi, è proprio di qui. E ha spinto verso questa soluzione. Così come l’Assessore allo Sport Franco Frisinghelli, presente addirittura in una giornata dedicata agli allenamenti, prodigo di aiuto per montare gli striscioni pubblicitari a bordo campo. Il secondo motivo riguarda l’assenza di alternative, dopo che la formula è stata peggiorata e resa meno interessante. Tuttavia, la A1 è in ripresa. C’è gente che ha voglia d investire, che ne ha compreso la bellezza, e si vocifera di candidature interessanti e prestigiose per le finali 2014. Il MART e i Mercatini di Natale, dunque, potrebbero diventare un ricordo ed essere l’unica fonte di ricettività in una città che in questi giorni, alla faccia della crisi, è gioiosamente sold-out.
Ma adesso c’è altro a cui pensare. Si parte alle 17, con i primi due singolari di Genova-Prato. Una partita affascinante, piena di incroci. Il capitano ligure, Marco Lubrano, è nato a Viareggio. La simpatica Carla Mel, storica capitana del TC Prato, è nata a Genova. “Ma ormai la geografia è cambiata – racconta con un sorriso radioso, felice di esserci di nuovo – Marco è a Genova da una vita, mentre io risiedo a Prato dal 1984. Mi sento comunque genovese, e comunque vada vincerà la città di Genova”. La Mel era arrivata da poco: è andata in prima persona a recuperare Zuzana Kucova all’aeroporto di Bologna, ed è giunta appena in tempo per seguire l’ultima fase dell’allenamento tra Corinna Dentoni e la giovane Elisa Simonelli, che si dividevano il campo con i “bassanesi” Lorenzi e Crugnola. “Zuzana è motivata, anche se credo che il Play-It sia una superficie più adatta alla Balducci. Discorso diverso per il match tra numero 2: nel girone vinse la Jani senza problemi, ma credo che sia più una giocatrice da terra battuta. La Dentoni può dire la sua. Il match tra Brianti e Camerin è impronostibabile: si conoscono bene, si allenano nello stesso circolo e sono entrambe ottime giocatrici. Vincerà chi saprà gestire meglio il lato emotivo”. Carla ci crede, sente che può essere la volta buona. “Ci crediamo, dobbiamo crederci. Rispetto agli anni scorsi, non affrontiamo una giocatrice che può fare la differenza”. Quando le abbiamo chiesto se accetterebbe una retrocessione in cambio di questo scudetto, ha detto di no: “Per carità, voglio esserci anche l’anno prossimo! Esultanze particolari? I balletti hanno portato sfortuna, abbiamo preparato un colore speciale per i capelli…daremo già un tocco, poi si vedrà se sarà il caso di esagerare”.
Dopo tre anni di blu, con qualche schizzo di verde, il campo è rosso. Rosso come la passione, l’ardore che si vedrà in ogni match. Rosso come i colori della Società Tennis Bassano. Gli ultimi a lasciare il palazzetto, nella serata di giovedì, sono stati Marco Crugnola e Paolo Lorenzi, guidati da capitan Marco Fioravanzo (Marco Moretto arriverà oggi a Rovereto). Il clima è buono, la tensione è ancora lontana. Se i quattro giocatori dell’Aniene sono già stabiliti, in casa giallorossa permane qualche dubbio. Paolo Lorenzi scenderà in campo nonostante qualche problema al braccio destro. Sta meglio, palleggia piuttosto bene. Nei colpi sopra le spalle incontra qualche difficoltà. Ma la sua presenza contro Cipolla è pressochè certa, anche perché così Jesse Huta Galung scalerà al numero 3, favorito contro Vagnozzi. Qualche dubbio per il numero 4: Crugnola è in palla, Di Mauro arriverà oggi. “Decideremo in serata” dice Fioravanzo, che si augura una massiccia presenza di tifosi bassanesi. “Dovrebbero essere almeno 200, sono state preparate delle magliette celebrative dell’evento. Ci teniamo da matti”. Il campo in Play-It stato definito di “media velocità”, il che dovrebbe dare una chance a Di Mauro, meno adatto al veloce rispetto a Crugnola. Ma è presto per parlarne. Non c’è nulla di certo, se non la voglia matta di mettere le mani sullo scudetto e urlare a tutta l’Italia quanto può essere bello, quasi libidinoso, vincere questo campionato. Perché in A1 si gode e si soffre davvero. Tutti insieme, per sublimare un senso di fratellanza nello sport più egoista che ci sia.
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