di Pierluigi Villa – foto Getty Images
Per la finale del torneo di Pechino sembravano esserci tutte le premesse per assistere ad una partita dall'epilogo a sorpresa. Il mal di schiena che aveva afflitto Serena Williams nella semifinale con la Radwanska , avrebbe potuto toglierle l'esplosività e la potenza dei suoi colpi, rendendola, se possibile, un po' più umana. Invece la numero uno al mondo ha confermato, se ancora ce ne fosse stato il bisogno, che nel 2013 è lei la tennista migliore, capace di vincere 73 partite su 77 giocate in una stagione.
Nemmeno Jelena Jankovic in uno straordinario stato di forma, arrivata in finale dopo due match maratona e con la sicurezza ritornare nella top ten WTA, è riuscita a ribaltare il pronostico della vigilia. I giochi iniziali della partita, mostrano una Williams attenta a non strafare, soprattutto nel suo turno di servizio che non tira mai al 100%, tanto che nel primo gioco offre, e poi annulla, la prima palla break alla sua avversaria.
Jelena è tatticamente perfetta in questo inizio di match, mostrando di avere ben chiare le chiavi tattiche per mettere in difficoltà Serena, e per i primi giochi ci riesce molto bene. La sua unica colpa è quella di non aver saputo sfruttare le opportunità che le sono state offerte dall'americana e anzi, dopo un game combattutissimo regala il break alla Williams.
Da questo momento è un'altra partita, almeno nel primo set. Serena ricomincia a muoversi e colpire come è capace, mettendo sotto pressione la serba che, complici le occasioni non sfruttate in precedenza da la sensazioni di aver perso sia fiducia, sia il bandolo della matassa della trama tattica. Il 71% di prime palle, seppur come detto non tirate al 100%, permette alla Williams di non correre rischi e di archiviare il primo parziale per 6 giochi a 2.
All'inizio del secondo set succede un po' di tutto: sull'1 a 1 un passaggio a vuoto di Serena, caratterizzato da poche prime palle, un doppio fallo e qualche errore gratuito di troppo, sfocia nella seconda palla break del match (la prima del set). I campioni si vedono nelle difficoltà e l'americana ne è la conferma, annullando la palla break con un ace, per la verità piuttosto fortunato perché pizzica quanto basta la riga esterna. Il game non è finito e c'è una nuova palla break che ancora viene annullata da un ace, ma lo sforzo fatto durante il servizio riacutizza il dolore alla schiena della Williams che in lacrime gioca i successivi due punti, regalando di fatto il game alla Jankovic. A questo punto chi si aspettava l'intervento del medico per la campionessa americana, pensando che la difficoltà fisica della Williams potesse riaprire la partita a favore della serba, rimane stupito dal vedere che è invece la Jankovic ad uscire dal campo per un medical time out dovuto sembra, ad un dolore all'anca.
Al suo rientro, sul 2 a 1 per Jelena, la curiosità degli spettatori è quella di capire chi delle due giocatrici resisterà di più al dolore. I primi scambi dopo la pausa, sembrano dire che sia Serena la giocatrice che ne ha risentito meno, riuscendo a sfruttare una delle due palle per il controbreak guadagnate, riporta subito la partita in parità. Siamo sul 3 a 2 per la Williams, ed il set è ancora aperto ad ogni risultato, ma un ulteriore calo fisico e soprattutto mentale della serba, le toglie quella spinta iniziale che teneva un metro dietro la riga di fondo la sua avversaria, costringendola ad un gioco più difensivo.
Questa nuova situazione permette a Serena di guadagnare preziosi metri di campo e di portarsi sul 5 a 2 con la Jankovic al servizio. L'ultimo game inizia con un doppio fallo per la nuova nr. 8 WTA, che sembra essere ormai uscita dalla partita, tanto che arrivano i primi due championship point sul 15-40. Con un sussulto d'orgoglio li annulla e riesce anche a servire un paio di volte per il 5 a 3, ma ormai il finale è scritto e a Serena basta alzare di poco il suo livello di gioco per ottenere l'ennesimo break e vincere così il suo decimo torneo stagionale. Serena Williams batte Jelena Jankovic per 6-2 6-2.