Dietro al ritorno della Williams al BNP Paribas Open ci sarebbero mesi e mesi di trattative, con l’intervento fondamentale del patron Larry Ellison e di Stacy Allaster. “Ma la decisione è stata al 100% di Serena”. Tuttavia, pare si siano scordati di Venus.Dopo le lacrime del match d’esordio contro Monica Niculescu, che ha sancito il suo ritorno a Indian Wells dopo 14 anni assenza, per Serena Williams è tutto tornato alla normalità. Ieri ha spazzato via con un rapido 6-2 6-0 la giovane kazaka Zarina Diyas, prendendosi gli ottavi contro Sloane Stephens e proseguendo la sua marcia verso un titolo che a livello simbolico avrebbe un significato enorme, forse più di ognuno dei 19 tornei del Grande Slam messi in bacheca. Tuttavia, al di là del discorso emotivo, dietro al ritorno della numero uno del mondo al BNP Paribas Open c’è stata anche una lunga trattativa, della quale negli ultimi giorni sono usciti alcuni retroscena. I contatti fra Serena e lo staff del torneo, rappresentato sia dal patron dell’evento Larry Ellison sia da Raymond Moore, CEO dell’Indian Wells Tennis Garden, sono nati dopo l’Australian Open 2014, all’indomani della sconfitta di Serena agli ottavi di finale contro Ana Ivanovic.  “Ho cercato in ogni modo – spiega Moore – un contatto con la famiglia Williams per poter discutere dell’argomento, parlando con varie persone in ottima posizione per avvicinarmi a Serena, ma alla fine non se n’è fatto nulla”. L’aiuto determinante è arrivato da Stacy Allaster, CEO della WTA. “L’Australian Open del 2014 – prosegue Moore – è arrivato poche settimane dopo la morte di Nelson Mandela, credo Serena abbia visto il film ‘A Long Walk to Freedom’, e preso a cuore il concetto di perdono espresso da Mandela. In quel momento ho iniziato a vedere un po’ di luce in fondo al tunnel. Serena aveva dato qualche segnale di poter partecipare anche lo scorso anno, e si era pure iscritta, ma poi non venne in California per un problema di natura fisica”. Moore è tornato alla carica per l'edizione 2015. Il contatto è arrivato sul finire della scorsa stagione, dopo la vittoria di Serena nelle WTA Finals di Singapore. L’intenzione iniziale di Moore e Jill Smoller, agente di Serena, era quella di farla incontrare con Ellison, in modo che potessero discutere di un possibile ritorno, in un torneo fortemente cambiato da quando nel 2009 il plurimiliardario fondatore di Oracle l’ha rilevato dalle mani dell’IMG (alla guida anche nell’incriminato 2001) portando un clima molto più disteso e la gran parte dei progressi che gli permettono di fregiarsi della nomea di 'quinto Slam'. Nuova anche la direzione di Moore, alla guida dell’impianto dal 2012, quando i giochi – con le Williams – erano già fatti da un pezzo.
 
SERENA VOLEVA DARE UNA SECONDA CHANCE
L’idea dell’incontro, inizialmente pensato per i giorni antecedenti la festa del Ringraziamento, è saltata per gli impegni di Serena ed Ellison, entrambi in Asia ma in regioni diverse. Da lì, la scelta di Moore di rompere il ghiaccio con una telefonata. “Abbiamo parlato di un sacco di argomenti, poi le ho spiegato quanto sarebbe stato importante per noi un suo ritorno, quanto Larry ci tenesse ad averla a Indian Wells, ma voleva sentirselo dire da lui”. Ne hanno parlato tutti insieme il mese seguente, in una conference call terminata con una promessa verbale: “ci sarò”. Serena disse che avrebbe annunciato lei stessa la notizia dopo l’Australian Open, e così è stato direttamente dall’Argentina, dove era impegnata in Fed Cup la settimana successiva al trionfo a Melbourne, con una lettera al Time Magazine corredata da un video. “Per noi – chiude Moore – avere di nuovo serena è fantastico. Un torneo come il nostro, senza le due più forti giocatrici americane in attività, perdeva una buona fetta di potenziale. L’assenza delle Williams era sempre uno dei feedback negativi che ci arrivava dagli appassionati. Ma non chiamateci vincitori. L’unica vittoria è di Serena: ha preso lei la decisione di chiudere questo difficile capitolo”, o, come scritto da lei stessa, di ‘creare una nuova storia’. In tutta la vicenda, al dì là della trattativa a quattro (Ellison e Moore da una parte, Serena e Smoller dall’altra), ha giocato un ruolo fondamentale Stacy Allaster, già intermediario anche negli anni di gelo, senza mai giungere a un risultato. Stavolta la differenza l’ha fatta la voglia di Serena di dare a Indian Wells una seconda chance. Secondo Smoller, ha contribuito in maniera importante l’intervento della WTA a favore delle Williams nella questione fra le statunitensi e Shamil Tarpishev, ex capitano russo di Fed Cup, che in una trasmissione televisiva le definì poco simpaticamente “i fratelli Williams”. La netta presa di posizione della Allster, che lo squalificò per un anno, è servita a far sentire a Serena tutto il supporto nei suoi confronti di un ambiente che in passato le era spesso risultato ostile, e ha poi giocato un ruolo di rilievo anche nella vicenda Indian Wells. “Sono onorata – ha detto la Chairman Executive Officier WTA – del ritorno di Serena al BNP Paribas Open. È una grande notizia per coloro che andranno a vedere il torneo, ma anche per gli appassionati di tutto il mondo. È stata una sua decisione al 100%, è una campionessa speciale, una vera leader”.
 
VENUS E PAPÀ RICHARD NON LA SEGUONO
Quando, nella prima settimana di febbraio, Serena ha annunciato il proprio desiderio di tornare a calcare i campi del primo Premier Mandatory della stagione, Carlos Fleming, agente di Venus Williams, ha comunicato che la sua assistita non aveva intenzione di seguire la sorella minore. Ma come mai? Fra le due, sicuramente Venus potrebbe essere la più scossa dalla vicenda di quindici anni fa, visto che fu il suo ritiro in semifinale a scatenare un polverone che poi ha influenzato anche la carriera della sorella. Ma se Serena ci ha messo una pietra sopra, potrebbe farcela anche lei. “Speriamo di riavere un giorno anche Venus e Richard Williams – ha detto Moore. Mi piacerebbe parlare con lui davanti a un buon bicchiere di vino”. In effetti, senza il ritorno del padre e della sorella, quella loro e di Serena è una vittoria a metà. Delle tre persone coinvolte dai fischi del 2001, solo lei ha deciso di tornare. Il torneo ha vinto lo stesso, visto che si è ripreso la più forte del mondo, ma a quanto pare né Ellison né Moore hanno provato a prendere contatti con Venus – che al momento è la seconda miglior statunitense nel ranking mondiale – e papà Richard, probabilmente il più difficile da convincere. Non ci vuole molto a capire come mai Serena abbia ricevuto un trattamento diverso, ma in questo caso gli interessi del torneo avrebbero dovuto influire meno. Una chiamata a Venus sarebbe costata ben poco, mentre il mancato invito rimane una macchia (si spera non indelebile) su una questione dal valore immenso. Dopo quattordici anni di discussioni la prima parte della riconciliazione è completa, ma, per chiudere definitivamente uno dei capitoli più brutti dell'ultimo ventennio di tennis, ne manca una seconda. Altrettanto importante o forse anche di più.