La più divertente l'abbiamo letta su Twitter: “Serena deve temere Venus tanto quanto un figlio unico deve temere i fratelli per ottenere l'eredità”. Alla vigilia del big match, 27esimo scontro diretto tra sorelle, il credito di Venus era più o meno questo. Anche i bookmakers non nutrivano nessuna fiducia in lei. Avevano ragione: la partita c'è stata, ma è scivolata troppo rapidamente per scrivere una storia nuova, magari diversa. Serena ha battuto la sorella col punteggio di 6-2 1-6 6-3 ed è ad appena due successi da uno storico Grand Slam. Sarebbe il primo nell'era di internet, dell'HD, dei telefonini. L'ultima a farcela, Steffi Graf, nel 1988 aveva al massimo il telefono e i telegrammi. Magari mandava ancora le cartoline. Invece Serena è molto attiva anche nel mondo digitale e ha già archiviato decine di ricordi in un 2015 formidabile. Prossima avversaria: Roberta Vinci. A parte la gioia per lo straordinario successo della tarantina, è una missione impossibile. In quattro scontri diretti, non ha mai raccolto più di sette giochi. “Non avrà niente da perdere – ha detto Serena nell'intervista sul campo – ma non avrò niente da perdere nemmeno io”. Se non dice almeno una bugia per intervista non è contenta. Ma ormai fa parte del personaggio. Sono lontani i tempi in cui i match tra sorelle erano aggiustati a tavolino da papà Richard (così si dice…). Ormai lui è scomparso dal tour, e mamma Oracene ha pensato bene di non presenziare a questo match. Però c'è sempre la sensazione che non sia partita vera. Magari è il subconscio, magari è inevitabile, ma neanche stavolta abbiamo avuto l'impressione che non potesse finire diversamente. Venus ha incassato un break in avvio di terzo set, dopo che aveva rimesso in piedi la partita, e ha lasciato scorrere gli eventi fino alla fine. Da parte sua, Serena era in chiaro imbarazzo. Da un lato era sovreccitata perché la sorella la sa mettere in crisi, ma dall'altro ha dovuto abortire alcuni principi di esultanza, financo di ruggito. Insomma, era una partita da seguire, da studiare, persino da vivere…ma non ci siamo divertiti granché.
TRE ROVESCI D'ORO E LA PARTITA FINISCE
I primi due set non hanno avuto storia, in un senso e nell'altro. Serena ha mostrato una certa superiorità nel primo set, poi però un doppio fallo sulla palla break (3-1 Venus nel secondo) ha inceppato il motore. La sorella maggiore, giocando quasi a occhi chiusi, si è presa il set addirittura per 6-1. Nonostante il clima elettrico dell'Arthur Ashe (quasi esaurito, c'è stata una lunga attesa dopo la sessione diurna per permettere al pubblico della sessione serale di prendere posto), non c'è mai stata la sensazione che Venus potesse arrivare fino in fondo. Si è impegnata, per carità, ma il linguaggio del corpo era…indecifrabile. Come se avvertisse disagio all'idea di fare del male alla sorellina. Perché Serena sarà pure un peso massimo, ma è pur sempre la sorella minore, protetta sin da piccola e complessata per il fisico slanciato e statuario della primogenita. Ad ogni modo, Serena ha meritato di vincere giocando uno splendido game di risposta nel secondo game del terzo set. Sotto 15-0, prima è stata aiutata da un regalo di Venus su un passante non impossibile, poi ha tirato tre rovesci vincenti uno più bello dell'altro. Due direttamente in risposta, uno all'incrocio delle righe. Gioco, partita e incontro. Il resto è stato pura esibizione, anche se Venus ha avuto una palla per il controbreak nel game successivo: annullata con un ace. Pur giocando maluccio, Serena non ha più rischiato nulla. Non preoccupano le palle fuori di metri: ne ha tirate un po' troppe, però il clima era particolare, quasi irripetibile. Dopo il matchpoint c'è stato un abbraccio sentito, delicato…in cui Venus ha indossato ancora una volta i panni della sorella maggiore, della migliore amica. Per i cantastorie sarebbe stato più intrigante un rapporto conflittuale, o almeno più vivace. Niente di tutto questo: in 23 anni di vita pubblica, Venus e Serena hanno mantenuto un'unità granitica. Lontane da scandali, polemiche, controversie, sono rimaste “le sorelle Williams” fino a oggi. E resteranno tali anche dopo il tennis.
ANCORA QUATTRO PICCOLI SET
La componente mentale è troppo importante nei loro match, ed è un peccato. Sul piano tecnico, infatti, mostrano cose interessanti. Venus conosce alla perfezione i gesti e le intenzioni di Serena e spesso riesce a rispondere al suo servizio-bomba. Impressiona la posizione dei piedi: a volte li infila dentro al campo anche sulla prima di servizio. E spesso le va bene. Da parte sua, utilizza spesso una botta centrale per sorprendere la sorella. Le era riuscito lo scorso anno a Montreal, ultimo successo contro la sorella. Anche stavolta ha raccolto un buon numero di punti, ma ha commesso troppi errori di misura. Spesso era lei ad avere in mano lo scambio, salvo buttarlo via con una pallaccia in rete o fuori. Un po' è merito di Serena, la cui condizione atletica è stratosferica, un po' è colpa sua. Adesso la strada verso il Grand Slam sembra sempre più in discesa. La Vinci avrà bisogno di un miracolo ma c'è il rischio che possa finire come la Errani tre anni fa, duramente sconfitta. In primis, Roby dovrà evitare di essere travolta. In finale potrebbe essere diverso: Kvitova, Azarenka e Halep (noi vorremmo la Pennetta, ma ci sembra meno quotata) sembrano le più accreditate per contrastarla, ma la sensazione è sempre la stessa, da quando Serena ha sollevato il Rosewater Dish di Wimbledon: 'sto benedetto Grand Slam può soltanto perderlo.
US OPEN 2015 DONNE – Quarti di Finale
Serena Williams (USA) b. Venus Williams (USA) 6-2 1-6 6-3
Roberta Vinci (ITA) b. Kristina Mladenovic (FRA) 6-3 5-7 6-4
Petra Kvitova (CZE) vs. Flavia Pennetta (ITA)
Simona Halep (ROM) vs. Victoria Azarenka (BLR)