Ottimo esordio per l'americana, che tiene a distanza Belinda Bencic. In conferenza stampa ha poi indossato una t-shirt con scritto “uguaglianza”, in onore a Martin Luther King (e un po' anche a se stessa). Ma non ci sarà mai uguaglianza tra lei e le sue avversarie. E' troppo superiore, troppo ricca, troppo personaggio. La caccia allo Slam numero 23 è partita.

Non ci sono ragioni tecniche per spiegare la 59esima posizione WTA di Belinda Bencic. Un anno devastato dagli infortuni l'ha fatta precipitare in classifica, e perdere lo status di testa di serie nei tornei del Grande Slam. Era uno spauracchio per tutte, ma l'urna malandrina le ha messo contro Serena Williams. Una Serena motivata, ben decisa a vincere il suo 23esimo Major, anche se lei rifiuta di toccare l'argomento. E al primo turno non può esserci avversario peggiore. In 66 partecipazioni Slam, Serena ha perso soltanto una volta al primo turno, al Roland Garros 2012, contro Virginie Razzano. Col senno di poi, una sconfitta che le ha fatto bene. Dopo quella batosta bussò all'accademia di Patrick Mouratoglou, chiedendo se c'era la possibilità di potersi allenare lì prima di Wimbledon. E' andata a finire che “Mou” è diventato il suo allenatore (per un breve periodo, anche qualcosa di più), e in quattro anni hanno vinto nove Slam. Risultato straordinario, tenendo conto che tra il primo e il tredicesimo erano passati ben undici anni. A parte questo, affrontare Serena al primo turno è un po' come dare un bacio della morte. Quando Belinda Bencic è venuta al mondo, nel 1997, la Williams era professionista già da un paio d'anni. Per lei, che non si è mai negata una distrazione fuori dal campo, è incredibile pensare di essere ancora qui dopo 20 anni. “Come faccio ad andare avanti? Beh, viaggio per il mondo, gioco a tennis, sono amata dal pubblico e vengo profumatamente pagata. Hai qualche idea migliore?” ha detto dopo il 6-4 6-3 con cui ha approcciato il torneo, prendendosi una gustosa rivincita dopo la sconfitta di due anni fa al Canadian Open.

OMAGGIO A MARTIN LUTHER KING
E se nessuno batteva Vitas Gerulaitis per 17 volte di fila, è molto complicato trovare qualcuno che batta Serena per due volte. Dall'alto dei suoi 80 milioni di dollari (di soli premi ufficiali), Serena può permettersi di fare e dire quello che vuole. Ad esempio, presentarsi in conferenza stampa con una t-shirt con scritto “uguaglianza”. Era un omaggio al giorno che, negli Stati Uniti, ricorda Martin Luther King (è il 16 gennaio: negli Stati Uniti, quando lei è scesa in campo, non era ancora il 17). Ma ricorda anche Serena Williams: se lui era in prima linea per i diritti dei neri, lei è impegnatissima nel tutelare l'uguaglianza di genere. Di questo ha parlato volentieri, mentre su Donald Trump ha preferito non esprimersi. In tribuna, nel suo clan, sbucava timidamente Alexis Ohanian, suo promesso sposo. A parte i pettegolezzi, una presenza che diceva molto sulla differenza tra lei e la Bencic. La svizzera ha un account su Reddit. Lei, con il matrimonio, ne diventerà più o meno proprietaria. Eppure non attira particolari invidie, nemmeno tra il pubblico. La gente tifa per lei, anche quando sul 6-4 5-0 un po' di umana compassione avrebbe spinto a sostenere la sua giovane avversaria. Invece, sui gradoni della Rod Laver Arena, c'era qualcuno che insisteva nel gridarle: “Go Serena!”. E' stata lei a deconcentrarsi, a commettere qualche errore di troppo, ad applaudire qualche bella giocata della Bencic. Ma sul 5-3 ha ritrovato il servizio, l'aggressività. E ha chiuso. La Bencic ha giocato benino, ha creato qualche problema alla Williams, ma era poco più che solletico. E poi ha un punto debole ben preciso – la seconda di servizio – dove l'americana ha fatto sfracelli, soprattutto nei momenti importanti.  

FORTUNA MERITATA
​Inoltre tira colpi eccezionali, di quelli che si ricordano. Come un vincente incrociato di rovescio che Rennae Stubbs ha definito “il colpo del millennio”. “Mah, ho avuto un po' di fortuna. Però me la meritavo, dopo tutti questi anni”. L'allusione, probabilmente, era all'incidente di Monaco di Baviera del 2010, quando si tagliò il piede fino a prendersi un'embolia polmonare. Oggi scoppia di salute e, nel momento del bisogno, ruggisce un “Come On!” dopo essesi aggiudicata un punto importante. Più che contro l'avversaria, era contro se stessa. “Svegliati, Serena, devi fare di più per vincere questo torneo”. E magari superare gli ultimi record che ancora resistono. “E' stato uno dei primi turni più complicati che abbia mai giocato”. Probabilmente era sincera, però non si rendeva conto cosa significa trovarsi contro Serena Williams. Poche vorrebbero essere nei panni di Lucie Safarova, sua prossima avversaria. E' una miracolata, poiché ha cancellato nove matchpoint a Yanina Wickmayer. Un dazio che potrebbe pagare al secondo turno.