Nel giorno del suo 37esimo compleanno arriva l'ufficialità del forfait di Serena Williams dal Mandatory di Pechino: la sua stagione è terminata allo Us Open, nella controversa finale contro Naomi Osaka. Nel 2018 ha giocato soli sette tornei: sufficienti per farle capire che può ancora lottare per gli Slam, ma per tornare la vera Serena ha bisogno di continuità.La notizia era praticamente confermata, data la presenza di un impegno extra tennis dall’altra parte del mondo il giorno prima del via del torneo, ma l’ufficialità è arrivata solo quest’oggi: nel giorno del suo 37esimo compleanno Serena Williams si è cancellata dal China Open di Pechino, decidendo di mettere fine alla stagione 2018. Vuol dire che la sua ultima partita dell’anno resterà la controversa finale dello Us Open contro Naomi Osaka, segnata dall’aspra discussione con il giudice di sedia Carlos Ramos, per la quale la statunitense non ha ancora cambiato idea. La sua possibile presenza in Cina per l’ultimo Mandatory dell’anno poteva essere l’occasione buona per farla tornare sull’argomento, magari con un pizzico di lucidità in più rispetto a quella (poca) mostrata in conferenza stampa subito dopo la finale, invece non la rivedremo in campo fino al 2019. Uno scenario già capitato tante volte nelle ultime stagioni. Escludendo la scorsa, saltata più o meno interamente per la nascita della figlia, Serena aveva chiuso la sua stagione a New York sia nel 2015 sia nel 2016, rinunciando addirittura a partecipare alle WTA Finals. Per questo, ha avuto ancora meno remore a farlo quest’anno, visto che a Singapore ci sarebbe andata solamente in caso di successo a Pechino. Un ennesimo forfait che conferma quanto si dice da un pezzo: ormai, per lei, la parola tennis equivale solo e soltanto ai tornei del Grande Slam. Tutti i rimanenti tornei sono utili solamente per finalizzare la sua preparazione in vista dei quattro Major, così senza alcuno Slam da giocare da qui al prossimo anno ha deciso di fermarsi.APPUNTAMENTO IN AUSTRALIA
Il 2018 di Serena, anno del rientro in campo dopo la maternità, si chiude con appena sette tornei giocati e sensazioni contrastanti. Da una parte c’è la consapevolezza che se si allena e si prepara a dovere può ancora essere la più forte di tutte, visto che solo una Kerber meravigliosa e una giornata storta a New York (ma anche un’ottima Osaka) le hanno impedito di conquistare altri due Slam e completare prima l’aggancio e poi il sorpasso a Margaret Court, la più vincente di sempre negli Slam con 24 titoli. D’altro canto, però, la neo 37enne di Saginaw si è resa conto che per poter vincere con la continuità di un tempo è necessaria una preparazione diversa, che le permetta di essere competitiva molto più spesso. È vero che nel 2015 era arrivata a sole due vittorie da uno storico Grande Slam pur disputando solamente undici tornei da gennaio a settembre, ma si parla pur sempre di tre anni fa, con una maternità e una famiglia in meno. La Serena di oggi è molto diversa: impiega sicuramente più tempo a entrare in forma e fatica di più negli allenamenti, sia per l’età che inevitabilmente avanza e la maternità le ha lasciato qualche difficoltà, sia perché il tennis sta via via diventando una parte sempre più marginale della sua vita. Non si fosse cucita addosso il personaggio di simbolo di tutte le donne e di tutte le mamme del mondo, magari avrebbe già detto basta. Quel che è certo è che non la rivedremo in campo prima del 2019, sicuramente a Melbourne ma forse già a Brisbane, visto che – secondo quanto riportano le agenzie australiane – gli organizzatori dell’appuntamento del Queensland avrebbero intenzione di convincerla a partecipare, per mettere in piedi la miglior edizione di sempre.
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