Reduce dalla campagna europea, con il Grand Opening della Mouratoglou Tennis Academy e l’esibizione milanese per la fondazione di Novak Djokovic, Serena Williams è tornata negli Stati Uniti anziché affrontare la trasferta asiatica. Ormai certa di non chiudere l’anno al numero 1 WTA, sta provando ad essere numero 1 sui social network. Anziché inviare il solito messaggio inutile e privo di contenuti, ha scritto un post molto sentito contro la violenza e la brutalità della polizia. Lo spunto è stato un passaggio in auto ricevuto dal nipote di 18 anni. Quando ha visto una pattuglia di poliziotti, Serena ha ripensato alla sparatoria dello scorso 6 luglio, quando gli agenti uccisero un uomo durante un semplice pattugliamento in Minnesota. “Non potrei mai perdonarmi se succedesse qualcosa a mia nipote” ha scritto Serena. Negli Stati Uniti è sempre più vivace il dibattito sull’intolleranza delle autorità con le minoranze, ma la sua bacheca Facebook è certamente una cassa di risonanza importante.
Nel momento in cui scriviamo, ha già ricevuto la bellezza di 60.000 “like”,10.000 condivisioni e 1.700 commenti. Cifre enormi. Non è la prima volta che Serena mostra un’attenzione particolare verso il sociale e le vicende razziali, come quando a Wimbledon si era preoccupata della sicurezza dei nipoti dopo una sparatoria a Dallas. “Ho la sensazione che molte persone, soprattutto i neri, siano preoccupate – ha detto – ho dei nipoti e mi viene da pensare di chiamarli e consigliare di restare a casa e non uscire. Se prendono la macchina, potrebbe essere l’ultima volta che li vedo?”. Per questo ha deciso di usare la sua popolarità per parlare dell’argomento e ha chiuso con una frase che potrebbe sembrare uno slogan: “Non ho intenzione di tacere”. Dal punto di vista tennistico, il suo ultimo impegno dovrebbero essere le WTA Finals di Singapore, ma non è escluso che la si possa rivedere solo nel 2017. Qui sotto, le fasi salienti del messaggio di Serena.
Oggi ho chiesto a mio nipote di 18 anni (nero, per intenderci) di guidarmi ai miei incontri, in modo che io potessi lavorare al telefono #safetyfirst. In lontananza, ho visto la polizia al lato della strada. Ho subito controllato se stesse rispettando i limiti di velocità, poiché mi sono ricordata quell’orribile video di una donna in auto, quando un poliziotto ha sparato al suo fidanzato. Tutto questo ha attraversato la mia mente in una manciata di secondi. Ho anche avuto il rimpianto di non essere io al volante. Non mi sarei mai potuta perdonare se fosse successo qualcosa a mio nipote. Lui è così innocente.
Sono fermamente convinta del fatto che non tutti siano cattivi. Il problema è che quelli che sono ignoranti, senza istruzione e insensibili possono mettere a repentaglio milioni e milioni di vite. Perché ho dovuto pensare questo nel 2016? Non abbiamo vissuto abbastanza, aperto tante porte, influenzato miliardi di vite? Ma ho capito che dobbiamo andare ancora avanti. Non importa dove siamo arrivati, ma quanto lontano dobbiamo ancora andare.
Mi sono data un’occhiata. Cosa direi a mio nipote? E se avessi dei figli?
Come ha detto Martin Luther King, “Arriva un momento in cui il silenzio sarà un tradimento”.
Io non voglio restare in silenzio
Serena